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Nick: ChelseaFC
Oggetto: SOGNANDO CALIFORNIA
Data: 30/11/2003 4.27.1
Visite: 151



alla memoria di Thomas Walker

Dalla prigione di San Quentin in California un reportage inquietante di Bianca Cerri.

fonte :
http://www.reporterassociati.org/index.php?option=news&task=viewarticle&sid=603

Spesso, chi si reca a visitare qualcuno in carcere, ha il cuore pesante, ma in California non si ha tempo di elaborare sentimenti complessi viaggiando verso un penitenziario perché le prigioni sono praticamente ovunque, quindi bisogna adattarsi all’usanza del paese. Chi si reca a visitare un detenuto nel braccio della morte a San Quentin è costretto a fare una lunga deviazione perché la strada che conduceva direttamente al penitenziario è stata chiusa e il percorso è stato allungato, probabilmente per scoraggiare i contatti tra reclusi e “mondo libero”.


Arrivando a San Quentin, si scorge ancora la canna fumaria, in un verde ormai sbiadito dal tempo, che serviva a far salire verso l’alto le esalazioni di cianuro della camera a gas.Nel piccolo piazzale davanti al carcere circolano alcuni gatti poco amichevoli.

L’unità è stata trasformata leggermente rispetto alla pianta originale perché è cresciuto enormemente il numero dei reclusi, alloggiati in due diversi fabbricati a seconda della condanna ricevuta. Il braccio delle morte, diviso in due sezioni, è a sinistra. Al lato, ci sono i piccoli corridoi dove gli uomini in isolamento fanno ginnastica o camminano durante l’ora d’aria e a terra si notano attrezzi per il sollevamento pesi. I detenuti a termine possono invece socializzare in gruppi di 40 alla volta nei cortili, separati uno dall’altro da una alta siepe sovrastata dal filo spinato e controllati da guardie armate autorizzate a sparare in caso di disordini.

Non si contano i fori dei proiettili dove c’è la parte in muratura e nessuno è uguale all’altro. Nel fabbricato riservato all’amministrazione e alle visite, c’è un archivio a disposizione dei procuratori distrettuali, qualora intendano perseguire chi sia responsabile di violazione del regolamento carcerario. Per essere visti di malocchio, basta corrispondere con un altro detenuto in un penitenziario diverso, mostrarsi interessati alla riforma carceraria o esagerare nelle lagnanze.

Qualche decennio fa, un’abile avvocatessa impegnata nella lotta per i diritti dei detenuti aveva consigliato ai giudici della Corte Suprema di passare qualche giorno a San Quentin prima di lavarsi le mani con soluzioni semplicistiche e, apparentemente, il consiglio non ha perso la sua validità. Le guardie avvertono i visitatori che il personale è autorizzato all’uso delle armi da fuoco in caso di disordini e i reclusi arrivano nella sala delle visite ammanettati.

In passato, qualcuno aveva fabbricato un’arma di fortuna ma era stato scoperto e avviato al “Correttivo”. Il grande fabbricato detto “Correttivo”,o “ AC ”, dall’esterno non appare minaccioso. Ha l’aria asettica e linda di un obitorio. Ma all’interno avvengono cose inimmaginabili.

Le guardie si divertono a denudare gli uomini e a lasciarli nudi per ore. E’ un mondo pazzesco, dove i letti sono durissimi e le persecuzioni inutili ma legalizzate dall’amministrazione. Se un uomo non esplode, le persecuzioni aumentano. A ogni minimo accenno di fuga, la repressione è impietosa. Insomma, una specie di morte a rate. Le celle d’isolamento hanno solo le quattro pareti e lo spazio sufficiente per cinque passi. Qui passano solo divise troppo piccole o troppo grandi e spesso i reclusi assumono l’aspetto di clown. Se rifiutano il cibo, vengono alimentati in modo forzato. Molti malati di mente urlano di terrore non appena restano privi di ogni altro mezzo compiuto d’espressione.

Un canto di vita che esiste solo dietro le mura delle carceri. “Non so che valore abbiano le mie osservazioni. Sono stato processato a ventiquattro anni. Da San Quentin uscirò soltanto morto. Ma ritengo di aver saldato il mio debito. Saluto i miei amici di qui, ai quali devo tanto…Mi hanno sostenuto, insegnato tutte le cose che non avevo capito. Ma non ci sarà mai un giorno in cui sarò in grado di capire la sacralità della vita. Perché dalla feritoia della mia cella a San Quentin, vedo soltanto la desolazione…..”

Dopo aver scritto questo messaggio, il 18 novembre del 1997, Thomas Walker, 30 anni, si è impiccato.

Bianca Cerri

b.cerri@reporterassociati.org



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