Nick: ChelseaFC Oggetto: PARLARE AL CONDUCENTE Data: 2/12/2003 19.57.17 Visite: 150
fonte "Il Manifesto 02.12.2003" Al conducente LORIS CAMPETTI Una giornata da dimenticare. Dovevano essere 8 ore di sciopero dei mezzi di trasporto cittadino, annunciato come da regolamento, e invece a Milano il servizio è stato bloccato a sorpresa per l'intera giornata dai dipendenti dell'azienda. Una protesta spontanea che difficilmente farà crescere intorno agli autisti la solidarietà dei cittadini, com'era invece avvenuto in Francia un anno fa. Come da copione è partita la caccia alle streghe: dàgli all'autista, incurante dei disagi che provoca ad altri lavoratori come lui. La domanda è rimbalzata da una fermata di metropolitana all'altra: sono diventati matti i tramvieri milanesi? Non siamo matti, rispondono i reprobi, siamo esasperati. E spiegano perché. C'era una volta la «municipalizzata», ossia l'azienda trasporti di proprietà pubblica. Aveva un senso che fosse pubblica, non è forse il servizio il servizio di pubblica utilità? Poi sono iniziate le privatizzazioni e l'obiettivo delle ex-municipalizzate è diventato quello di qualsiasi azienda privata: fare utili, o almeno non fare perdite. A questo scopo bisognava abbattere i costi. Come? Facendo dell'insieme uno spezzatino che si chiama terziarizzazione, espellendo parte dei servizi con annessi lavoratori, precarizzando quelli che restano. Per risparmiare si mettono i precari alla guida degli autobus, si aumenta il costo del biglietto, si riducono le corse. Ma così non si peggiora il servizio? Pazienza, l'obiettivo è far tornare i conti. Se non tornano comunque, a mettere le toppe devono pensarci i comuni. Ma siccome lo stato taglia i fondi ai comuni, i comuni tagliano i servizi. D'accordo, ma perché far pagare il conto di questa politica dissennata a chi già paga il biglietto (con l'aumento)? Chi lavora nelle aziende trasporti spiega che da due anni sta tentando inutilmente di strappare il rinnovo contrattuale. Davanti a sé, i sindacati hanno trovato un muro, neppure sono riusciti ad aprire una vertenza. Otto scioperi generali dei confederali, quattro dei sindacati di base e gli ultimi finalmente unitari, con l'adesione totale dei dipendenti. Risultato: zero via zero. In tutti i trasporti, metropolitani, di cielo, di mare e di terra, il governo gioca a far precipitare lo scontro, con conseguente degenerazione delle forme di lotta. Degenerazione favorita, oltre che dalla politica di palazzo Chigi, dalla difficoltà a organizzare la protesta nei pubblici servizi, essendo lo sciopero rigidamente regolamentato da una normativa severissima che impedisce la continuità e l'efficacia della lotta stessa. Perciò fioriscono forme di lotta spontanee quanto atipiche: prima le hostess, che per salvaguardare migliaia di posti di lavoro decidono di marcare visita in massa, poi l'estensione a sorpresa dello sciopero a tutta la giornata dei tramvieri milanesi. Così, però, si cade nel trappolone e ci si isola dai cittadini. E allora cosa dovrebbero fare gli autisti, farsi fare a fette in nome dell'interesse generale? Possibile che nell'interesse generale non ci sia posto per i diritti di chi lavora? La realtà è opposta a come viene raccontata e, spesso, percepita: lavoratori dei servizi e cittadini sono sulla stessa barca, la qualità del servizio va di pari passo alla qualità del lavoro. Chi tenta di affondare la barca, l'avversario, è un altro: il governo e la sua politica economica e sociale. Se non si parte da questo punto, la rottura tra lavoratori e fruitori dei servizi si accentuerà e, ancora una volta, a perderci saremo tutti. Insomma, parliamo al conducente.
|