Oggetto: Pensieri Disordinati....
Data: 5/12/2003 2.15.11
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Oddio, se ci fosse la nuova categoria "cazzate", sceglierei quella....
3/12/03 Pensieri Disordinati, Fontane e Monetine
A volte succede che le parole siano ben chiare dentro la mia testa per poi trasformarsi in una sorta di assurdo BLOB senza senso. Pensieri confusi o meglio: disordinati.
Eppure vorrei condividerli con il “resto del mondo” o forse, veramente, solo con quell’infinitesimo spicchio di universo con cui vorrei, sul serio, aver a che fare.
Ciò capita quando, queste parole che mi girano per la testa, sono strettamente correlate ad emozioni particolarmente vive e forti, capita quando la timidezza ha la meglio sul bisogno di condividere la parte più intima del mio esistere, capita quando non mi va’ di affidare le mie emozioni alla tecnologia o comunicare, come fanno tanti, attraverso le “maschere”: le proprie parole in poesie e canzoni sperando che i destinatari di questi "messaggi tra le righe" capiscano.
E a volte, questo disordine è prepotente!
Eppure, Io, amante dell’ordine negli altri, tollerante del mio disordine, mi trovo ad avere a che fare con loro. Si sincronizzano, in modo assolutamente preciso ed indiscutibile, con i sentimenti che a volte si cerca di mettere da parte, di tenere li, nell’angolo.
Invece ecco che, d’improvviso, quando meno me l’aspetto, afferrano la mia mano e mi strattonano facendomi cadere a terra. I pensieri a questo punto sono ammutinati, fanno un po’ come gli pare...vanno dove vogliono loro, dove nn vorrei io.
A voi nn capita?
Ma tocca rialzarsi, domani è un altro giorno, c’è sempre una partenza e io parto sempre, come i Marinai.....
Così, decido di caricarmi i miei disordini in groppa e fare, per il 10° dicembre consecutivo, visita alla mia “preferita”, approfittando della permanenza nella capitale.
Mi piace andarla a trovare partendo da “lontano”, parcheggiando la mia auto vicino piazzale Flaminio e poi dritto a piedi attraversando, nel suo centro, la “spaesante” Piazza del Popolo. Percorrere la via del Corso (e qui non posso non immaginare le corse di cavalli a cui la strada veniva spesso adibita tanti e tanti anni fa’...) perdendomi nelle moine dei negozi addobbati per le feste, il vocio inarrestabile dei passanti, e i turisti che ammirano estasiati lo stile barocco dei palazzi che oggi ospitano grossi gruppi bancari od holding internazionali . Guardo l’ora e il tempo mi sembra fermo all’anno prima. Ne ricordo i momenti in modo nitido. Ricordo chi mi accompagnava nella visita precedente. Tra un ricordo ed un pensiero, ogni volta, trovo sempre il modo per sbagliare strada e non beccare mai il “vicoletto giusto”. Troppo avanti, sono troppo avanti.... E così, inesorabilmente, sono costretto a tornare indietro di qualche isolato per poi ricordarmi la banca dietro la quale svoltare.
Un po’ d’emozione mi prende ogni volta. Sembra stupido eppure, arrivandogli da dietro, si gode dapprima dei visi altrui meravigliati dalla sua bellezza e poi dalla luce del sole che le pareti e l’acqua riflettono.
Ho sempre pensato che è particolarmente bella, forse la più bella, perché la sua imponenza risalta nelle limitatissime dimensioni degli spazi antistanti ad essa e che, per raggiungerla, bisogna addentrarsi nel dedalo di vie che la circonda, quasi come a proteggerla da visite indesiderate.
Non m’intendo né di arte né di architettura ma credo sia una grand’opera. Il significato poi...Un’allegoria della natura e delle forze che la governano. La raffigurazione dell’oceano che, poggiato su di un carro trainato da due cavalli trattenuti a fatica dai tritoni, presenzia (e in un certo qual modo “sgorga” da) il centro di un bellissimo arco di trionfo. Ai lati dell’oceano due divinità che “osservano” la scena.
Il mare, l’oceano, e dentro di esso pace e tempesta. E io? Eh bhe, io son li, spettatore di questo spumeggiar d’acque e allo stesso tempo navigatore di quell’oceano che “c’è la vie”.
Dopo esser rimasto li, a contemplarla un po’, guardandola da varie angolazioni, dopo avergli fatto le solite due foto, cerco due monete e mi accingo a praticare il rito annuale. Mentre sto per decidere a quale delle due chiedere di rivedere ROMA e a quale di avverare un mio desiderio, noto due turisti spagnoli che stanno per fare la mia stessa cosa.
Li avvicino e gli propongo di scambiarci le monete: n'si sa mai, magari porta bene, non l’ho mai fatto. Proviamo! Ovviamente gli spagnoli non se lo fanno ripete due volte e ci scambiamo 2 monete da 50 Cent.
Le lancio? Massì.
Prima pensa bene però, mi dico.
Io desidero ritornare in questa piazza anke il prossimo dicembre.
Lancio la prima.
Poi apro i cassetti dei miei pensieri disordinati e cerco un desiderio, uno tra tanti, il più forte, il più bello, il più vicino, il più desiderabile ma allo stesso tempo il meno probabile. Lo scelgo, lo volto, lo riguardo. L’attimo di esitazione è palese. La mano sostiene, rigida, la monetina, le spalle sono alla fontana, gli occhi chiusi come a non voler sapere se mai succederà....il braccio si alza quasi meccanicamente e sento sfuggire via quei 50 Cent...
Soffia un po’ di vento ma forse lo sto immaginando io..
Si si, è solo immaginazione perchè attorno a me pare sia tutto più colorato.
Suggestione mi dico.
Mi accorgo che è tardi, devo rientrare, poi una voce mi dice che “non è mai troppo tardi per nulla”...
Sorrido.
Una cerimonia mi attende, domani è un altro giorno.
///U.
