Nick: B|MbOgIgI Oggetto: Tommy, ora i carnefici si .. Data: 3/4/2006 11.0.25 Visite: 400
...accusano a vicenda Sono entrati in prigione in piena notte. I detenuti li aspettavano, svegli. Hanno cominciato a urlare, insulti, minacce, «qua non li vogliamo», per più di un'ora. Non è la prima volta che Mario Alessi e Salvatore Raimondi entrano in cella, ma questa rischiano grosso. Li metteranno in una «sezione protetta», quanto poi possa durare la protezione, chi lo sa. Il rapimento, l'assassinio di Tommaso, hanno scosso anche i detenuti. Nel carcere di Parma, a metà pomeriggio, entra anche il coordinatore distrettuale antimafia Silverio Piro: supplemento di interrogatorio per i due, e forse anche, in una diversa sezione, per Antonella, la moglie di Alessi. Intanto gli ert «esperti ricerca tracce», della polizia passano al setaccio la cascina degli Alessi, oggi sequestrata (e già perquisita quattro giorni dopo il rapimento) e i Ris la zona dove era stato sepolto il bambino: trovando, a duecento metri, una vanghetta da muratore, probabilmente l'attrezzo con cui Tommaso è stato assassinato. C'è tanto da chiarire, da ricostruire, dopo le prime confessioni. Probabilmente c'è anche qualche complice da individuare. Per ora, comunque, non figurano altri provvedimenti: se non l'iscrizione di due persone ignote nel registro degli indagati, ma per favoreggiamento, con ruoli tutto sommato marginali. Alessi e Raimondi continuano a rimpallarsi le responsabilità. Il copione è lo stesso di sabato pomeriggio. Raimondi, il ventisettenne muratore-drogato-rapinatore mobilitato dall'amico più anziano per eseguire il sequestro, sabato è stato il primo a crollare. Lo avevano preso i carabinieri, e già alle due del pomeriggio aveva confessato, però scaricando tutto su Alessi: «Il bambino piangeva, lui l'ha strangolato, e poi ha nascosto il corpo, non so dove». Quattro ore dopo Alessi, preso dalla polizia, è franato a sua volta, scaricando il delitto sul complice: «Il bambino piangeva, lui l'ha colpito in testa». Chi abbia ragione, in fin dei conti, importa relativamente; e non cambierà una virgola della futura pena. Fatto sta che era Alessi, e non Raimondi, a conoscere il luogo esatto della sepoltura. E d'altra parte, da un esame superficiale del corpo, segni di strangolamento non ce ne sarebbero, di un colpo in testa sì. Per cui si può immaginare un primo momento in cui Raimondi uccide Tommaso, ed un secondo in cui Alessi seppellisce il corpicino; forse aiutato dalla moglie. Chiarirà meglio l'autopsia, domani. Dovrà anche cercare di capire, il dottor Nicola Cucurachi, a quando risale la morte: ad un mese fa od a giorni più recenti? Per ora, su questo punto, la versione dei rapitori pare compatibile. Hanno davvero ammazzato il bambino immediatamente dopo il sequestro. L'argine lungo l'Enza, dove hanno sepolto il corpo, è ad un passo da Casalbaroncolo. Vi si arriva sia che i rapitori, scappati in scooter, col bambino ficcato dentro uno zainetto tenuto a spalla da Alessi, fossero stati diretti a Coenzo - casa degli Alessi - oppure a Sorbolo Levante - casa di Raimondi. Oppure ad una terza destinazione vicina, ancora da individuare. Sequestro-lampo doveva essere, hanno spiegato. Per quanto rapido, qualcuno avrebbe dovuto badare al bimbo. Raimondi abitava coi genitori. Gli Alessi, a Coenzo, avevano un figlio di sei anni in casa, non potevano portare lì il piccolo. Doveva esserci un'alternativa. Rapimento blitz, poi, per puntare a cosa? Soldi, naturalmente. Ma quali? L'ipotetica cassa delle Poste, alla quale Paolo Onofri, il papà di Tommaso, avrebbe potuto attingere la mattina dopo? O forse ritenevano che l'uomo avesse un piccolo patrimonio personale? Questa ipotesi è nata dopo le dichiarazioni di Luigi Pasquale Barbera, il pluripregiudicato artigiano edile amico di Onofri, quello che gli ha ristrutturato cantina e cascina usando manovali-pregiudicati di ogni tipo, Alessi incluso. Barbera ha raccontato che un giorno il papà di Tommaso gli aveva mostrato una scatola tenuta nel bagagliaio dell'auto, piena di mazzette di banconote di grosso taglio: era, aveva spiegato Onofri, la famosa «eredità della zia di Ferrara». Da quel momento potrebbero essersi sparse certe voglie. Qualsiasi ipotesi si faccia, un sequestro lampo ha senso, può sperare nel successo, solo se la vittima non dà l'allarme. La sera del due marzo, invece, i rapitori non hanno minimamente avvertito gli Onofri di non denunciare il fatto. Né, successivamente, hanno lanciato segnali, avuto contatti di alcun genere. È strana anche la loro fuga, lasciando la famiglia blandamente legata, con il telefono ed i telefonini a disposizione. E non per inesperienza. Alessi è stato protagonista di fughe più accurate: quando, in coppia con un amico, nell'estate del 2000 a San Biagio Platani, ha sequestrato una coppia di fidanzati e violentato la ragazza, prima di scappare aveva bucato le ruote dell'auto delle vittime per non essere inseguito. Adesso avrebbe spiegato di aver lasciato i telefonini a disposizione degli Onofri proprio per facilitare, la mattina dopo, i contatti, le richieste di riscatto. È una faccenda, complessivamente, piuttosto scombinata; come i suoi protagonisti, del resto. Restano anche da trovare il coltello e la pistola usati nell'aggressione; il casco ed il passamontagna del travisamento. E c'è qualche piccolo mistero insoluto, primo fra tutti quella scritta verniciata pochi giorni fa sull'asfalto vicino alla cascina di Casalbaroncolo, destinata a Paolo Onofri: «Ne hai abbastanza?». Chi l'ha scritta ha corso un grandissimo rischio, è difficile ipotizzare un mitomane, d'altra parte è inimmaginabile che siano stati i rapitori. Domenica mattina è iniziata la seconda fase delle indagini. Pochi altri interrogatori di persone, mentre da comando dei carabinieri e questura uscivano, liberi e stravolti, gli ultimissimi dei quaranta protagonisti della gran retata di sabato. Alle nove, il momento più ingrato: Cesare Fontanesi, lo zio, ha dovuto recarsi all'istituto di Medicina Legale per riconoscere formalmente il nipotino: soprattutto dal maglioncino turchese e dalle scarpe da ginnastica che Tommaso indossava al momento del rapimento, e ancora l'altra sera quando l'hanno trovato. Lunedì invece, è prevista l'udienza di convalida dei fermi davanti al gip a Parma. Ci sono tanti bambini, vittime a loro volta di questo dramma. C'è Sebastiano, il fratellino di Tommaso. E c'è G., il figlio di Alessi, che ha sei anni, è cardiopatico, e dall'altro ieri è ospitato dai nonni materni. Sebastiano, lo zio di San Biagio Platani gemello di Mario Alessi, ha annunciato l'intenzione di chiederne l'affidamento. Ieri ha parlato telefonicamente col bambino: «Chiede dove sono mamma e papà. Gli abbiamo detto che staranno via molto a lungo, che sono andati a vedere una grande casa lontana, con tante stanze…». È l'esatta, inconsapevole descrizione del carcere. Dal quale, a Parma, continuano a sentirsi, perfino dall'esterno, delle grida ossessive: «Infami, infami!». Secondo voi avranno pace in carcere??Secondo me no, si suicideranno o li faranno suicidare il carcere per chi fa male ai bambini condanna più di ogni altro tribunale!
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