Nick: ilBarone Oggetto: PRIMO FILM SU ECHELON Data: 3/4/2006 16.10.13 Visite: 65
TISTANNOASCOLTANDO INTERVISTA GIACOMO MARTELLI REGISTA DI "IN ASCOLTO – THE LISTENING" IL PRIMO FILM SU ECHELON TSA: Perché un film su ECHELON? Giacomo Martelli: Perché un film su ECHELON, e cioè su una rete unica, globale, integrata che intercetta a priori tutte, o quasi tutte le nostre telecomunicazioni, non era ancora stato fatto. La materia dà la possibilità di parlare di argomenti importanti ed a largo spettro, pur essendo produttivamente accessibile per una produzione indipendente peraltro italiana, e soprattutto offrendo degli spunti drammatici e tematici che ci hanno catturato. TSA: Su ECHELON esistono informazioni infinite e talvolta discordanti. Quali fonti avete utilizzato per affrontare il caso. Giacomo Martelli: Abbiamo coinvolto nel progetto del film Duncan Campbell, il giornalista investigativo, co-autore del rapporto STOA del parlamento europeo, che ha fatto scoppiare il caso ECHELON nel 1998. Sono andato a Brighton ad incontrarlo per chiedergli di fare da consulente tecnico per il nostro film. Duncan si occupa di intelligence da vent’anni e fu arrestato per spionaggio quando negli anni ottanta pubblicò una mappa di tutti i silos nucleari militari britannici. Duncan viene spesso citato ed aggredito nelle conferenze stampa CIA ed NSA. Mi informa che l’averlo contattato significa essere entrati nel registro di soggetti "a basso rischio", ma "da osservare". Era un rischio che avevo deciso di correre quando è nata l’idea del film quindi insisto e alla fine Duncan accetta il lavoro. TSA: Nel film ci sono alcune scene girate direttamente nella stazione di ascolto ECHELON di Menwith Hill. Come avete fatto ad ottenere i permessi? Giacomo Martelli: In realtà si tratta di riprese effettuate in luoghi pubblici per cui non servirebbe alcun tipo di autorizzazione. La prima volta che ci siamo avvicinati al perimetro della base gli ufficiali del MOD (Ministry of Defence) ci hanno subito fermano. Come da istruzioni di Duncan abbiamo mostrato loro i biglietti da visita e gli abbiamo semplicemente detto la verità, cioè che volevamo girare un film italiano indipendente. Inizialmente diffidenti, i poliziotti ci lasciano fare ma continuano a controllarci da lontano per tutti i giorni delle riprese. Siamo poi tornati una seconda volta. Questa volta decidiamo di avvertire in anticipo del nostro arrivo perché abbiamo deciso di effettuare anche delle riprese aeree. L’ufficiale della Air Force sembra ben disposto ma ci raccomanda di non sorvolare la stazione. TSA: Quindi non avete avuto nessun serio problema durante le riprese a Menwith Hill? Giacomo Martelli: Non esattamente. Durante il secondo viaggio mentre stavamo avvicinandoci alla stazione Hatty, la nostra coordinatrice di produzione, riceve una strana telefonata. E’ un ufficiale del MI5 (l’equivalente britannico del SISDE o della CIA) che ci comunica che conoscono le ragioni del nostro viaggio. Poi chiede solo due cose: il numero di targa dell’auto su cui viaggiamo e il nome dello sceneggiatore. TSA: E per quale motivo proprio queste due cose? Giacomo Martelli: Non lo abbiamo mai capito. In ogni caso il giorno seguente riprendiamo le riprese. I poliziotti che pattugliano la zona restano tranquilli, sanno che stiamo girando un film ma non gli diciamo che si occupa di ECHELON. Sono tutti molto cortesi ma capiamo che la nostra presenza li infastidisce non poco. In fondo si tratta di una base di massima sicurezza. Capita così che un civile americano che lavora nella base provi a cacciarci non sapendo che è nostro diritto riprendere gli esterni o che qualche militare che entra nella base ci mostri il dito medio dal finestrino del suo fuoristrada. TSA: Non un bel clima quindi… Giacomo Martelli: No. Soprattutto quando riprendiamo l’ingresso della stazione dove le guardie hanno uno specchio montato su un’asta che usano per verificare che non ci siano ordigni attaccati sotto le auto che entrano. Alcuni degli ufficiali NSA protestano e l’ufficiale dell’aeronautica con cui siamo in contatto ci dice che c’è preoccupazione riguardo al fatto che riprendiamo dei dipendenti governativi che entrano in un’installazione strategica. Noi gli diciamo che abbiamo finito e che ci restano solo le riprese aeree. Lui come per giustificarsi ci dice questa frase: "Non è che abbiamo paura che voi siate i rossi che vengono a bombardarci, non è più così, ma ci sono meccanismi automatici che è meglio non far scattare." TSA: E per le riprese aeree come vi siete organizzati? Avete avuto altri problemi? Giacomo Martelli: Abbiamo affittato un turboelica pilotato dal gioviale e ciarliero Kevin Medcroft. Dopo un’ora di sorvolo e riprese (esclusivamente perimetrali) della stazione, Medcroft smette improvvisamente di parlare. La radio ha cessato di funzionare. Medcroft, cupo, passa alla seconda radio. Dopo mezzo minuto, anche la seconda radio muore. Le procedure internazionali vogliono che un velivolo privato senza radio torni immediatamente all’aeroporto. Medcroft usa il transponder per informare l’aeroporto della situazione. Atterriamo circondati da camion dei pompieri e ambulanze: è la procedura per gli atterraggi di emergenza. Scendiamo dal piccolo aereo, e paghiamo Medcroft. Mentre ci allontaniamo, io ed Eric (il direttore della fotografia) sentamo delle voci e ci giriamo verso Medcroft e l’aeretto: Medcroft ci guarda perplesso, entrambe le radio hanno ripreso a funzionare. Poco dopo squilla il cellulare di Hatty: è l’ufficiale dell’aeronautica che ci convoca all’ingresso principale di Menwith. Qui l’ufficiale ci dice che i suoi superiori statunitensi vorrebbero visionare il materiale delle riprese. Noi spieghiamo che trattandosi di pellicola dobbiamo prima svilupparlo. Entusiasta all’idea di entrare nella stazione mi mostro disponibile a spiegare il problema di persona, lui chiama, chiede, e non viene consentito l’accesso. Preoccupato degli sviluppi, l’ufficiale ci chiede di inoltrare il materiale appena possibile. E’ attento a chiarire che non si tratta di censura, ma solo di un’esigenza dell’NSA di avvalersi di una nosrta cortese collaborazione, nell’interesse della sicurezza delle proprie strutture, dei propri dipendenti e di coloro che giovano del lavoro svolto a Menwith (intende dire noi, occidentali che viviamo protetti da ECHELON). TSA: Quindi avete consegnato il materiale delle riprese ai militari? Giacomo Martelli: Veramente no. Decido di non inoltrare il materiale immediatamente: ci sono immagini che potrebbero farli arrabbiare e non è detto che le useremo nel film. Una volta montate, invieremo solo le immagini che effettivamente appariranno nel film, ed eventualmente discuteremo su quelle. Alla fine però non abbiamo avuto tempo di preparare un nastro per l’NSA e la questione passa in secondo piano. Prima però mi sono successe delle cose strane. C’è stato qualcuno, immagino dell’NSA o del GCHQ (l’equivalente inglese dell’NSA), che ha voluto sollecitarmi in modo esplicito ed inquietante. Ho passato un paio di brutte notti a Londra, e se all’inizio pensavo che le cose che sono successe fossero prova del fatto che stavo venendo osservato, in seguito ho capito che ciò che è successo era troppo grossolano per essere un’operazione di sorveglianza occulta, e che quindi l’obbiettivo non era di studiarci di nascosto, ma di comunicarci senza mezzi termini che c’era chi aspettava risposte o garanzie rispetto alle nostre intenzioni in generale e nello specifico, rispetto all’utilizzo che volevamo fare di immagini "delicate". Effettivamente avevamo ripreso persone (e le loro auto e le loro targhe) che si occupano di sicurezza nazionale ed internazionale e che lavorano sotto copertura diplomatico/governativa. Quindi capimmo che le nostre riprese, dal loro punto di vista, rappresentavano un rischio espositivo mal gradito. Scrivemmo all’NSA, illustrando la situazione e chiarendo che non era nostra intenzione esporre le identità di agenti NSA, e che avremmo evitato di mettere immagini potenzialmente pericolose nel film. Non ricevemmo risposta formale, o meglio, il giorno seguente ho ricevuto una e-mail senza origine (l’unica che abbia mai visto) e senza soggetto, in cui c’era solo un punto ".", ma forse non c’entrava niente. FONTE: http://www.tistannoascoltando.net/oscurate-durante-riprese |