Nick: T-34 Oggetto: Condoni Condoni Condoni Data: 4/4/2006 9.54.16 Visite: 65
Berlusconi, grazie al condono fiscale paga 1800 euro per sanare milioni E' quanto emerge dalle indagini sulle irregolarità di Mediaset. Il presidente del Consiglio ha utilizzato la norma varata nel 2002. [09/01/06] ROMA - Grazie alla norma sul condono fiscale varata dalla maggioranza nel 2002, il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi avrebbe sanato la sua posizione fiscale da decine di milioni di euro versando 1.800 euro in due tranche: una da 1.500 euro e la seconda da 300 euro. Il dato è emerso dal procedimento, in corso a Milano e ancora in fase di udienza preliminare, sulle presunte irregolarità compiute da Mediaset nell'ambito della compravendita dei diritti televisivi. Il 15 dicembre scorso, infatti, l'agenzia delle entrate aveva chiesto copia di alcune carte processuali per compiere accertamenti fiscali proprio a carico del premier in relazione al periodo 1996/2002, ma la richiesta è stata ritirata dopo pochi giorni proprio perché Berlusconi, utilizzando la norma sul condono fiscale n. 289, varata dalla maggioranza di governo nel 2002, avrebbe regolarizzato così la sua posizione nei confronti del fisco. Non si sono fatte attendere le reazioni. "Se è così dobbiamo riconoscere che almeno in questo caso Berlusconi ha mantenuto una promessa fatta agli italiani: per sé stesso è riuscito a ridursi le tasse", afferma Vannino Chiti, coordinatore per le relazioni politiche e istituzionali dei Ds. "In secondo luogo, appare confermato che il presidente del Consiglio non ha mai guadagnato dal suo ruolo in politica. E che l'on. Tremonti è più bravo a fare il commercialista di Berlusconi che il ministro dell'economia", ha concluso Chiti. http://www.verdi.ferrara.it/dettagli.php?ID=6013 In arrivo condono fiscale bis 2,5 miliardi dai redditi 2002 Il governo prepara la riapertura dei termini forse fino al 16 marzo Ancora disaccordo nella maggioranza sulle misure per lo sviluppo di ROBERTO PETRINI ROMA - Berlusconi conferma: la manovra sarà di 16 miliardi di cui due terzi di una tantum e il resto di misure strutturali. Non una parola di più dopo l'annuncio del condono edilizio della scorsa settimana e il punto decisivo sulle misure è rimandato ad un ulteriore vertice di questa settimana. C'è accordo invece sulle pensioni: lo ha annunciato il premier aggiungendo che l'intesa "non è ufficiale ma ufficiosa". Nella ricerca disperata di risorse, tra veti incrociati e nuove richieste, il menu della Finanziaria 2003 che secondo il presidente del Consiglio sarà presentata anche in anticipo rispetto alla data canonica del 30 settembre, si rivolge a nuove misure di condono. Si concretizza l'idea di una riapertura del condono fiscale tombale: ufficialmente la misura viene negata, ma esiste già una data per la riapertura fissata al 16 marzo del 2004. Si potrebbero condonare in questo modo le tasse non pagate del 2002, anno ponte tra il vecchio condono e la partenza del nuovo concordato preventivo per i lavoratori autonomi nel 2003-2004: si parla di un ulteriore gettito di 2,5 miliardi di euro. Meno forte, ma sempre presente, l'idea di una nuova sanatoria sui contributi previdenziali con l'obiettivo di far emergere il sommerso, dopo gli scarsi risultati delle manovre degli anni passati. Completerebbero l'elenco delle una tantum la cartolarizzazione degli immobili della Difesa e dei terreni agricoli (3 miliardi) e riprenderebbe quota la cessione degli immobili dei ministeri con conseguente riaffitto (circa 2 miliardi). Sul fronte dei provvedimenti di carattere più strutturale sembra omai assodato l'intervento su Comuni e Province per 1,8 miliardi di euro, misure che saranno accompagnate dalle solite riduzioni dell'acquisto di beni e servizi e dei tagli ai ministeri. Nell'incertezza delle misure sulle pensioni , destinate al 2008, sembrano ormai cifrati gli interventi in Finanziaria: dalla stretta sull'invalidità e sulle pensioni d'oro è previsto un introito di 500 milioni-1 miliardo di euro. Sul fronte dello sviluppo si troveranno risorse elevando il deficit al 2,2-2,3 per cento. Sulle misure c'è ancora un braccio di ferro all'interno della maggioranza: sembrano scontate la Tremonti-ricerca e il salvataggio della 488 fino almeno al 2006. Sugli interventi a favore della famiglia invece si fatica a trovare le risorse (si continua parlare di un ticket) che dovrebbero essere finalizzate a varie ipotesi che vanno dalla deduzioni per i figli, all'assegno per le casalinghe, alle deduzioni a favore dei versamenti per le Onlus che assicurano servizi sociali. Il terreno dei conti pubblici resta comunque assai scivoloso: ieri a sorpresa il governo ha presentato in Senato un emendamento al Bilancio di assestamento 2003 con il quale si certifica un calo delle entrate fiscali di 15 miliardi rispetto alla legge di Bilancio varata alla fine dello scorso anno. Di questi 7,8 miliardi vengono reintegrate dal gettino del condono ma mancano sempre all'appello 7,2 miliardi. Secondo il diessino Enrico Morando: "E' colpa del condonismo che ha depresso le entrate, che tra l'altro calano proporzionalmente molto di più rispetto a quando dovrebbero per effetto della congiuntura negativa come aveva già notato il governatore della Banca d'Italia". (17 settembre 2003) http://www.repubblica.it/2003/h/sezioni/economia/finanziaria/condonofis/condonofis.html «Il condono, un suicidio fiscale» di Giulio Tremonti (11 maggio 2003) Giulio Tremonti scrisse quest'articolo per il Corriere della sera del 25 settembre `91. Il Manifesto lo ripubblicò il 14 luglio del `94 e lo ha riproposto proprio quando il condono fiscale è diventato legge del governo di cui Tremonti è Ministro dell'Economia. In Sudamerica il condono fiscale si fa dopo il golpe. In Italia lo si fa prima delle elezioni, ma mutando i fattori il prodotto non cambia: il condono è comunque una forma di prelievo fuorilegge. Dunque, il governo starebbe per cedere: cedere con fermezza ma cedere. Non è neppure il caso di avviare una discussione sulla morale fiscale di un governo che fa ora ciò che appena ieri ha fermamente escluso, perché immorale. E' piuttosto il caso di passare oltre, per vedere se un condono fatto in questo modo ed in questo momento sia soltanto una scelta di cinismo fiscale, per tirare a campare, o qualcosa di più o di peggio: una scelta di suicidio fiscale. Ebbene, ragionando sulle evidenze è chiaro che si tratta di una scelta del secondo tipo. Per la massa enorme degli evasori le probabilità di essere verificati sono minime (lo dicono le Finanze), le conseguenti liti tributarie si possono tirare in lungo senza costo (lo dicono ancora le Finanze), infine i condoni sono cadenzati ogni decennio: `73, `82, `91. Vuol dire che il rapporto fiscale si basa su questa ragione pratica: farla franca, confusi tra milioni di evasori; farla lunga, coltivando con calma la lite; farla fuori, con poche lire di condono. A differenza che nel resto d'Europa non c'è più, con questo condono, certezza di tassazione con saltuari condoni, ma certezza di condoni con saltuaria tassazione. In questo sistema smontato e rovesciato, in cui a dettare legge sono proprio i fatti fuorilegge, l'evasione e la furbizia, non bastano i correttivi tecnici che dovrebbero consentire al governo di cedere con fermezza: non bastano la messa a regime dei coefficienti per commercianti ed artigiani, l'abolizione del segreto bancario, la riforma dell'amministrazione. Quella di reintrodurre i coefficienti di redditività, per indurre commercianti ed artigiani a dichiarazioni verosimili, è una tesi a lungo sostenuta sul Corriere, tanto che il documento governativo non solo la realizza, ma usa queste stesse parole. Tuttavia lo fa con ritardo incolmabile: quella sui coefficienti doveva e poteva essere un'operazione iniziale e non terminale, passaggio di graduale risanamento, non posticcio alibi di condono. Neppure l'eliminazione del segreto bancario è un passaggio risolutivo: che risulti, l'autorità giudiziaria non ha infatti mai negato l'accesso ai conti degli evasori. Solo che, a differenza della Guardia di Finanza, l'amministrazione finanziaria ne ha fatto un uso limitatissimo. Dunque, si tratta soprattutto di una norma-messaggio, messaggio comunque debole, rispetto a quello forte trasmesso con il condono. La riforma dell'amministrazione finanziaria è infine, in questa fase, negativa. Nel 1971 si è fatta la riforma delle imposte, senza quella dell'amministrazione. Ora si fa il contrario ma così si finirà soltanto per accrescere la popolazione dei pubblici parassiti. Senza contare che, attuata in un momento di crisi fiscale gravissima, così si destabilizza il fisco. Dall'unità d'Italia manca il precedente di una politica tributaria come questa, una politica che è riuscita a fare due cose opposte: legittimare l'esplosione di spese coperte da entrate inventate, far cadere le entrate da autoliquidazione, che presuppongono una fiscalità autorevole e non ridicolizzata da continue improvvisazioni e contraddizioni. A questo punto una sola cosa è certa, che questo governo tira a campare, ma il prossimo scompare sotto il disastro della finanza pubblica. Giulio Tremonti http://www.pane-rose.it/files/index.php?c3:o1546 "..a nuje10 e consorte romantici e bolscevichi [cit.].."
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