Nick: harding Oggetto: kamikaze Data: 11/12/2003 13.10.32 Visite: 87
E' un termine è purtroppo molto utilizzato in questi periodi. Sicuramente è dalla seconda guerra mondiale che questo nome non angoscia così tanto noi occidentali. Ma perchè gli integralisti suicidi islamici vengono chiamati così? Ecco un esauriente articolo reperito su internet più una mia postilla in calce. Il termine Kamikaze trae origine dal giapponese. Significa Vento divino. Deriva dal nome del tifone che nel 1281 distrusse la flotta mongola, mentre tentava l'invasione del Giappone. In genere con la parola kamikaze si fa riferimento a quegli individui che consapevoli o meno, decidono di porre fine alla propria esistenza, mediante atti di terrorismo. I Kamikaze diventano protagonisti della storia, durante la seconda guerra mondiale. Sono militari giapponesi che con i loro aerei carichi di carburante ed esplosivo, si lanciano contro le navi statunitensi. E' l'estremo tentativo di fermare l'avanzata americana. La prima azione omicida avviene nella battaglia di Leyte. In seguito vengono impiegati a Iwo Jima e Okinawa. E' qui che cessano le loro incursioni, nell'estate del 1945. Il motivo? Non sono i volontari a scarseggiare, ma gli aeroplani. L'industria del Sol Levante blocca la produzione di velivoli. In quel periodo sono quasi ventimila i Kamikaze. Distruggono trentaquattro navi americane, tra cui tre portaerei. Ne danneggiano duecentottanta. Le prime imprese sono attuate con piccoli aerei bomba, chiamati Ohka. Vuol dire fiore di ciliegio. Gli americani li ribattezzano baka, che significa pazzo. Ma come si entra nel gruppo dei "suicidi"? Per diventare vento divino nella seconda guerra mondiale non basta essere devoti all'imperatore a dispregio della propria vita. Bisogna essere ammessi in un corpo speciale, per pochi eletti che si sentono già in Paradiso. E nel Terzo Millennio? I gruppi integralisti reclutano le truppe della morte per lo più nelle frange più disagiate della popolazione. Si chiamano Shahid. Sono spesso giovani che vivono in condizioni miserabili, cui si promette un futuro glorioso. Imparano che a chi muore nel nome di Allah, spetteranno cose mai viste. I giovani si sentono quasi onorati a far parte di tali organizzazioni. Dalla povertà e dall'anonimato vengono catapultati - nella loro ottica plagiata - in qualcosa di grande. Terroristi giapponesi esportano la tecnica Kamikaze in Medio Oriente Il 30 maggio 1972 un commando di tre persone assaltano l'aeroporto Lod (oggi Ben Gurion) di Tel Aviv. Sparano all'impazzata contro la folla e hanno indosso bombe a mano in modo da esplodere se colpiti dai poliziotti. E' la prima volta che un attentato è pianificato senza prevedere una via di fuga per i terroristi. I tre uccidono 24 persone e ne feriscono 76. Mai, in precedenza, musulmani si erano imbotti di bombe per lanciarsi contro innocenti. Due attentatori muoiono dilaniati dalle bombe esplose sotto il fuoco delle forze di sicurezza israeliane. Il terzo, ferito, viene arrestato. E' giapponese. Si chiama Okamoto Kozo e si dichiara membro dell'Esercito Rosso (Sekigun), formazione dell'estrema sinistra giapponese nata l'anno prima in Libano. Okamoto è condannato all'ergastolo, ma nel 1985 è oggetto di scambio di prigionieri tra israeliani e palestinesi. Viene accolto in Libano come un eroe. Il governo di Beirut gli concede l'asilo politico, risparmiandogli l'estradizione in Giappone. Negli anni Settanta i militanti di Sekigun addestrano in Libano un'intera generazione di guerriglieri islamici, trasmettendo loro la mistica dell'attacco suicida. Esiste anche un teorico della nuova tecnica terroristica. Si chiama Okudaira Tsuyoshi è uno dei due kamikaze morti a Tel Aviv nel 1972. Suo fratello minore, Junzo, nel 1988 compie un attentato contro un circolo sportivo di Napoli frequentato da militari Usa. Ad oggi sono cinque i militanti di Sekigun latitanti in Medio Oriente. In Palestina ci sono vere e proprie scuole. E' di qualche mese fa la notizia della Bbc, secondo cui la Jihad islamica ha aperto un istituto estivo per martiri. In un resoconto da Gaza, la rete americana riferisce che gli estremisti islamici insegnano ai ragazzi non solo che è bene uccidere, ma anche che è bene morire. Gli allievi apprendono inoltre che gli attacchi suicidi sono il modo più efficace per colpire Israele. In cambio della vita terrena, gli attentatori-suicidi ottengono un posto in paradiso dove vengono accolti da settanta vergini. "Insegniamo ai nostri ragazzi che le bombe suicide sono l'unica cosa che veramente spaventa gli israeliani". A parlare è Mohammed el Hattab uno dei maestri del corso. "Inoltre spieghiamo loro che abbiamo diritto di fare questo e che dopo l'attacco suicida il martire che l'ha compiuto va al più alto livello del paradiso". http://www.grandinotizie.it/dossier/019/fatti_perche/023.htm Postilla: secondo recenti indagini i kamikaze palestinesi non provengono più esclusivamente dalle fasce sociali più disperate ma coinvolgono anche professionisti, insegnanti e padri di famiglia della borghesia medio-piccola. Inoltre adesso vengono utilizzate anche donne per gli attacchi suicidi ma solo dalle frange laiche delle organizzazioni terroristiche come, ad esempio, quelle legate a Fatah di Yasser Arafat. Il significato è chiaro. La nuova politica israeliana sta esacerbando gli animi anche dei moderati che scendono in campo pur credendo poco alla promessa del paradiso con le 70 vergini. |