Oggetto: BORN IN THE USA
Data: 14/12/2003 18.3.7
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L'ORGOGLIO DI UN POPOLO, LA FORZA DI UNA NAZIONE
L'orgoglio americano, la forza dell'America, di cui sino ad ora avevamo letto nei libri o visto nei film, oggi si concretizzano dietro a un vessillo rosso, bianco e blu, dietro la Bandiera, che in un epoca che disprezza i loghi, è diventato il più grande di tutti i loghi, il simbolo, il faro, lo strumento e lo scudo, dietro cui tutti noi, perché siamo divenuti tutti Americani, o meglio tutti Occidentali, ci ripariamo, confidiamo, preghiamo. Essa sventola sugli edifici, sulle rovine, nelle mani dei bambini nelle scuole, tenuta stretta, vicina.
Dopo le immagini immani della tragedia sui media scorrono nuove immagini, che in qualche misura stanno avendo un impatto ancora maggiore del disastro: sono i volti stanchi ma decisi di quei pompieri, coperti dalla polvere, ma che con tutte le forze, le energie combattano la battaglia per la vita, sono la tenacia e la responsabilità dei cittadini americani, uniti, compatti dietro al Presidente e dunque dietro la Nazione.
Questa è una risposta devastante, la prima, è proprio per questa forse più forte di qualsiasi missile o esplosione, perché è la risposta dell'Uomo, e dunque è la risposta della Civiltà contro la barbarie.
In questi giorni tutti noi ci stiamo in qualche modo riscoprendo: la nostra identità "nazionale" e culturale, è come se stesse riemergendo dall'abisso dove le nostre coscienze e il nostro autolesionismo intellettuale le avevano sprofondate. Oggi stiamo riscoprendo anche qualcosa che molti di noi forse non compivano più: pregare. Sentiamo un impulso autentico e puro alla preghiera,ed è un'emozione cui forse non eravamo più abituati. Le immagini, di straordinaria commozione, del Papa, in ginocchio, tremante, con le mani che sorreggono la testa, hanno risvegliato qualcosa che da troppo tempo in tutti noi era morto. Hanno destato dal torpore le nostre anime, e dentro di noi una nuova forza sta annientando, quasi in una catarsi, tutto quello che siamo stati in precedenza.
New York la città simbolo del cinismo e dell'individualismo è l'icona di questo nuovo sentimento: ciascuno che pensa agli altri prima che a sé, a prezzo anche della vita, e non sono solo i soccorritori, quei pompieri e quei poliziotti che, come ha raccontato un nostro connazionale, salivano le scale delle Torri, pur sapendo di andare in contro alla morte, tutto ciò è qualcosa che non abbiamo mai visto almeno negli ultimi cinquant'anni. Sergio Romano ha detto che anche questo è globalizzazione, che in questi momenti, sta mostrando tutta la sua grandezza.
Il silenzio di tre minuti nella giornata di ieri, il silenzio proclamano in 43 nazioni, il silenzio di 800 milioni di persone, il silenzio dei governi, dei parlamenti, dei capi di stato, dei negozi, dello sport, della cultura, persino della televisione, sono un simbolo di questa svolta epocale.
Qualcuno asserisce che questa compattezza è retorica e debolezza, figlia di una psicologia malata. A questi forzati della critica diciamo che non capiscono nulla, che non sono nulla, perché non si può e non si deve dire che questa è debolezza. A questi signori che parlano sempre di libertà, è che grazie ad essa possono pavoneggiarsi del loro anticonformismo, è bene rammentare che oggi siamo chiamati a difendere quella libertà di cui godono, e non a contestarla. Questo oggi, è il popolo americano lo sta insegnando al Pianeta, è il nostro primo dovere, difendere la Libertà e la Democrazia, difendere La Civiltà e la Cultura. La nostra prima reazione parte da questi principi, principi che nei momenti difficili, è temo che ve ne saranno anche a breve, devono restare saldi, solidi. Noi dobbiamo avere una compattezza monolitica, questo richiede, purtroppo la guerra. Non possiamo illuderci, possiamo stare a sofisticare sulle definizioni del termine, ma la verità, credo lo sappiamo tutti, non è diversa, basta guardare le immagini della CNN: non più America Under Attack, bensì America's New War, la Nuova Guerra dell'America, la nuova battaglia dell'Umanità contro il terrore e le tenebre. Oggi abbiamo cominciato a reagire, e sbaglia chi sostiene che non vi è stata ancora una risposta: quei vessilli che sventolano, quei volti tenaci, quei silenzi, quelle preghiere, quelle parole sono la nostra prima e più grande controffensiva. Noi non siamo sconfitti, noi non ci arrenderemo!
BORN IN THE USA...I WAS BORN IN THE USA.......
SIAMO TUTTI AMERICANI,
14-12-2003....
ORA TOCCA A BIN LADEN
