Nick: Casual Oggetto: Negro dimmerda Data: 14/4/2006 14.10.7 Visite: 210
E' un mio racconto, il primo che verrà pubblicato a giorni da una rivista nata dalla collaborazione di vari locali napoletani, come il Rising South e il Mutiny. Non è Einaudi e nemmeno Editori Riuniti, però è un primo passo per chi, come me, non ha tempo per dedicarsi davvero alla scrittura che non sia giornalistica. Il racconto è abbastanza forte, leggetelo tutto prima di darmi del fascista e del razzista. Il protagonista è solo un ragazzotto di questa nostra bella e tremenda Italia. di Rosario Dello Iacovo Negri di merda, bastardi negri di merda, scimmie del cazzo. Vengono qua a casa nostra e invece di ringraziarci che gli facciamo mettere il piatto a tavola, vogliono pure comandare? Non li sopporto, soprattutto quando con il loro fare untuoso cercano di mettere le mani sulla donna bianca. Chiavare, chiavare, pensano solo a quello, stendere la carne bianca e andare su e giù di stantuffo. Primitivi del cazzo, dicono che il primo uomo era africano e io ci credo, perché il primo uomo era poco più di una chiavica di bertuccia in lotta in mezzo alla giungla per quattro radici di merda. E come se la tirano sti cazzo di mandingo, se la tirano e pensano di essere meglio di noi, ma non esiste proprio che lo sono. Come questa testa negroide pulciosa che mi sta davanti ora. Non solo ti permetto di stare qua in questo vicolo che è praticamente casa mia, non solo sorrido per non farti sentire quello che sei (un dannato negro del cazzo), e tu che fai? cominci a rompere la minchia alle ragazze che stanno con noi? Sta facendo uno spettacolino che non lo posso proprio guardare. Prima si mette a osservare il cielo con aria rapita, come chi sa che cazzo vede, poi inzia una lagnosa lagna con una voce tutta lagnosa, tipo che lui una volta era tornato momentaneamente in quel cesso di villaggio dov'è nato, fra il Niger, il Malì e non so quale altro paese del cazzo e guardava il cielo, allora sua madre gli si avvicina e gli fa: «che guardi figlio mio?» «guardo le stelle» «ma perché dove vivi tu non si vedono le stelle?» gli fa la vecchia negraccia succhia uccelli della madre «no mamma, non sono belle come queste» «allora figlio mio tu vivi nella giungla» Si gira ci guarda come se chi sa quale verità ha rivelato. Ah figlio di una troiazza negra questa è la giungla? E allora tornatene a raccogliere le bacche e a sfamare i leoni e le zanzare a casa tua. Poi comincia a parlare con Ede e la cosa già mi fa girare i coglioni, Ede è una ventenne esagerata, mora, alta quasi un metro e ottanta, capelli lisci neri e lunghi. Ti arriva con quella aria da bambina lunga lunga, dinoccolata e ti stende con un sorriso di un'intensità mostruosa. Litiga con tutti e tiene sempre qualcosa dire, però non spara cazzate, ha una bella testa fina e ragiona bene. Deve crescere però e imparare che la rabbia va bene, ma solo quando è necessaria. L'autodisciplina è fondamentale e lo deve capire cazzo, non può fare la fine di questo prototipo di negro, che ora ha attaccato una pippa che una volta cielo e terra erano vicini poi quando l'uomo ha cominciato a coltivare il grano allora hanno cominciato a separarsi sempre di più. E che vuoi dire? Il classico mito del cazzo, di un classico popolo sottosviluppato di merda. E poi «parlo nove lingue» fa tutto la ruota come se chi sa chi glielo ha chiesto. Gli vorrei dire «negro di merda, parli tutte le lingue di quelli che sono venuti a farsi una pisciata a casa tua, più qualche dialetto di sette, otto parole a base di NG, MB, ND, che ti capisci solo tu». Glielo vorrei dire, ma c'è Vladimir con me e quello si sa com'è, cioè è mio fratello, però c'ha quella testa a comunista che ci sborra su queste stronzate da terzo mondo. Lui ama tutto ciò è diverso, vorrebbe conoscere tutte le lingue del mondo, andare in ogni posto. Crede nello scambio fra le culture e qualche volta non dico che mi convince, però qualche dubbio me lo fa venire. Toh, guardatelo ora che comincia a discutere con il palla di neve, come lo avrebbe chiamato zio Tex Willer, sulle lingue del continente africano. «Ci sono lingue semitiche, lingue bantù, woloof» e come al solito ne sa il bastardo. E' il tipo che quando ce ne siamo andati in Corsica o nei Paesi Baschi, perché chiaramente ci martellava fino a sfinirci per farci andare nei posti dove minimo minimo c'erano attentati, guerriglieri, terroristi, insomma tutta quella manica di scoppiati che lui chiama semplicemente: «i compagni». Si metteva appresso ai vecchi a farsi tradurre le cose, spiegare le parole, mentre noi rincorrevamo nell'ordine droga, fessa e vita. E lo dovevo schiodare, un vero appassionato dei vecchi, cioè: hobby? I vecchi. Quando lo prendiamo per il culo, dice che così si allena e non arriva impreparato alla vecchiaia, però a me mi sembra tutta una stronzata. Vorrei proprio sapere da chi ha preso e dove cazzo se le impara tutte ste cose, ma mi piace sentirlo parlare. Ha come un dono naturale, parla e la gente si mette intorno e ascolta, lui invece no non ascolta mai perché pensa sempre di sapere più di tutti, perché è un testa di cazzo presuntuoso, il classico «sotuttoiochecazzovuoi», però questo stronzo è mio fratello e guai a chi me lo tocca. Poi il muso di carbone tira fuori un walkman e passa un'auricolare a Ede e un altro a Sia. Sia poi è proprio araba, cioè ha una faccia che viene dritta dal medio oriente, pure se è nata e cresciuta qua. Bella, occhi grandi, scuri, Alì Babà e i quaranta ladroni, le notti di Bagdad, insomma tutte quelle cazzo di cose che ti fanno pensare all'oriente. Ma io non ci vado perché fa caldo e puzza, io voglio stare a casa mia, dove sono nato, voglio mangiare solo la roba nostra e non vado nemmeno del cinese perché è un mangiare di merda e nessuno mi può dire niente. Però lei mi piace. La guardo e penso che si devono essere divertiti i saraceni dalle nostri parti, poi li abbiamo rimandati a casa a calci in culo e adesso vogliono tornare? Non devono rompere il cazzo, perché non ci vuole niente che facciamo un'altra bella crociata spazzascimmie. «Faccio l'assistente all'orientale» fa il negretto e penso fanculo, sono italiano e questo senza fare niente si prende i soldi miei, nostri, di questo dannato paese che noi abbiamo costruito. Lui se la sciala e io a fare tarantelle dalla mattina alla sera per tirare avanti. Ma ho le mani legate perché Vladimir gli fa: «ah cazzo all'orientale, bello mi sa che vengo a vederla qualcuna delle tue lezioni di antropologia», Ede socializza alla grande e parea con la musica negra che fuoriesce dall'auricolare, sembra non capire nemmeno le intenzioni del negraccio, è di un altro livello e il suo sudiciume non la tocca nemmeno. Sia invece guarda diffidente e si toglie il suo, la bambina la devo tenere d'occhio, sotto sotto è dei nostri e non me la devo far scappare, che così metto in piedi una bella famiglia italiana coi mocciosi che in classe con gli zingari voglio vedere chi me li mette. Finalmente arrivano altri due negri e lo convincono a schiodare e che ti fa il nostro testa di cazzo? Non ci dice se vogliamo andare con loro senza togliere gli occhi dalle ragazze? Disgustoso! Allora non mi trattengo e faccio: «Restiamo qua, grazie», negro (aggiungo mentalmente). Allora lui si stende verso Sia e Ede e comincia a baciarle sulla guancia per salutarle, in realtà sta facendo il porco e le bacia due volte per guancia a testa e fa la sua figura di malato di merda, perché loro non gradiscono, o almeno così mi sembra. E finalmente si toglie dai coglioni. «Bella quella cosa del cielo e della terra, è incredibile come tutte le culture abbiano una mitica età dell'oro, il tempo dei peccati non ancora commessi» attacca Vladimir «Perché che cazzo c'entriamo noi con sta storia del cielo e della terra?» faccio io per vedere come butta «C'entriamo Bidò, c'entriamo, il paradiso terrestre non è la stessa cosa? Poi Eva mangia la mela e questo è paragonabile al coltivare il grano di cui parlava Ammadoù» Pure il nome ha imparato, a me lo ha ripetuto tre quattro volte e non ho capito un cazzo. «Cioè il libero arbitrio dell'uomo, la sua libera scelta diventano un "peccato originale" dal quale nasce il mondo in cui non c'è più armonia fra il divino e l'umano. E' proprio vero al di là dei dettagli come il colore della pelle siamo tutti uguali. Penso che me lo faccio un giro all'orientale uno di questi giorni, Bidò vieni pure tu?» Mi sento male, ma faccio si si con la testa e vado a prendere da bere, il bastardo mi sta chiavando un'altra volta, ma trovo una scusa e col cazzo che ci vado a sentire quel negro parlare. http://rosariodelloiacovo.blog.kataweb.it |