"Berlusconi, fermati e parliamo"
D'Alema sul Coriere della sera apre al premier
"Voglio invitare il presidente del Consiglio a fermarsi in questa che appare come una vera e propria strategia della tensione, una delegittimazione della vittoria elettorale che inasprisce lo scontro". Questo l'appello lanciato dal presidente dei Ds Massimo D'Alema tramite le colonne del Corriere della Sera. Il leader del centrosinistra apre alla Cdl sulle cariche istituzionali, vale a dire Qurinale e presidenza di una Camera.
Questi i punti principali dell'attualità politica toccati da D'Alema nella lunga intervista concessa al quotidiano di Paolo Mieli.
IL VOTO E I "BROGLI"
"Trovo che alternare l’accusa di brogli, gravissima e priva di qualsiasi riscontro, all’offerta di grande coalizione denoti una enorme confusione e renda più preoccupante questo finale di partita. Strategia? Sarebbe folle e non credo che Berlusconi sia folle. Certo, si può capire la rabbia di uno che ha visto svanire la vittoria per pochi voti. Dovrebbe riflettere sull’assurdità e pericolosità di questa legge elettorale".
LA CAMPAGNA ELETTORALE
"Berlusconi ha saputo evocare questa paura della sinistra agitando un pericolo per i ceti medi e per i valori tradizionali. È stato un grande combattente, bisogna dargli atto. Noi abbiamo sottovalutato questa offensiva e non ci siamo impegnati abbastanza per contrastarla. Sulla questione fiscale siamo apparsi incerti, abbiamo alimentato i dubbi. Ci volevano maggiore tempestività e chiarezza. Ora il governo deve lanciare dei segnali di rassicurazione".
LA GRANDE COALIZIONE
"Abbiamo avuto uno scontro programmatico radicale e un’intesa ora sarebbe incomprensibile da parte dei cittadini. Aumenterebbero la sfiducia, il qualunquismo e il discredito verso la politica. Non può esserci un colpo di scena, un coniglio estratto dal cilindro".
UNA CAMERA ALLA CDL
"Il fatto che l’opposizione possa avere, cosa del tutto anomala, la presidenza di una delle due Camere non è la premessa di una comune assunzione di responsabilità ma la conseguenza. E questo può accadere in un clima politico in cui ci sia l’impegno comune a garantire il funzionamento delle istituzioni e il diritto a governare di chi ha la maggioranza. Dovrebbe esserci un mutamento di scenario per poter aprire una discussione di questo tipo. Altrimenti non è credibile e non è possibile. Non possiamo ridurre la politica ad un mercato delle poltrone".
IL DIALOGO CON BERLUSCONI
"Spero che una volta che i risultati siano stati proclamati dagli organi istituzionali, Berlusconi telefonerà a Prodi riconoscendo la sconfitta. Una volta mutato lo scenario penso che a quel punto potrebbe essere aperto un dialogo. Ma non credo ai colpi di scena. Il centrosinistra deve ricercare il confronto più aperto. Quando noi diciamo metodo Ciampi ci riferiamo ad una cosa concreta".
IL QUIRINALE
"Qui dobbiamo cercare il massimo di convergenza possibile. Nel ’99 avevamo la maggioranza in Parlamento. E forse, dal punto di vista degli equilibri del governo di allora, sarebbe stato conveniente affrontare diversamente il tema dell’elezione del capo dello Stato. Ma io, che ero presidente del Consiglio, andai al dialogo con Berlusconi perché ci fosse una convergenza sul nome di Carlo Azeglio Ciampi. Credo di aver fatto il bene del Paese. E penso persino che se in questi anni Berlusconi ha potuto governare senza avere un conflitto drammatico con la presidenza della Repubblica lo deve a questa scelta".
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