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Nick: mir
Oggetto: Una giornata a naso.
Data: 15/4/2006 15.29.23
Visite: 87

Mi sveglio nel pieno della normalità di casa mia.
Un po' più tardi perchè ho lavorato fino alle due la sera prima.
Le auto dalla tangenziale sono già in fila e fanno suonare il clacson come le mucche scuotono i campanacci durante una transumanza.
Un giorno normale.
Una mattina normale con la vescica piena e da svuotare, il cellulare da accendere e la macchinetta del caffè cui non ho ancora insegnato ad autoprepararsi 5 minuti prima che io mi svegli.
Oggi non lavoro.
E non appena formo questa convinzione nella testa un cliente mi chiama.
Rispondo con la voce impastata e gli occhi che non mettono bene a fuoco.
Accendo il computer.
Gli risolvo il problema.
Credo fermamente che potrei clonare un essere da me stesso con 1/4 del mio cervello che lavori e guadagni e permetta di godermi la vita con il restante 3/4.
Puzzo di sonno nella stessa posizione, di piumino troppo pesante per questi primi caldi e di pigiama da lavare.
Mi lavo e mi metto la tuta.
Vado in piscina.

Corro nelle strade piene, nei marciapiedi con la gente lenta che deve far passare il tempo.
Incontro mia madre ma anche lei deve far passar il tempo.
Si guarda in giro come a cercare una risposta.
Non mi vede. Io non sono mai stato una sua risposta.
Arrivo in piscina.
Puzza di cloro e detergente per pavimenti.
La tipa alla ricezione è carina ma oggi non sento ancora di esistere. Figuriamoci per lei.
E' bello entrare in acqua.
E' bello fare le prime bracciate.
E' bello sentire i muscoli che funzionano.
E' bello spegnere il cervello per concentrarsi sulla respirazione.
La doccia, il phon, la tuta di nuovo.
Fuori le strade sono ancora più incasinate.
Il puzzo di smog.
Una ragazza mi passa molto vicino.
Ha addosso "j'adore" di Dior.
Questo profumo mi fa girare la testa ed infatti la giro a guardare la ragazza.
Però le mie immagini olfattive hanno una sensibilità superiore alla pubblicità.
Non è lei che dovrebbe avere addosso "j'adore".
Non è lei e basta.
Mangio dai miei anche oggi.
Sulla brace le salsicce sfrigolano e spandono aroma da sagra paesana e da colesterolo incipiente.
Mia madre mi chiede dove sono stato oggi.
E' inutile dirle che la vedevo mentre cercava per strada risposte.
Le rispondo che sono stato in un posto uscendo da un altro e adesso sono in un altro ancora.
Ma è un po' inutile. Perchè la sua attenzione è presa dal centrare il bicchiere con la bottiglia.

Ogni persona dovrebbe avere un suo spazio.
Io ho il mio terrazzo.
Ad aprile le piante ricrescono veloci e qualcuna fiorisce. A me piacerebbe rifiorire ad aprile e aver su un bell'odore. Mi piacerebbe aver gente attorno che, annusandomi, si aprisse in una bella espressione.

A casa mia adesso ci sono due cari amici.
Due di quelli che fanno così parte della mia vita che fatico a scindere da chi sono.
Preparo il caffè.
La caffettiera napoletana dopo poco fa "fssss" e vuole essere girata.
La giro e a poco a poco cadono giù gocce di intenso sapore e il senso di questo è nel mio naso e nei miei occhi che vedono gli amici mentre bevono il mio caffè, dalle mie tazzine e mi ringraziano.
Un sorriso salverà il mondo. O forse lo sta facendo ogni giorno.
Gli amici vanno via.
Vado a correre.

Il bosco di Capodimonte non è un bosco.
E' un'ipotesi verde dentro la città.
Corro con un'amica che sembra non aver peso.
Parla e la sua voce s'intona col verde, con l'umido, col rumore dei passi sul viottolo.
C'è profumo di buono qui. Vorrei esser nato qui. Vorrei che qualcosa di significativo mi legasse a questa bellezza.
Vorrei che qualcosa di unico succedesse qui.
Finisce la corsa e anche la luce considera che sia giunto il tempo di lasciar spazio alla notte.

A casa di nuovo la doccia. E il profumo di tal Cerruti sotto le ascelle.
Mi vesto e mi guardo allo specchio.
Non sono male.
Poi mi guardo meglio. Inclino la testa a cambiare prospettiva. Mi guardo intorno. Guardo le scarpe e i polsini della camicia. Guardo gli occhi e il segno della bocca sulla faccia.
Forse un po' banale.
Si esce lo stesso.

La macchina puzza di fumo. Devo impedire che si fumi anche qui.
Arrivo puntuale all'appuntamento con lei e amici misti.
Non la vedevo da parecchio.
E' carina come la ricordavo.
Con quel naso da attrice o da cantante pop.
E gli zigomi pronunciati sotto lo sguardo ammaliante.
Il posto dove andiamo è fresco e non puzza di fritto.
Regalare un naso non è nella norma.
Regalerei volentieri il mio che mi dà preclusioni e non s'inquadra tra quelli da hollywood.
Lo regalo all'altra amica che ha un nasino da diva. Un certosino lavoro d'intaglio ha creato questo apparato da cui, per qualcosa che somiglia ad un miracolo, passa aria e afrore di Pinot.
Naso d'attrice invece è a contatto di gamba, di parola sussurrata all'orecchio.
Il vino gira. Il naso regalato anche.
Reprimo le domande del tipo: "dove sono?" "che sto facendo?". Non mi hanno mai aiutato.
Esco fuori.
In una qualsiasi serata di primavera l'umidità è scesa e la mia bocca butta fumo bianco.
Serro il cappotto e alzo il bavero.
Lì fuori qualcuno ha acceso un sigaro.

Che ci faccio qui?
laico & liberale



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   re:Una giornata a naso.   15/4/2006 15.41.10 (22 visite)   frisa
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