Nick: Bacco77 Oggetto: Se iniziassimo a incazzarci? Data: 16/12/2003 0.3.12 Visite: 148
Lo so è lungo ma prima o poi dovremmo iniziare a fare un po' di casino,penso che la misura ormai sia colma. La notizia dell’ennesimo flop del Consiglio Comunale, una vergogna ormai consueta, non trova molto rilievo sui “media” nostrani. Appare nelle pagine interne dei giornali senza l’evidenza che lo scandaloso cammino a singhiozzo dell’assise cittadina meriterebbe, senza una nota di sdegno e di protesta. E non trova una adeguata “finestra” sulle emittenti televisive. Un morbido velo pietoso sull’ultimo sconcio. Un’altra seduta andata a vuoto al Maschio Angioino? E che sarà mai? Un incidente di routine, si dice, nella città della resa e della rassegnazione che guarda ai suoi amministratori con l’indifferenza di chi non spera più niente e lascia che la politica faccia i suoi giochi perversi scavando l’abisso che la separa dalla realtà quotidiana, dalle attese degli elettori, dalle speranze dei cittadini. Si fa stanca la voce di protesta del Sindaco Iervolino assediato e immobilizzato dalla sua stessa maggioranza. L’altro ieri, ancora una volta, il centrosinistra (nove decisive assenze per far mancare il numero legale) ha mandato a monte la seduta consiliare convocata su un argomento importante: la delibera di assestamento del bilancio che, se non andrà chiusa entro fine anno, autorizzerebbe il prefetto a intervenire commissariando il Comune. Alla base dell’assenteismo programmato c’è una “guerra interna” diessina. Tiepidamente, il capogruppo dei Ds Giuseppe Balzamo ha detto: “L’abitudine di arrivare in ritardo alle sedute è sintomo di scarso attaccamento verso il mandato che ci hanno conferito i cittadini”. Scontato refrain che non imbarazza più nessun consigliere. Il Sindaco non ha più presa su una coalizione impegnata soltanto in guerre personali e di correnti. Il panorama è deprimente. C’è una maggioranza sfilacciata di centrosinistra; c’è un’opposizione di destra debole, dedita solo alla strumentalizzazione delle difficoltà avversarie. Il discorso si chiude qui. Sono ventidue le sedute del Consiglio comunale annullate per mancanza del numero legale fra ostruzionismi dell’opposizione di centrodestra (24 consiglieri) e vicissitudini della maggioranza di centrosinistra (36 consiglieri). Il rilievo statistico, in due anni di attività, non dice gran che. Ma pone una questione morale, di correttezza e di impegno. Sbalordita ma rassegnata, la città guarda a un’assemblea segnata dalla bagarre in aula già nella prima seduta del 18 giugno 2001. Il Consiglio comunale di Napoli, uscito dalle elezioni del maggio 2001, esordì proprio con una doppia battuta a vuoto: dopo quella del 18 giugno, saltò anche la seduta del 29 giugno. Il Sindaco Iervolino dovette rimandare due volte il giuramento e la lettura del programma. Episodi sconclusionati e risse inqualificabili hanno punteggiato l’attività del Consiglio sottolineando l’incapacità più personale che politica degli eletti a reggere il ruolo loro affidato. Il 22 gennaio 2002 il consigliere di An Amedeo Laboccetta rifilò, in aula, uno schiaffo al suo capogruppo Enzo Moretto. Il coordinatore cittadino di An Pietro Diodato se ne uscì con un infelice commento: “Appartiene allo spirito sanguigno della Destra risolvere così, a volte, le discussioni”. Le fibrillazioni del centrosinistra hanno procurato ventidue flop al Consiglio, ma il consigliere dalemiano Gennaro Mola ha liquidato la faccenda così: “Ci sono problemi, ma queste assenze sono dovute più a sciatteria che a difficoltà politiche”. Sciatteria? Marchio pesante per dei professionisti della politica che sfuggono ai doveri più elementari dell’incarico affidatogli dai cittadini. Giuseppe Russo dei Ds ha stabilito una graduatoria delle assenze in aula: “La prima volta è lassismo, la seconda insipienza e la terza è un fatto molto grave”. Lassismo, insipienza e irresponsabilità sono i vizi accertati dei consiglieri comunali napoletani. Nella riunione del 30 settembre scorso sulla salvaguardia degli equilibri di bilancio, un’altra seduta andata a vuoto per le assenze del centrosinistra, il Sindaco Iervolino, dopo avere ironicamente chiesto se i consiglieri che mancavano all’appello fossero “andati al Gambrinus a prendersi un caffè”, disse che “in aula servirebbe un elettroshock così vediamo se si svegliano”. Respingendo le accuse di diserzione, Mario Maffei dei Ds giustificò la sua assenza lamentandosi banalmente: “Non sono arrivato in tempo perché la città era paralizzata dal traffico”. Dichiarazione tanto impudente quanto ridicola, come se quello del traffico non fosse fra i tanti problemi cittadini irrisolti dall’amministrazione di cui fa parte. Per di più, giustificazione irrisoria e offensiva per le migliaia di napoletani che, nonostante il traffico, giungono puntuali al lavoro. L’ennesimo flop, registrato l’altro ieri, dopo l’orgogliosa maratona di 63 ore per il Piano regolatore e la sbandierata solidarietà “di tutte le forze” per la Coppa America, inchioda il Consiglio Comunale di Napoli al suo mediocre cammino. Non si tratta di destra o di sinistra. E’ tutta la classe politica napoletana a fare acqua, a tradire continuamente gli elettori che pagano i loro appannaggi e i molti privilegi. E’ una classe inadatta a governare una città dolente che avrebbe bisogno di amministratori capaci e non di una accolita di parvenu, a sinistra e a destra, che si trastullano con le beghe di partito. Questo è il clima di Palazzo San Giacomo che l’ubriacatura e la solidarietà di facciata per la Coppa America avevano fatto dimenticare. Da qui lo sfilacciamento della giunta e l’andamento ballerino del Consiglio Comunale. Gli irresponsabili assessori e consiglieri danzano sul Titanic di un deficit comunale che è il più alto (1677 miliardi) tra le città italiane nonostante l’ultima riduzione del disavanzo. Il Comune è bersagliato da molte e pesanti critiche. Sul tappeto problemi grandi e piccoli, inefficienza, disordine. Nel calderone delle cose che non vanno la scarsa capacità di riscossione delle multe, l’aleatoria previsione di entrata per la vendita degli immobili comunali, gli effetti insoddisfacenti del condono fiscale. Ma ci sono altri pesanti handicap: i 370 miliardi da pagare ai creditori del Comune, lo scandalo degli stipendi “gonfiati” dei dipendenti comunali. E, poi, i grossi problemi cittadini che aspettano, non tanto d’essere risolti, ma almeno d’essere affrontati. La situazione è grave e seria, ma il Consiglio comunale si comporta come una scolaresca indisciplinata e la giunta vacilla. Perduta la Coppa, Bagnoli attende di non essere tradita. Si sbandiera un nuovo impegno per la zona orientale, altro tormentone di promesse e inefficienza. Si propina l’audace progetto del tunnel da Porto Salvo alla Galleria Vittoria, 49 milioni di euro già finanziati, lavori che cominceranno in primavera. Ogni annuncio d’opera dilaga sui giornali e rimbalza sulle tv. Sarebbe opportuno che la grancassa dei “media” finisse. Più che dare spazio alla facile propaganda dei programmi, sarebbe meglio che venisse pubblicizzata solo la realizzazione dei progetti a opere compiute. Fatti e non chiacchiere. Il Consiglio comunale ha 57 anni di vita. La prima seduta si tenne il 5 dicembre 1946. Momenti difficili e confusi ce ne sono stati sempre, dal laurismo ai commissari, ma la vecchia classe dirigente non ha trovato eredi degni. La pena maggiore è a sinistra. Dove sono i successori di Gino Bertoli, di Gerardo Chiaromonte, di Luigi Cosenza, di Abdon Alinovi, di Mario Palermo, di Clemente Maglietta, di Giovanni Bisogni? Dov’è più quel banco mitico delle Sinistre? Bella era l’opposizione di quei tempi di passione e di battaglie, squallido è il quadro odierno della Sinistra al potere nel garbuglio della coalizione fondata sugli esclusivi interessi elettorali. Dopo i giganti, i nani senza ballerine. ..di Mimmo Carratelli Fonte :www.napoli.com
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