Nick: fujiko80 Oggetto: copia inkolla Data: 20/4/2006 12.25.48 Visite: 27
La cella è immersa nel buio. Luce spenta. Televisore spento. Anche la finestra è chiusa, sbarrata. Perché così ha voluto lui, Stefano Ricucci, lo ha chiesto lui alle guardie: «Non voglio sentir rumori». L’altra notte, la sua prima notte a Regina Coeli, i detenuti dalle finestre vicine gli gridavano frasi di scherno. Una tortura. Il «furbetto del quartierino», che l’estate scorsa ballò tra l’Argentario e la Borsa, ora è davvero un uomo disperato. Quando il deputato Ds Franco Grillini, membro della Commissione Giustizia della Camera, alle quattro di ieri pomeriggio entra nella sua prigione, trova Ricucci seduto al tavolino, la testa china, prostrato nell’ombra. Tuta blu, maglione azzurro a «vu», un paio di ciabatte. Davanti ha solo un pacchetto di sigarette Ms, alcune posate di plastica, un sacchetto con del cibo e i venti fogli dell’ordinanza del gip. Al parlamentare diessino li indica come se quei fogli avessero la peste: «Maledizione a me e a quando ho deciso di comprare le azioni Rcs, maledetto quel giorno in cui iniziai la scalata». E piange, Ricucci. Piange in continuazione, piangerà per tutta la mezz’ora del colloquio. E l’onorevole Grillini adesso è sinceramente preoccupato, «perché è un uomo che crede di avere tutto il mondo contro, tenetelo d’occhio», raccomanda al solerte direttore del penitenziario, Mauro Mariani, che l’accompagna nella visita. Stefano Ricucci con la moglie Anna Falchi (Ansa) Settima sezione del carcere di via della Lungara, reparto «Nuovi ingressi», cella singola, due metri per tre, non lontano da quella dove soggiornò per un certo periodo anche Sergio Cragnotti, l’ex patron della Cirio. Si dispera, Ricucci. Si asciuga le lacrime con le mani, poi si aiuta con un panno bianco. Però è sbarbato, pulito, nella cella c’è anche una doccia. Ha mangiato pollo e patate, bevuto acqua minerale: il rancio del carcere, insomma. I tempi dello champagne alla Cacciarella e degli involtini di pescespada ormai sono lontani. Con Franco Grillini, però, finalmente adesso si può sfogare: «Questi magistrati mi perseguitano, mi stanno addosso da un anno ma non vogliono capire che io alcuni degli inquisiti manco li conosco. E guardi come mi sono ridotto, in che guaio mi sono infilato...». C’è un letto a castello, lui dorme sotto. Sopra non c’è neanche il materasso. Grillini gli dice che «piangere fa bene» e che comunque «là fuori c’è un mondo che l’aspetta». Ricucci, però, scuote la testa: «Spero che si risolva tutto in fretta, ma come faccio a fidarmi di questi magistrati, dicono che m’hanno intercettato, io non li capisco: non potevo mica non rispondere al telefono... C’era uno per esempio (forse è Di Lernia, ndr) che mi tormentava, mi chiamava in continuazione, io che potevo fare? Se non rispondevo, poteva sembrare che nascondessi qualcosa. Magari potevo anche subire dei ricatti. Comunque, certo, non mi fidavo di lui...». Non si aspettava, ieri, la visita di un parlamentare. L’immobiliarista di Zagarolo pensava davvero di essere finito all’inferno: lui dentro e tutto il mondo fuori. Ora però sembra riacquistare un po’ di fiducia («merito anche del mio avvocato Grazia Volo») e chiede a Grillini di telefonare pure a Guido Calvi, che lo difese in un altro processo: «Gli dica di venirmi a trovare», si raccomanda. Oggi a mezzogiorno ci sarà l’interrogatorio di garanzia, l’atto gli viene notificato mentre in cella c’è ancora il presidente onorario dell’Arcigay. Dopo l’incontro con i pm, gli sarà possibile ricevere le visite dei parenti: della moglie Anna, dei genitori Gina e Matteo, del figlio Edoardo avuto in prime nozze. Grillini gli ripete che fuori non l’hanno dimenticato, che tutti i giornali e le televisioni parlano di lui, che la famiglia lo aspetta. Da Zagarolo lo zio Domenico, fratello di sua madre, attraverso il Corriere gli manda «un abbraccio fortissimo». Insomma, non tutto è perduto. Bisogna avere fiducia, gli ripete Grillini, accettare gli eventi. Anche se non è facile stare in carcere - riflette il parlamentare - per uno che un tempo si è sentito Dio. E quasi rabbrividisce ripensando ai casi di Gabriele Cagliari e Raul Gardini. Ma Ricucci non fa come Provenzano, non chiede una Bibbia da leggere, non prega, non chiede niente. Rifiuta anche di usufruire dell’ora d’aria, rimane al buio, blindato, le grate chiuse, per ora vuole evitare qualsiasi contatto col mondo. «È molto demoralizzato», annota Grillini. Però alla fine gli spunta una promessa: Ricucci presto si metterà a scrivere. Per riordinare le idee, per dare voce alle emozioni, ai sentimenti ancora prigionieri, per raccontare in fondo la sua verità. «Scriva un diario», gli suggerisce l’onorevole. Diario di uno scalatore. Dal paradiso all’inferno. Fabrizio Caccia 20 aprile 2006 FUJIKO, una donna per amiko:D |