Nick: ADP Oggetto: L'albero dei fantasmi Data: 21/12/2003 17.7.45 Visite: 128
E' straziante stare ad assistere alla mortificazione del Natale. Diciamo che è dagli anni '60, che un po' alla volta, la gente cerca di deprimersi in più modi possibile. Tutte queste lucette, questo freddo, queste buste pieni di regali, cazzo, tutte queste cose, le proietto fuori dal contesto economico nel quale la gente cerca di circosvriverle a tutti i costi. Io lo so, caspita se lo so, la gente fa bene a pensarla in questo modo. Io però non voglio farlo, non ci riesco, non mi viene, boh. Fondamentalmente non me ne frega un cazzo. La verità è che a Natale (dove per Natale intendo tutte le feste che capitano, nel mio caso, a raffica, di fila: Natale, S.Stefano, Capodanno, 4 gennaio compleanno, epifania) mi sento circondato. Sento di avere una famiglia, lo so che è squallido riunirsi solo in certe occasioni, ok, però succede, ed io mi sento "al caldo". L'Italia è ancora un paese con una tradizione della famiglia abbastanza radicata, per cui la maggior parte delle persone non sa cosa voglia dire non averne una, o anche "farsela bastare". Un po' come il bambino ricco che non vede assolutamante nessuna differenza tra il suo compleanno e la vita di tutti i giorni. La verità è che tutte queste cose qui, queste cazzatelle commerciali, mi riportano ai tempi in cui mio nonno appendeva all'albero, invece delle palline, tanti dolci, e noi bambini stavamo lì a schiattarceli malamente, mentre i grandi parlavano tra di loro. E si chiedeva ogni due fottutissimi minuti quando si sarebbero aperti i regali, e i grandi rispondevano "un altro po'", e si giocava a chi recitava meglio, a chi si meritava l'oscar facendo finta di non sapere cosa ci fosse in quei pacchetti già aperti e riaperti 3-4 volte, di nascosto, prima del giorno di Natale. Io, la lettera al Babbo Nat, non l'ho mai scritta. Pensavo, se questo tizio è così il mostro da fare il giro del mondo con miliardi di regali su una slitta del cazzo con due renne sempre felici, sarà altrettanto il mostro da sentirmi esprimere i desideri a voce. Così mi concentravo, mi nascondevo in cucina, o in qualunque altro posto dove credevo non ci fosse nessuno, ed esprimevo le mie preferenze. In ordine d'importanza. La cosa strana era che quasi sempre, trovavo sotto l'albero ciò che desideravo. Evidentemente qualcuno stava lì ad ascoltarmi. Chissà. L'8 di dicembre si faceva l'albero, io e mia sorella eravamo i responsabili. Mio padre metteva le luci, che sennò noi rimanevamo fulminati (così dicevano, in realtà vivo ancora in una casa con impianto elettrico fatto da mio padre, e pare il festival delle beffe). Ora tutto ciò non c'è più, i Natali trascorsi con mio padre furono davvero pochi (per fortuna o per disgrazia), mia sorella abita a Roma da diversi anni. Mia madre ha preparato un piccolo albero qualche giorno fa. Ed io mi nutro di fantasmi. Come un deficiente prendo la scopa, stacco il gancetto dalle palline dell'albero, e ci gioco a biliardo per tutta la casa. Senza buche, senza un obiettivo. Ridendo e camminando sulle ginocchia. Mia madre mi guarda, e mi chiede se è proprio il caso di fare tutto ciò, ma poi, senza aspettare che io risponda, si mette a fare altro. In fondo anche lei, lo so, si nutre degli stessi fantasmi. Io e lei aspettiamo il nostro Natale, una volta all'anno. E anche se è fatto di cose banali, false, ipocrite, noi lo aspettiamo con ansia. Il nostro Natale, al caldo, una volta all'anno.
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