Oggetto: Non c'è più rispetto...
Data: 22/12/2003 2.41.41
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Muore in corsia, derubata di pensione e fede
Teresa Norelli, 78 anni, abita a Frasso Telesino, in provincia di Benevento. Un figlio, Giuseppe, pensionato, vive con lei: gli altri due sono a Torino, un uomo e una donna, operaio e moglie di operaio, emigrati per trovare miglior fortuna. Ogni anno, quando arriva Natale, Teresa mette insieme i suoi risparmi per fare qualche regalo ai nipotini e parte per il capoluogo piemontese. Per le strenne ha stanziato 1100 euro. Ma il lungo viaggio in treno, anche se Giuseppe si è offerto di accompagnarla, le fa paura («Ci sono tanti ladri, usano le bombolette spray per farti addormentare e poi ti tolgono tutto»
così mette i soldi in una borsa rossa ricamata all’uncinetto e aggancia il «forziere» alla cintura, sotto il maglione. Da Benevento a Napoli, stazione centrale, ma non fa in tempo a salire sul treno per Torino. Un dolore lancinante al petto, il respiro che fugge via, il viso che sbianca. Giuseppe chiama un’ambulanza, le prime cure accanto al binario, poi il traferimento all’Ascalesi. La diagnosi: infarto. «Servono esami più accurati - spiega il medico di turno - ci vuole un’ecocardiografia, ma qui non la possiamo fare: andate al Loreto Mare». Di nuovo in ambulanza, Teresa raggiunge il secondo ospedale in condizioni disperate. In serata la fine. Ma al dolore dei familiari si aggiunge la rabbia: durante il calvario della povera donna, tra un reparto e l’altro, tra una barella e l’altra, tra il pronto soccorso, la rianimazione e l’obitorio, qualche brava persona ne ha approfittato per portar via la preziosa borsetta rossa di Teresa e, già che c’era, anche la fede nuziale. Giuseppe, il figlio, chiede giustizia. Non tanto per i 1100 euro (che pure erano frutto di tanti sacrifici), quanto per l’anello di matrimonio, ricordo dei genitori, strappato senza pietà dal corpo di una moribonda. Torna al paese, organizza i funerali, dà l’ultimo addio a mamma Teresa, poi si presenta alla stazione dei carabinieri per sporgere denuncia. «Non riesco a farmene una ragione - spiega - la fine di mia madre mi strazia ma posso accettarla. Però non posso accettare che uno sciacallo si sia accanito su di lei mentre moriva. È una vergogna, un’infamia».
Spetterà ora al magistrato verificare in quale tratto del percorso (nella prima ambulanza, nella seconda, all’Ascalesi, al Loreto Mare?) sia avvenuto il furto. Ma il figlio avanza un’ipotesi ben precisa, riportata a verbale: «Appena arrivata al pronto soccorso dell’Ascalesi mia madre aveva ancora la fede e la borsetta legata al fianco. Un infermiere si è avvicinato per prestarle le prime cure. Quindici minuti dopo mamma era parzialmente svestita. L’hanno portata in cardiologia, poi hanno chiamato l’ambulanza per trasferirla al Loreto Mare: e quando è giunta nel secondo ospedale indossava soltanto una maglietta intima, fede e borsetta erano già scomparse, di questo sono assolutamente certo. Credo, perciò, che il ladro sia entrato in azione nel pronto soccorso dell’Ascalesi». E perché non ha sporto denuncia subito? «Sul momento ero troppo preso dalle condizioni di salute di mia madre per preoccuparmi di mettere in salvo il denaro e l’anello. Poi ci sono stati i funerali. Soltanto dopo, ripensando a quello che era successo, la rabbia ha avuto il sopravvento sul dolore e ho deciso di presentarmi alla stazione dei carabinieri». Sua madre aveva altri oggetti di valore? «Un paio di orecchini, molto belli. Quelli, per fortuna, non sono riusciti a prenderli: per paura dei ladri, visto che ogni tanto viaggiava in treno da sola per raggiungere i miei fratelli, mamma aveva fatto saldare la chiusura».
IL MANAGER DELL’ASL 1
Professore Montemarano, lei è il direttore generale dell’Asl Napoli 1. Com’è possibile che un paziente venga derubato in ospedale?
«È un episodio allucinante che va molto al di là dell’evento sanitario. C’è un popolo che profitta della sofferenza per appropriarsi del bene di chi sta male. Una cosa del genere indigna ancora di più, perché tutto si è svolto in quelli che dovrebbero essere ambienti sicuramente protetti, in locali del servizio sanitario. La signora è stata curata dai medici e dagli infermieri del «Psaut» della stazione, è stata trasferita all’Ascalesi in ambulanza, da lì - di nuovo in ambulanza - è stata accompagnata al Loreto mare dov’è morta. È una vicenda che disonora la Sanità napoletana, un episodio che diventa insopportabile perché realizzato sicuramente da un incaricato di pubblico servizio, che è anche un pubblico ufficiale».
Ci sarà la solita inchiesta interna?
«Faremo un’analisi attenta di quello che è avvenuto, poi denuncerò tutto all’autorità giudiziaria».
Hanno già denunciato tutto ai carabinieri i parenti della paziente deceduta per infarto.
«Faccio subito mia la loro denuncia: questo caso rappresenta un’offesa alla Sanità che vogliamo cambiare. Torna in discussione l’etica di un operatore, di una persona che ha approfittato di un momento di debolezza che si è verificato all’interno del servizio sanitario pubblico».
Per l’Asl Napoli 1 è un nuovo preoccupante allarme.
«E proprio per questo non lo farò passare come un incidente o una fatalità. Chiederò ai dirigenti dei vari presidi di indicare nome per nome tutte le persone che hanno trattato quella paziente: dal pronto soccorso, agli ospedali, alle ambulanze. I vari passaggi negli accertamenti saranno consegnati all’autorità giudiziaria per individuare il colpevole di un furto vergognoso. Pretenderò la massima collaborazione per individuare la mela marcia, isolarla ed estirparla. Se è stato un dipendente della Asl che dirigo, lo licenzio perché per una cosa del genere non può esserci perdono»
P.S. DOVE ARRIVEREMO DI QUESTO PASSO???
