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Nick: v|nC3Nz0
Oggetto: martiri libertà di stampa
Data: 3/5/2006 12.4.45
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Un anno maledetto per i giornalisti
63 martiri della libertà di stampa
Iraq, Iran, Libano, Algeria i paesi più a rischio. Situazione
difficile anche in Messico e Colombia. 23 detenuti a Cuba



Un anno nero per la libertà di stampa: 63 giornalisti uccisi nel mondo, oltre 800 fermati dalla polizia, almeno 1300 aggrediti o minacciati e oltre 1000 media censurati. Il 2005 è stato l'anno più sanguinoso dell'ultimo decennio, e solo nei primi mesi del 2006 altri 20 operatori dei media hanno perso la vita.

Il rapporto annuale di Reporters sans frontieres, presentato oggi a Parigi, mostra che raccontare quello che accade non è uguale a tutte le latitudini, e che in alcune zone si continua a pagare con la vita.

Come accade in Iraq, che resta il paese più pericoloso per i professionisti dei media: dall'inizio del conflitto, tre anni fa, sono morti 87 giornalisti e loro assistenti, e i sequestri continuano a essere una minaccia concreta. Ogni settimana, denuncia il rapporto, operatori dei media locali e stranieri vengono rapiti. Dopo 82 giorni, a fine marzo, è stata liberata la giornalista americana Jill Carrol, ma non si hanno ancora notizie di Rim Zeid e Marouane Khazaal, reporter dell'irachena Sumariya Tv.

La libertà di stampa è a rischio in molti paesi del Medio oriente. Secondo Rsf, rischia di sprofondare nell'autocensura il Libano, dopo gli attentati mirati in cui hanno perso la vita due firme di punta del quotidiano An-Nahar, Samir Kassir e Gebrane Tuéni, e dopo che è rimasta gravemente mutilata la presentatrice del canale Lbc, May Chidiac. Nell'ultimo anno molti hanno rinunciato ad attaccare
frontalmente le autorità siriane, ritenute i mandanti di questi attentati, altri hanno preferito andare via dal Paese.

Tra i nemici della libertà di stampa c'è l'Iran. Dopo sei anni di prigionia e diversi scioperi della fame contro il regime di carcere speciale a cui era stato condannato per i suoi articoli, a marzo, è tornato in libertà Akbar Ganji, ma restano ancora in prigione altri quattro reporter. Ma il paese dell'ultraconservatore Mahmoud Ahmadinejad, nel mirino della comunità internazionale per il suo programma nucleare, ha paura soprattutto dei blogger: i dissidenti che usano la rete per fare controinformazione sono sistematicamente censurati, due di loro sono in prigione.

È "preoccupante" per Rsf la situazione dell'Algeria, per le continue condanne o multe che colpiscono i giornalisti, e le tensioni della striscia di Gaza, che negli ultimi mesi ha registrato diversi sequestri-lampo.

Facendo il punto sullo stato della libertà di stampa nel mondo, l'associazione segnala le conseguenze della polemica sollevata dalla pubblicazione delle caricature di Maometto su un giornale danese a settembre. Se le proteste si sono spente, restano ancora in carcere in diversi paesi a maggioranza musulmana alcuni giornalisti accusati di "blasfemia" e di "aver offeso l'Islam" per aver ripubblicato le vignette.

Il continente americano resta una delle aree più pericolose per i media, con cinque giornalisti uccisi dal primo gennaio. Il Messico è il Paese più violento: nonostante la creazione a febbraio scorso di una commissione d'inchiesta per contrastare le intimidazioni rivolte alla stampa restano impuniti i mandanti degli omicidi di Ramiro Telléz Contreras giornalista di Radio Exa 95.7 e del fotografo freelance Jaime Arturo Olvera Bravo.

Ma anche in Colombia, Ecuador e Venezuela i reporter sono nel mirino. L'associazione tiene poi sotto osservazione la relazione tra Hugo Chavez e i media, perché - denuncia - diverse leggi volute dal presidente potrebbero limitare la libertà di espressione. Cuba invece continua a meritare il soprannome di seconda prigione del mondo per i reporter con 23 detenuti.

Nell'ultimo anno si sono riaccesi vecchi conflitti in Africa. Ad Abijan, in Costa d'Avorio, i "Giovani patrioti" hanno assalito la sede della tv nazionale per diffondere il loro messaggio; in Gambia il presidente Yahya Jammeh punisce con l'arresto i giornalisti troppo "indipendenti". Il presidente ugandese, Museveni, durante l'ultima campagna elettorale, ha preso il controllo dell'informazione. In Etiopia restano in prigione 15 giornalisti e esponenti del principale partito dell'opposizione, arrestati durante gli scontri di novembre scorso. L'associazione poi ricorda la grave repressione in atto in Birmania, i pericoli di attentati e imboscate contro i reporter in Pakistan e la repressione dei giornalisti dissenti da parte di Pechino e i novanta reporter arrestati in Nepal nell'ultimo anno.

E nella liberale Europa? Qui secondo Rsf a essere in pericolo è soprattutto la protezione del segreto delle fonti. Come mostra il caso del Portogallo, dove le autorità hanno requisito i computer di un quotidiano nazionale. Un capitolo a parte merita la censura dell'informazione on line e l'arresto dei cyberdissidenti, anche con l'aiuto di società occidentali, come è avvenuto in Cina sulla base delle informazioni fornite da Yahoo!.

Ma se il 2005 è stato l'anno più violento, nell'ultimo anno sono anche cresciuti i nemici della libertà di stampa: presidenti, ministri, re, guide supreme e capi di milizie, che usano della loro posizione per perseguitare i giornalisti ritenuti scomodi. In occasione della giornata mondiale della libertà di stampa Rsf ha aggiornato la lista di questi "predatori". I volti nuovi sono quello del presidente iraniano Ahmadinejad e i suoi ministri e dirigenti del ministero della Cultura; il primo ministro etiope Zenawi per aver represso e accusato di alto tradimento e genocidio i rappresentanti dell'opposizione e una quindicina di giornalisti; i gruppi armati delle Tigri Tamil in Sri Lanka, Don Berna, al secolo Diego Fernando Murillo Bejarano, leader dei paramilitari colombiani e il portavoce delle Farc, Raul Reyes.

KEBAB KEBAB DELLE MIE BRAME... PERCHE' HAI SPAPPOLATO IL MIO FEGATO COME CATRAME???



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martiri libertà di stampa   3/5/2006 12.4.45 (50 visite)   v|nC3Nz0

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