Nick: harding Oggetto: in Twingo veritas? Data: 2/1/2004 0.18.33 Visite: 110
In macchina non vado quasi mai forte. Un po' è colpa dell'onesta Twingo, un po' sono io. E' notte e sto tornando a casa. La tangenziale scorre obliqua ai lati del finestrino. Il mio andar lento è spazio lungo per pensieri e discorsi. E' stata una serata densa di affermazioni sfocate sullo stare insieme e la coppia. Ho preso poco parte alle conversazioni perchè non ho saldi principi su cui basarmi e difendere le mie posizioni. Ogni tanto ho buttato lì qualche concetto puramente filosofico ma è stato travolto da sicurezze di cui ignoravo e ignoro le origini. E, francamente, non mi interessano. Non sono solo in auto e qualcuno chiede perchè si ha così tanta paura di stare da soli. Segue un silenzio che sembra lungo, forse sorpassiamo due uscite prima che da qualche recondito anfratto della mia mente emerga qualcosa. “La più grande paura dell'uomo è la morte” - rompo il silenzio - ”l'unico modo che abbiamo per vincere la morte è quella di lasciare una progenie, qualcuno che, in qualche modo, prosegua la nostra esperienza terrestre.” - continuo - “Se siamo soli abbiamo poche possibilità di vincere la nostra piccola battaglia con la morte. Ergo la nostra è una paura biologica fatta psiche” Altro silenzio. Non so se ho detto una cazzata o una grande verità da corsia di sorpasso. Gli interlocutori tacciono forse storditi dal sonno più che dalle mie verità. Sono certo che ognuno di loro potrebbe dire la sua sulla solitudine e pagherei oro per poter vedere le immagini nella loro mente. Le immagini delle loro solitudini. Darei non so cosa per capire se siamo soli anche quando pensiamo alla solitudine stessa. Se il sentire di chi mi sta di fronte è tanto diverso dal mio. Purtroppo non ci è dato questo. In verità tante cose non ci sono date ma alcune sono più importanti. Metto la freccia, siamo arrivati. L'uscita salva me ed i miei passeggeri da ulteriori approfondimenti. |