Omicidio simulato per saltare le lezioni

Un omicidio davanti al liceo polifunzionale «Mazzini», al Vomero, sicuramente accaduto nel cuore della notte. Scena del crimine ancora recintata, con tanto di transenne e di avviso di sequestro del palazzo firmato dai carabinieri. Tracce del passaggio dei tecnici della scientifica: la sagoma del cadavere davanti i cancelli, macchie di sangue, i cartellini indicativi dei reperti balistici. Tutto perfetto: troppo per essere vero. Ma sarà realmente vero? Eppure gli ingredienti ci sono tutti. Poi quell'avviso su carta intestata dei carabinieri fuga ogni dubbio. Tanto che, alla fine di convulse telefonate tra carabinieri e dipendenti dell'istituto, i ragazzi saltano la giornata di lezione. E invece la verità salta fuori dopo un paio di ore: una burla colossale che ha dato scacco alla scuola, andando ben oltre le intenzioni degli autori. Che forse avevano un unico scopo: farsi quattro risate, cercare di conquistare un po’ di notorietà, sia pure in forma anonima, perché, per strade tutt'altro che tradizionali, la notizia giunge ai cronisti. Via Francesco Solimena, ore 7,30. Il signor Umberto, collaboratore scolastico con l'incarico di aprire l’istituto, resta immobile a guardare a terra, sulla soglia d'ingresso della scuola, chiavi strette in mano, occhi puntati sulla sagoma del morto, sul cartello dei carabinieri. C'è qualcosa di strano in quella scena, ma a lui non compete prendere iniziative. Deve soltanto aprire scuola: ma sia le transenne, sia la banda bianco-rossa delimitante la scena del delitto stanno lì a vietargli il passaggio. Che fare? Chiamare prima il preside o i carabinieri? Opta per la seconda. Deve fare presto. Alle 8,00 l'istituto dev'essere operativo, arrivano i primi studenti. Non possono rimanere in strada. Il signor Umberto decide di parlare con i carabinieri del Vomero sulla cui carta è scritto l'avviso. Ma non ha il numero: se lo procura chiamando il 112, senza spiegare null'altro; la successiva telefonata alla compagnia Vomero: a chi gli risponde chiede la conferma di quello che vede. Ma si sente rispondere dal centralino-corpo di guardia: «Deve chiamare dopo le 8 quando arriva il capitano». Il collaboratore scolastico insiste, vuole sapere se effettivamente lì, davanti all'ingresso della «sua» scuola c'è stato un omicidio, se può aprire i cancelli. E il militare, come da regolamento risponde: «Signore, non sono autorizzato a fornire alcun tipo di informazione telefonicamente. Chiami dopo le 8, quando il capitano è in sede». Che nel linguaggio dell'uomo di strada significa che effettivamente c'è stato qualcosa. E allora chi si permette di passare. D'altronde sull'avviso giudiziario, affisso in ben tre punti diversi e uno addirittura sulla porta d'ingresso c'è scritto testualmente «Carabinieri - Regione Campania Comando Vomero-Arenella - Immobile sottoposto a sequestro preventivo come disposto da provvedimento giudiziario del tribunale di Napoli, ufficio G.i.p. avente N° 12764\2004 NRU del 14\05\2006 Napoli 14 maggio 2006», e segue la firma «Il comandante comp. (mar. Giorgio Cattaneo)». Tutto «perfettamente» falso.
fonte: il Mattino
Chiedo venia se già è stato postato 
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