Nick: Viola* Oggetto: Il ventre di Napoli Data: 16/5/2006 18.12.27 Visite: 212
ogni giorno lo attraverso, ogni giorno mi avvolge e ogni giorno ne esco un pò stordita. bello a vedersi, cammini e sei in spagna. credo che nessun posto, nemmeno in spagna, sia ancora così spagnolo come il ventre di napoli. quella spagna seicentesca, quella picaresca, quella cupa, sanguigna e stracciata. e poi c'è la "plebe", o i "lazzari" che dir si voglia. sono sempre loro, quelli che si ritrovano già nelle cronache del '200, nelle successive descrizioni dei viaggiatori divisi tra fascinazione e ribrezzo, nelle storie narrate da Croce, nella definizione "un paradiso abitato da diavoli", i quelli che stando alle cronache del tempo si abbandonarono ad atti di cannibalismo durante la rivoluzione del 1799. guardi delle tele come quele di Micco Spadaro (più efficaci di qualunque cronaca), e vedi le stesse facce di adesso. uguali. ingrugnite, strafottenti, irridenti, crudeli. non c'è alcuna bonarietà. il popolano napoletano bonario è un'invenzione folcloristica, non esiste. è violento, sarcastico, impermeabile a tutto. quello che vive nel ventre di napoli vive a contatto con la storia, con l'arte, con un'umanità varia. non come coloro che vivono in periferia dove le strade non hanno nome e tutto ciò che hanno davanti è un muro grigio e una strada a scorrimento veloce. no, loro vivono proprio nel ventre, e sono impermeabili a tutto. autocompiacimento, autolesionismo, nichilismo. ostentazione. è qualcosa che scorre nelle vene, qualcosa che si respira nell'aria. qualcuno disse che la condanna del popolo napoletano è quella di portare mescolati dentro di sè il sangue degli oppressi e quello degli oppressori, vittime e carnefici allo stesso tempo. è questo che non riesco ad accettare, lo sfregio, la distruzione rivolti anche contro se stessi, non ha importanza se quelle cose sono lì anche per te: distruggere, sfregiare, irridere. azzannare per riflesso condizionato. fa niente se magari si finisce male, il ventre di napoli è sempre gravido. io sono nata da una conchiglia, diceva, la mia casa è il mare con un fiume no, non la posso cambiare. |