Nick: sunrise82 Oggetto: solo una lettera Data: 18/5/2006 23.27.29 Visite: 408
ma di una persona speciale e volontà che possa penetrare tanti occhi indifferenti o meno. Auguri Laura "Quattordici e quarantasei. Sono qui, rannicchiata sotto il piumone nel disperato tentativo di strappare al letto il suo tepore. Ho freddo. Il mio è un freddo incrostato nelle ossa, sgradevole e persistente. Mi fa assumere talvolta un'aria da svampita, come se andassi in standby per non consumare le poche energie che mi restano. Ma, senza preavviso, delle volte un pensiero prende corpo dentro me. E' un ordine, è un dovere. E' una necessità. Cerco di non pensarci. Per qualche secondo rimango immobile, trattenendo involontariamente il respiro. Ho gli occhi chiusi, serrati, e nel buio intravedo delle lettere nitide che scompaiono e riappaiono: M-A-N-G-I-A. Un brivido mi scende lungo la schiena. Non voglio, non voglio ricaderci. Con la mente ancora annebbiata a causa del dormiveglia, sbircio oltre le coperte, in direzione dell'orologio. Quattordici e quarantotto. Inspiro, espiro. "Stai calma", mi dico, "qui stai bene, al caldo, non c'è motivo per alzarti, hai pranzato appena un'ora e mezzo fa". Purtroppo so che non riuscirò a controllarmi. Il mio cervello, infatti, inizia a elaborare una serie di convincenti motivazioni che giustifichino le mie "voglie" sfrenate, che attutiscano il mio senso di colpa e mettano a tacere la mia coscienza. Mi dico: "Soltanto questa volta, sarà l'ultima volta". Con movimenti decisi e precisi mi alzo e mi dirigo verso la cucina. Disinvolta, apro le ante della credenza e con un'espressione impassibile comincio a mangiare a grandi bocconi la mia prima merendina. Con una velocità fulminea, ne scarto un'altra, che divoro senza quasi assaporare. Ammucchio le carte, che in seguito nasconderò in un cassetto dimenticato da tutti. Nessuno deve vedere, nessuno deve sapere. Quante volte ho inventato elaborate bugie per nascondere i miei peccati. Ora non penso a nulla. Sono vuoto, mi sto annientando. Tra qualche ora l'angoscia mi travolgerà, la depressione s'impossesserà della logica e tutto questo mi farà desiderare di addormentarmi. Mi sveglierò quando avrò digerito, quando avrò smaltito tutto il sudiciume che adesso sto ingerendo con forsennata rapidità. Tenterò di vomitare, e per una straziante mezz'ora rimarrò chiusa in bagno, con le dita in gola e con il rubinetto del lavandino aperto in modo tale che lo scroscio dell'acqua copra ogni rumore sospetto. Vagherò per la casa in preda all'isteria, maledicendomi, piangendo. Mi vedo china sul pavimento: il volto arrossato e le tempie pulsanti, urlante mentre mi dibatto, mi tiro i capelli e mi colpisco la pancia con forti pugni. Inspiegabilmente, d'un tratto mi bloccherò. Come se mi avessero staccato la spina. Il mio sguardo spento attraverserà la stanza; i contorni degli oggetti, deformati dalle lacrime che ancora mi bagneranno il volto, saranno per me alieni. Non c'è futuro. Generalmente la mia è una vita dai ritmi regolari. Regolati. Le varie attività devono necessariamente avere inizio ad un orario stabilito, per far si che il programma globale della giornata sia compiuto. Ogni minimo ritardo ha un effetto devastante sulla mia psiche. Ogni imperfezione è paragonabile all'acqua arginata da una diga. Una diga chiamata autocontrollo. L'imperfezione apre la diga facendo venir fuori ogni demone, la cui prorompente forza è rinvigorita dall'essere a lungo stato contenuto, frenato, drasticamente ignorato. Oggi, una merendina è stata la mia imperfezione. Ma domani, ancora una volta ritornerò a rinchiudere, a ingabbiare i miei pensieri dannosi. Finché il ciclo non si ripeterà, e non mi ritroverò nuovamente a vomitare intrugli orridi. Non avrà mai fine. Ma io non voglio, non voglio. Ritorno sotto le coperte. Prego, in un dio nel quale non credo. L'inferno è questo."
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