Nick: POESIA_70 Oggetto: il cibo fa...male Data: 26/5/2006 22.34.35 Visite: 1636
26/05/2006 Chiudi Boss di Acerra stanato in pizzeria ENRICO FERRIGNO Acerra. Era sfuggito alla cattura per oltre un anno tanto da essere in procinto di essere inserito nella lista dei 500 latitanti più pericolosi d'Italia. E per non essere individuato aveva rinunciato anche al telefonino ed era ingrassato notevolmente. Ma a giocare un brutto scherzo al boss emergente di Acerra Antonio Aloia, 28 anni, è stata una cena consumata con alcuni amici in un paesino dell'Avellinese. Pizza e birra con l'amaro fuoriprogramma dei carabinieri del nucleo operativo di Castelcisterna guidati dal maggiore Fabio Cagnazzo che hanno fatto irruzione nel ristorante «Antichi sapori» a Manocalzati. «Calmi, calmi sono proprio io», ha risposto ai militari Aloia lasciandosi ammanettare. «’O cinese», questo è il suo soprannome negli ambienti della mala, è accusato di essere il reggente del potente clan Crimaldi-Tortora di Acerra e di essere tra gli esecutori materiali dell'omicidio di Pasquale Castaldo detto «’o farano» capo del clan rivale avvenuto a Caivano nel settembre del 2003. Insieme con Aloia sono finiti in carcere anche Sergio di Noia, 31 anni di Candida (Av) che era a cena con il boss; Domenico Vega, 36 anni impiegato comunale di Manocalzati; Massimo di Noia, 29 anni, e Gabriella Sessa di 20, di Candida, sempre nell’Avellinese. Nell'abitazione della donna, convivente di Massimo Noia, i carabinieri hanno trovato Vega e una pistola con matricola abrasa e il colpo in canna. L'arma, una Bernardelli calibro 7,65, è stata inviata al Racis di Roma per verificare se sia stata utilizzata in raid di morte. Le analisi balistiche dovrebbero chiarire se la pistola sia stata usata o meno per gli omicidi di Sabatino Tortora e Roberto Di Buono avvenuti rispettivamente a gennaio e la settimana scorsa ad Acerra. Il blitz dei carabinieri è scattato l'altra sera alle 22 mentre Aloia stava cenando. Il boss era sfuggito all'esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa per 51 presunti camorristi appartenenti ai clan rivali Crimaldi-Tortora e De Sena-Di Fiore che da anni si contendono il predominio degli affari illeciti tra Acerra, Caivano e il Casertano. All'appello fino all'altra sera mancava solo lui. Aloia è accusato non solo di associazione mafiosa, ma anche di traffico di stupefacenti, estorsione, usura e omicidio. Per gli inquirenti sarebbe l'autore materiale dell'esecuzione del boss Pasquale Castaldo insieme con Michele Di Lauro, arrestato nei mesi scorsi. «'O farano» da tempo in lotta con i Lamontagna alleati dei Crimaldi, fu assassinato a colpi di mitraglietta all'interno del bar Cristallo a Caivano nel settembre del 2003. I giudici della quinta sezione della corte d'assise di Napoli nella prima udienza hanno individuato come mandanti dell'omicidio Domenico Lamontagna, il boss di Caivano, e Antonio di Buono, parente del capoclan di Acerra Cuono Crimaldi.
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