Israel should face sanctions
19/05/2006
di Ronnie Kasrils e Victoria Brittain
La crisi palestinese è diventata ancora più drammatica dell’apartheid, ma sono le vittime stesse ad essere punite
I leader occidentali cercano di vanificare le elezioni democratiche in Palestina bloccando gli aiuti e utilizzando la punizione collettiva, l’assedio economico e la carestia come armi politiche nel tentativo di costringere il governo di Hamas ad accettare le loro condizioni nelle trattative con Israele.
Persino nella lunga lotta per la libertà nel Sud Africa all’epoca dell’apartheid non si era mai verificata una situazione così drammatica come quella cui assistiamo oggi in Palestina: anche se lì i bambini venivano uccisi per aver rifiutato un’istruzione di serie B; alcuni leader dei movimenti di liberazione rimanevano incarcerati per decenni sulla Robben Island; i nuovi leader venivano assassinati; capi spirituali venivano avvelenati; le demolizioni delle case e le rimozioni forzate erano frequenti; e i governi occidentali imponevano ai Sudafricani quali dovessero essere i loro governanti, e quale dovesse essere la loro linea politica. Il Congresso Nazionale Africano affrontò il potere militare, economico e sociale dei padroni bianchi con un minuscolo esercito di guerriglieri, il sostegno delle masse popolari e un’autorità morale che gli è valsa la solidarietà presso milioni di persone nel mondo intero. Molti ora scordano che il tremendo sistema dell’apartheid era visto come normale nei grandi centri di potere mondiale: in ossequio agli ‘interessi garantiti’, i media occidentali presentavano una versione edulcorata della sofferenza e dell’ingiustizia procurate da tale sistema. Oggi è sparita dal Medio Oriente qualsiasi autorità morale occidentale, tanto a causa degli anni di doppio standard sulla questione palestinese quanto in conseguenza dell’attuale guerra devastante contro l’Iraq. Non c’è scusa che valga per ignorare ciò che ora sta succedendo ai Palestinesi. E le più recenti mosse diplomatiche del Quartetto – Stati Uniti, UE, ONU e Russia – per alleviare i disagi ma mantenere allo stesso tempo il rifiuto di negoziare con i leader eletti della Palestina, appaiono totalmente inadeguate. Una franca analisi dell’attuale crisi, e di quanto succederà in assenza di un intervento politico significativo, mostra anche il perché. Il problema di base è l’intensificazione dell’occupazione israeliana nei territori palestinesi. Sebbene la Corte internazionale di giustizia lo abbia ritenuto illegale, il muro israeliano lungo 390 miglia continua a serpeggiare attraverso il West Bank, rubando un altro 10% di territorio e consentendo l’espansione degli insediamenti israeliani illegali. Circa 50.000 palestinesi stanno per essere abbandonati in un limbo di insicurezza dalla parte israeliana del muro; 65.000 di loro dovranno fare giorno dopo giorno i pendolari attraverso 11 punti di transito. Città quali Qalqilya e Jayyous, una volta prospere, con terre fertili e rifornimenti di aqua adeguati, sono praticamente accerchiate, poiché le loro fattorie e serre si sono venute a trovare dalla parte israeliana. Nel frattempo, Israele trattiene 50 milioni di dollari al mese in dazi doganali e tasse dovute ai Palestinesi, e l’erogazione di energia è stata interrotta. Gli impiegati statali palestinesi, i docenti, i medici e le forze di sicurezza non sono pagati da più di due mesi. La probabilità dello scoppio di una guerra civile tra fazioni di uomini armati e sempre più disperati è così plausibile che i Palestinesi non sono gli unici a pensare che gli Stati Uniti in realtà si augurino una tale autodistruzione della Palestina.I Palestinesi stanno subendo sanzioni impostegli per la loro scelta politica. Ma a ricevere delle sanzioni dovrebbe essere piuttosto Israele, il quale crea nuove situazioni di fatto pur di impedire la nascita di uno Stato palestinese vitale. Il Segretario generale delle Nazioni unite, Kofi Annan, dovrebbe utilizzare i suoi ultimi mesi di incarico per spingere verso l’adozione di sanzioni volte ad assicurare l’attuazione della delibera della Corte internazionale di giustizia in merito alla costruzione del muro d’Israele, la chiusura degli insediamenti nel West Bank e il rilascio dei detenuti politici palestinesi. E tutti coloro cui stanno a cuore la libertà, la pace e la giustizia devono costruire un movimento globale di solidarietà con la Palestina che possa eguagliare il movimento contro l’apartheid degli anni ’80. fonte
www.rainews24.it è un copia e incolla che non sarà gradito a sunrise però credo che sia giusto riportare l'articolo così come è stato tradotto...
inutile dire che non commenterò,lo posto solo per farlo visionare a chi dovesse essere interessato......
notare che è un articolo fatto dal noto giornale bolscevico THE GUARDIAN......
Per la legalità e la legalizzazione. Radicalmente contro tutti i fondamentalismi