L’occupazione ha un “nuovo” progetto per assicurare che i diritti dei palestinesi continuino ad essere negati e violati: il “piano di convergenza”. Offrendosi ai media come un più esaltante “piano di disimpegno”, ha come scopo la legittimazione dell’annessione di tutti i territori e delle risorse ad ovest del Muro dell’Apartheid, inclusa Gerusalemme. I palestinesi saranno lasciati sotto assedio come nei Bantustan (Nel 1959, nell’ambito della politica dell’apartheid, il governo sudafricano approvò la legge che istituiva unità territoriali chiamate homelands, patrie, o bantustans, stati bantù, destinate ai vari gruppi etnici bantù. Nel 1994 tutti i bantustans, compresi quelli diventati indipendenti, in conseguenza della fine della politica dell’apartheid, hanno cessato di esistere così come i loro emblemi). I palestinesi saranno dunque sigillati nella zona est e frazionati territorialmente.
Il Primo Ministro israeliano, Olmert, a capo di questo progetto, vende un piano di annessione illegale e brutale. La sua propaganda si è articolata sulla rilocalizzazione di 68 delle 74 colonie. Anche se la realtà dimostra che il piano condurrà ad un incremento del 20% delle capacità delle colonie e ad un imprigionamento sistematico dei palestinesi all’interno della loro terra.
“Nuovi” piani sono previsti anche per Gerusalemme, piani basati su un pulizia etnica della città attraverso un isolamento sempre maggiore dei palestinesi dalla loro capitale, le loro istituzioni, dai centri storici e religiosi, attraverso la costruzione del Muro dell’Apartheid attorno ad essi.
Secondo il piano, i Bantustan creati dal muro di separazione, si espanderanno verso est, permettendo una maggiore responsabilità amministrativa palestinese nella valle del Giordano. Nello stesso tempo verrà assicurata ai palestinesi l’impossibilità di un loro accesso al Giordano e di conseguenza alle risorse idriche e agricole del fiume.
Nella West Bank, il Muro è parte integrante del piano. Sono in corso piani per edificare un muro che ghettizzi in Bantustan un’altra dozzina di villaggi palestinesi dell’area.
La comunità internazionale si trova quindi a discutere circa queste “modifiche” nella traiettoria del Muro anziché denunciare il fatto che i sionisti stiano circondando intere popolazioni attorno a dei blocchi di cemento.
Una ramificazione fondamentale di questo piano è la giudaizzazione di Gerusalemme e la perdita delle aree metropolitane palestinesi che possano avere un significativo potenziale urbano. Le aree urbane palestinesi producono infatti il 90% del PIL e rappresentano i pilastri sui quali è costruita l’attuale economia nazionale. I palestinesi che saranno mandati via da Gerusalemme assicurano il 40% delle attività economiche palestinesi ed occupano le più importanti ed antiche istituzioni. Il piano di occupazione prevede l’isolamento di 230.000 palestinesi che vivono a Gerusalemme.
Il piano cammina in accordo con la vecchia visione del “Nuovo Medio Oriente” che rende prioritaria l’ economia sotto la dominazione militare. Uno stato-bantù aiuterà i nuovi meccanismi di controllo economico-finanziario applicati dall’occupazione e spalleggiati dalla comunità internazionale.
Accordi con gli stati bantù nei paesi musulmani ed arabi potrebbero assicurare all’economia israeliana - indebolita dall’Intifada – nuovi mercati e nuovi investimenti.
L’occupazione mira a “far convergere” o a “disimpegnare”, ma fa ciò perseguendo interessi razzisti e coloniali per assicurare che tutto quello che ancora rimane ai palestinesi sia circondato da un territorio straniero. Il “disimpegno” da Gaza sfocia nel soffocamento sociale ed economico, nelle continue uccisioni di gente “liberata” dal muro prigioniero. In ultimo, l’80% della popolazione della striscia di Gaza sta ancora lottando per ritornare nelle proprie case distrutte nel 1948 al momento della costituzione dello Stato di Israele.
Questo piano non prende di mira solamente i palestinesi della West Bank e Gaza, ma ha come target innanzitutto i palestinesi della Diaspora. La costituzione di uno stato-bantù come ghetto all’interno del tracciato del muro ha lo scopo di trasformare il nostro movimento di liberazione in una disputa sui confini. I diritti e le rivendicazioni della maggior parte della nostra gente stanno per essere enfaticamente ignorati ed esclusi.
fonte
www.rainews24.it come al solito non replicherò alle risposte deficienti!!!!!
