Dedicato a ramy, che ha avuto l’ardire di dire che “questo mi fa fare un sacco di risate”, ed a Uranya, che ha commesso l’errore di affermare che, almeno una volta, ha letto il mio blog.

Arriviamo al Bounty intorno alle 22.30 io, Shergal e Lunaemy. Pensiero fisso, la pasta che ci è stata promessa. A dire il vero manco ho mangiato a casa; non per la pasta promessa, ma perché ho finito di lavorare un’ora prima e a dirla tutta quella pennetta mi faceva gola. Per la serie “non per dirlo, ma diciamolo”.

Appena entrati, ‘o primmo scassamiento: ho appena parcheggiato che devo rientrare in macchina e spostarmi. Ma vabbè, ormai come ruolo me lo sono preso, non mi posso lamentare. Appena risolto questo piccolo inconveniente raggiungo gli altri nel locale.

E per inciso, gli altri sono proprio Shergal e Lunaemy, che non vedo da giusto un paio di minuti. Dentro ci sono solo un altro paio della combriccola e tre persone, non meglio identificate, che ho incrociato nel parcheggiare mentre dicevano qualcosa come “ma che tenimmo a vere’, ‘e femmene ‘e aspettammo dinto”. Cose sulle quali è meglio non indagare. Ci accoglie il losco figuro identificato come Ne55uno, il quale inizia a blaterare qualcosa. Io intanto mi guardo intorno: maronna mia, ma veramente stamm solo nuje. La mia attenzione torna a bomba, o per meglio dire sulla persona con la quale sto parlando da cinque minuti ormai, quando essa mi nomina il foglio. Neh che re’ mò stu foglio? “Ma voi l’avete preso il foglio.. per la penna… dopo vi faccio dare il foglio..”

Ricordi atavici ed attimi di panico. Ma fossemo venuti a fa’ o disegnino? Qualche sguardo interrogativo ha portato l’interlocutore a chiarire che il foglio era quello del “buono pasto”, mentre la “penna” era in realtà la pennetta al sugo che sarebbe stata poi servita. Molto poi, ma nun fa niente.

Cmq, prosieguo della serata, ci sediamo al solito tavolino aspartato. Lontano da occhi indiscreti, dove sparare cazzate a volontà. Mano a mano che passano i minuti, il timore di essere soli svanisce: arrivano persone a frotte. Anche una comitiva di albanesi, ma si è poi scoperto che avevano sbagliato rotta per via della pioggia. Intuitivi coloro che si erano insospettiti vedendo il gommone arenarsi sulla balconata. Poco dopo, una comitiva di zingari, ma nemmeno loro facevano testo: erano lì solo per la pennetta. Alla fine sono arrivati anche tutti i soliti, compresi i “soliti ignoti”, ovvero quei personaggi che saluti, ti dicono il nick, ma tu ascolti con l’espressione d’o nonno. Neh ma che ha ditt chisto???

I successivi minuti sono passati tra un quattro bianchi di rifornimento ed il tentativo di scorgere qualche viso noto tra i presenti. Oltre alla tailandese, chiaramente, ca è ‘a vita mia ma non me la darà mai e che ormai tutti lo sanno. Oh ecco enigma.. vabbuò è sparito pure lui, chissà dove si è infrattato, avrà trovato una barca. O una botte, secondo le sue recenti preferenze. Ed ecco anche Isolina, che si è seduta a fianco e parla cu ‘a cumpagna. E parla, parla, parla, tra poco se si mette due bigodini in testa ha raggiunto l’ascesi. Oh ma ecco pure Shergal.. azz no aspè, chilo è venuto cu mmè.. puosa stu quattro bianchi che sta facendo effetto.

Isolina si è piazzata lì e parla con l’amica. Credo l’abbia messa a tipo cane ‘e presa. Non che abbia morso, questo no, ma ha svolto egregiamente il compito suo. Ho provato tre volte a parlare con Isolina. A parlare, non a fare altro. E tre volte ho dovuto passare il dazio del controllo doganiere del “che vuoi dall’amica mia?”. ‘A primma vota è stato un “niente.. le voglio dire na cosa”. La seconda volta è diventato un “marò.. e che voglio, l’aggia dicere na cosa”. La terza volta è stato un laconico “niente, nun voglio niente”, ma vi giuro che n’altro sguardo e avrei cominciato a piangere. Poi uno dice che la penna tra il solco delle natiche non la devi fare cadere: cu chillo cane ‘e presa ca t’è piazzato, è ‘o minimo!

Ma ecco, nel bel mezzo della serata, il deus ex machina che ti fa passare con nonchalance da un intermezzo solito ad uno spettacolare: si, mi riferisco alla figura ‘e mmerda.

Chi è sta tipa vestita di rosso che si avvicina per salutare? Babbo natale no, ‘a barba nun è bianca. Manco ‘o gabibbo, coi fianchi non ci siamo. Quindi la reazione spontanea: sguardo interrogativo, proprio quello che dice chiaramente “non ho idea di chi tu sia”.

Fin quando la tipa ti guarda e, nel timore di averti confuso con qualcun altro (e vuless vede’, visto ‘a faccia che hai fatto), ti fa “Nieth?”. A sto punto il panico è totale. Neh ma questa chi è? Sa pure il nick mio.. per un attimo ho creduto fosse del sismi. Poi vabbè, i neuroni me l’hanno fatto il collegamento. Era Uranya, tutto a posto. Ma qui la pensata geniale. Lei ti gira intorno, tu la saluti per bene, e cosa le dici? “No sai com’è.. senza scollatura non t’avevo riconosciuto”. Nu suicidio, praticamente. Aropp è normale che ti appari parlando degli astri del calendario maya.. tanto ‘a figura ‘e mmerda l’e fatta, anche se lei sorride. Meglio alzarsi ed andare altrove, pe ‘a vuttà int’a scurdata. Una vutata d’uocchie e sono verso l’ingresso. Toh, arriva Ramy con due sconosciute. Che forse m’ha preso sul serio quando le ho detto di presentarmi na cumpagna?

Manco pe ‘a capa. Le due sconosciute, che mi rendo conto sono tali solo per me, sono due personaggi notissimi al forum. Al forum, appunto, io i nomi non me li ricordo, aggiate pacienza. Cerco di attirare la sua attenzione. La manina non basta. L’urlo nemmeno. Anche la jastemma ha perso la sua efficacia. Il tutto sotto lo sguardo divertito dell’amica, quella carina. Ed ora, ennesima idea geniale. “T’avissa credere che Ramy mi caga un attimo???”, ovviamente urlando. Ramy si gira. Azz si è resa conto finalmente che sto cercando disperatamente di salutarla. Però in queste occasioni, dove il saluto è di circostanza, non ti puoi permettere di fare domande dopo il classico “ciao”. Tu no, io si: perché ‘a figura ‘e mmerda me la vado a cercare. Ramy mi saluta e, mentre le chiedo dove sia il suo uomo, fa all’amica “questo mi fa troppo divertire” e torna a girarsi altrove. Altro urlato “Neh ma t’avissa credere ca m’ha risposto??”. L’amica ride. Suppongo non con me, ma di me. A proposito, Tonia (o Sonia, o Monia, o Begonia, che la musica era alta), il collirio te lo potevi pigliare se ti dava fastidio l’occhio. E nun è vero ca tengo l’occhio di vetro, stai tranquilla, qualsiasi cosa abbia detto stavo solo pariando.

Ecco.. presentazioni finite. E anche carburante.

Però devo dire che ho incontrato, dopo diversi anni, darksaint. Erano giusto cinque anni che non lo vedevo, né sapevo che fine avesse fatto. Che dire? Alto, più alto. O ero io più basso perché mezzo chiàto, non saprei. Ma comunque è stato un incontro oltremodo gradito. Ho anche appreso, da una delle menti illuminate della serata, che il mio è un lavoro da “inguaiato”.

Sul resto della serata è meglio non dilungarsi troppo. Qualche intoppo, qualche chiacchiera, qualche altro saluto.

Qualche cosa che sarebbe meglio evitare, qualche altra che sarebbe stato meglio approfondire. E qualche tristezza da pignorare, come quando le ragazze sono andate tutte quante via. Non che io avessi sto rapporto sociale, ma l’atmosfera comunque ha una sua ratio essendi. Prima di andare via, saluto generale a chi è rimasto. E poi kebab da ‘on Mario, che altrimenti il sonno non concilia.

Lupim, scusami se ho dato un mozzico al tuo panino. Ti assicuro che ha sofferto poco. Scusami anche tu, cameriera tailandese, che mille volte t’ho detto che sono tutte chiacchiere e in fin dei conti inoffensivo, ma lo stesso gioco a farti la corte o qualcosa che vi somiglia assai.

E scusate tutti, voi che mi avete detto il vostro nick (perché oramai a nick ci presentiamo), e non mi ricordo nulla. E infine, scusami pure tu, tu che stai leggendo, ammesso che sia arrivato fino alla fine, per il tempo che hai perso.

Se non sei arrivato alla fine, chiavate na varca (o ‘na botte) in culo.