Tempo fa è stata inaugurata la nuova strada che univa Pianura a Marano. Purtroppo il nuovo percorso ha avuto vita breve, diventando inagibile ben presto, rovinata dalle intemperie. Attualmente, chi voglia raggiungere Marano, usa la vecchia strada-mulattiera che, da centinaia di anni, si trova verso la fine di via Montagna Spaccata, poco prima dei Pisani. E quella strada è rimasta proprio come cento anni fa. Anzi, c’è da correggersi: struttura di cento anni fa, ma rovinata dal tempo e dall’incuria. Peggio, insomma.

Eppure la zona, dal tredicesimo secolo, è stata fittamente praticata. Anche prima, in epoca remota, era una delle vie più trafficate per chi avesse dovuto raggiungere Pozzuoli o i comuni limitrofi.
Testimoniano il fatto che la zona fosse abitata il rinvenimento di monete e reperti risalenti a civiltà greco-romane, mentre i primi documenti ufficiali che parlano del quartiere con l’odierno nome risalgono al 768, quando il quando il principe longobardo di Salerno Arechi II, già duca di Benevento, donò il territorio di Pianura alla chiesa napoletana di S. Gennaro ad Corpus.

Intorno al 1500 nella zona, e in special modo in questa strada, i residenti cercavano di difendersi dal brigantaggio con la costruzione di abitazioni fortificate, molte delle quali sono presenti, abbandonate, tutt’oggi.
Una di queste è la Masseria Spadari, punto di riferimento inconscio per gli abitanti del quartiere che identificano la strada come “areta a ‘e Spadari”.
Attualmente percorrendo la strada, che resta trafficata visto l’inagibilità della nuova, si ha la sensazione di fare un salto nel passato. Le automobili arrancano lungo il pendio di terriccio e i dossi di detriti lungo i quali si facevano strada i carri, ad ogni pioggia le pozzanghere e l’instabilità del terreno minano la tranquillità del “viandante”. Bruscamente ci si rende conto di essere nella cosiddettà civiltà allorché, nelle rientranze della strada, si vedono ammassate enormi quantità di rifiuti, vere e proprie discariche abusive ed a cielo aperto.

Dopo essere stata abbandonata nei secoli scorsi, le masserie di questa zona sono state usate, durante la guerra, come avamposto dai partigiani che, favoriti dalla posizione dei casali e dalla loro fortificazione, riuscivano a sfruttare a proprio vantaggio le strade dissestate nella resistenza contro le incursioni tedesche.
Abitate dai greci, dai romani, dai longobardi, usate dai partigiani.. di tutto questo, non resta nemmeno una targa. Qualche masseria è stata ristrutturata dagli attuali proprietari ma altre restano nell’abbandono totale. La Masseria Spadari è lì, sul ciglio della strada, con la sua torre imponente e le finestre murate, invasa dalla vegetazione ed immersa nella fanghiglia, circondata da un cancello arrugginito che, più che la costruzione, protegge i visitatori da un possibile crollo della struttura.

Non si sta parlando di reperti archeologici di valore, certo, ma chi potrebbe negare che anche questo sia comunque un pezzo della nostra storia?
Provate (a vostro rischio e pericolo) a percorrere quella strada. Potreste avere la fortuna di rimanere bloccati dal pascolo, lungo la carreggiata, di qualche mandria di capre.
I bambini spesso sono divertiti da imprevisti del genere; un po’ meno quelli che sono costretti a percorrere quella strada per lavoro.

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