Nell’antichità si usava seppellire i cadaveri lontano dai centri cittadini. Uno dei luoghi più adatti a questo scopo erano le zone adiacenti all’attuale via Monatagna Spaccata, a Pianura, che congiungeva Napoli a Pozzuoli. Proprio lungo questa strada, e precisamente in quella che oggi è conosciuta come via Provinciale, è visibile un monumento funerario. Visibile per modo di dire dato che questo è un altro dei siti che non hanno ricevuto negli anni, e tuttora non ricevono, le attenzioni dovute da parte dagli enti preposti. Malgrado la costruzione sia piuttosto danneggiata (e ogni tipo di restauro sia solamente auspicabile), è ben visibile la struttura a “colombario”, con tanto di nicche dove venivano riposte le urne contenenti le ceneri dei defunti.
Molte persone, anche residenti nella zona, non conoscono il reperto. E come fargliene una colpa? A coloro che passano, colpa dell’incuria umana e di quella del tempo, quello che una volta era un mausoleo oggi appare come un cumulo di macerie che vagamente ricordano una costruzione. Tutto intorno, una recinzione in ferro, forse l’unico accorgimento che le autorità hanno dedicato a questo reperto. “ministero per i beni e le attività culturali – progetto mirabilia”, si legge su un cartello, posto sulla recinzione, a indicare che oltre ad ammasso di vecchie pietre lì c’è anche un pezzo della nostra storia, della nostra cultura.
Uno dei pochi momenti di gloria di questo reperto pare sia dovuto all’attenzione delle scuole che, nel progetto “adotta un monumento”, scelsero di occuparsene. “la vicinanza dell’attuale caserma dei Vigili del Fuoco garantisce una più attenta salvaguardia dell’opera muraria”, si legge sul sito dell’iniziativa. Il nesso tra la la vicinanza della caserma e questa ipotetica salvaguardia, a quanto pare, risulta ovvio soltanto sulla carta o in qualche utopistico ragionamento. Vero è che nel quartiere di Pianura le attrattive turistiche sono ridotte praticamente allo zero, ma non è un buon motivo per abbandonare al proprio destino le memorie di una zona che, reperti archeologici “alla mano”, è stata abitata fin dai tempi più antichi.
Non c’è un itinerario turistico, un cartello che segnali il sito come bene archeologico. Probabilmente in questo influisce molto la dimensione del sito stesso, relativamente piccolo, ma ciò influisce forse sulla sua importanza?
Nel “giardinetto” che lo circonda, invece, vi si può trovare di tutto. Si passa dai vecchi giornali ai bicchieri di plastica, si arriva persino ad un tubo catodico. Considerando che la costruzione dista più di dieci metri dalla strada, il dubbio che si pone è: si svolge qui un improbabile tiro al bersaglio praticato con ogni sorta di immondizia o la gente approfitta, mentre passeggia, di questa che è diventata quasi una piccola discarica?
Ad un occhio più attento, poi, non possono sfuggire delle siringhe usate occultate tra le erbacce, e questo la dice lunga sulla situazione in cui versa la zona.
Come già detto, l’unico intervento delle istituzioni è la recinzione, “piazzata lì” nemmeno tanti anni fa. Piazzata, si, perché questo è l’unico provvedimento preso per la zona. Nessuno, attivamente, si prodiga per garantire un minimo di pulizia. Né gli enti che ne avrebbero il dovere, né tantomeno i privati che, in altre zone, lo fanno per amore del proprio quartiere senza percepire compensi.
L’intervento dei privati si vede sì, ma le scritte a bomboletta non sono sicuramente la scelta migliore.
Come se non bastasse, infatti, nemmeno la costruzione stessa è stata risparmiata dall’inciviltà delle persone. Nessuno mette in dubbio che questa “mely” sia una ragazza degna di nota, ma da qui a firmarsi sulle mura di un antico mausoleo funerario ce ne passa..
![]() ![]() |
![]() |
![]() |
![]() |
![]() |
![]() |
![]() |
![]() |