Nick: KaPPa`OuT Oggetto: 21 grammi... Data: 18/1/2004 1.26.6 Visite: 89
Paul, Christina, Jack. Tre persone che non si conoscono, ma le cui vite entreranno in contatto improvvisamente, per un incidente d'auto ad un angolo di strada. Il primo è un professore di matematica con una malattia terminale e un trapianto di cuore da fare, la seconda una madre ex tossica che perde la famiglia che faticosamente aveva costruito, il terzo un ex carcerato convertitosi alla religione, che ripiomba nella dannazione e in prigione. Le aspettative erano alte, inutile negarlo, e Inarritu non le tradisce, in primis a livello di attitudine. Dopo il successo di "Amores perros", sbarca in America portandosi dietro Guillermo Arriaga, sceneggiatore di fiducia, senza cedere di un millimetro sulla sua poetica, addirittura asciugandone le potenzialità spettacolari in favore del rigore drammatico. Intatto rimane l'impasto rispetto al primo film: tre vite che si incrociano drammaticamente ad un angolo di strada, conseguenza di un incidente stradale. Gli ascendenti i soliti, Kieslowski per simmetrie e incroci del destino, Kurosawa via Tarantino per la tecnica del nodo drammatico ripreso da più punti di vista, il tutto immerso in uno scenario urbano di 'newhollywoodiana' memoria, meno sporco, ma non meno freddo, grazie ai toni al neon decolorati della fotografia. Nel primo terzo di film, Inarritu inasprisce la destrutturazione della linearità temporale, mescolando senza soluzione di continuità flashforward e flashback, sequenze secche, brevi, quasi a smorzare nello spettatore il pathos derivante da una scrittura drammatica vibrante, tra trapianti di cuore, dipendenze da stupefacenti e deliri di coscienza. Poi la vicenda prende corpo, ne intuiamo i contorni, ne conosciamo la fine. Restano da ammirare tre attori mostruosi, capaci di recare nei volti i segni delle rispettive dannazioni. |