Come resistere, a Napoli, al richiamo del mare? Quando s’avvicina ‘o “mese Aùsto”, ‘a “staggione” per antonomasia, ogni cittadino si lascia attirare da quell’accozzaglia di carne messa ad arrostire al sole, ansioso di farsi schizzare sabbia dai bambini. Ma il napoletano, che in queste occasioni presenta atavici ricordi di nomadismo e barbarie, riesce a far mostra di sé arrivando a dare spettacolo.
Partenza.
Rigorosamente alle sette del mattino. Perché così non troviamo traffico, e ci pigliamo i posti migliori. E anche perché la discesa a mare mi viene a fare trenta euro e allora vaffanculo, aggia stà da ‘e ll’otto ‘a matina fino e ll’otto ‘a sera!
Destinazione, miliscola. O comunque spiagge limitrofe. Di norma il napoletano di muove in branco, cosa che rende ancora più suggestiva la partenza.
Arrivo
Due ore dopo. Tutti i napoletani avevano avuto la stessa idea. Non fa niente, domani scendiamo alle sei meno un quarto, così ci fottiamo di freddo sulla spiagga ma almeno arriviamo per primi. Sul lido, alle otto, c’è tutta Napoli. Anche persone che non vedevi da anni, e con i quali organizzi al volo una rimpatriata tra amici.
La cabina
La cabina del napoletano diventa un bungalow. Il suo esterno viene magicamente tramutato in un accampamento nomadi. Asciugamani appesi ai lati, per conservare la privacy, e tanto di salciccia e provolone appesi alla trave a stagionare. Subito sulla spiaggia, come fosse il tappetino fuori l’appartamento, un asciugamano che ritrae un Maradona a grandezza naturale, cu na capa riccia ‘e chesta manèra.
E da mangiare?
La “robba” sulla spiaggia costa, e tanto. Il napoletano decide di portarsi tutto da casa. Quando scende quelle borse, il babo, tira fuori una jastemma ad ogni scalino. Proprio non si capacita del perché, dopo aver lavorato un anno, non può spendere due euro per una bottiglia d’acqua e viene costretto a portarsi di tutto, dalle scatolette simmenthal ella borsa termica con dentro una cascia di acqua, manco avessa je a vennere ‘e cafè borghetti ‘ncoppa a ‘o stadio. Un vero e proprio pranzo. I più all’avanguardia portano i termos pieni. Quelli più tradizionalisti, invece, si portano direttamente il cucinino da campeggio. E su, pentole nelle quali cucinano una ricca pasta e fasule, che rende il bagno obbligatorio dopo almeno 5 ore e rutto liberatorio. Quelli che non vogliono cucinare, invece, si limitano a qualcosa di leggero: due borse piene di vasche e vaschette con: lasagne del giorno prima, cotolette in quantità e, per la ma renna di mezza giornata, frittate di maccheroni cucinate la mattina. Giusto si rimane nu poco ‘e spazio, la mamma ha preparato anche cinque o sei panini.
A farne le spese, un ragazzino che con alcuni amici ha avuto la sfortuna di mettersi a pochi metri dalla famiglia napoletanomade. Immancabilmente sarà preso di mira dalla capofemmina che, al grido di “bello ‘e mammà, te magne ‘o ppane sicco?”, lo costringerà ad unirsi al lauto pasto.
Che altro dire? Ce ne sarebbe tanto ma, come al solito, non prendo appunti di idee. Quindi mi scordo sempre una marea di cose. Mi vengono meglio dal vivo, quando parlo a ruota libera.
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