Nick: Copia&Inc Oggetto: Antonio Meucci Data: 19/1/2004 13.34.59 Visite: 123
Antonio Santi Giuseppe Meucci nacque a Firenze, nel popolo di S. Frediano, cura di Cestello, alle cinque del mattino di mercoledì 13 aprile 1808. Nel 1849, egli ottenne, primo nella storia, la trasmissione della parola per via elettrica, divenendo così,in assoluto,il primo pioniere del telefono. S'imbarcò il 23 aprile 1850 a bordo del veliero Norma, diretto a New York, dove giunse il 1 maggio 1850. Si stabilì quasi subito a Clifton, nell'isola di Staten Island, nella baia di New York, dove rimase fino alla morte. Negli anni dal 1851 al 1871, Meucci concepì e provò su tale collegamento una grande varietà di telefoni (più di trenta tipi diversi). Ottenne un primo soddisfacente risultato tra il 1858 e il 1860, usando un nucleo magnetico permanente e una bobina acquistati da un produttore di equipaggiamenti telegrafici di New York. Questo telefono aveva tutti i requisiti di un moderno telefono, ad eccezione del diaframma, che era di pelle animale, con un bottone di ferro al centro, ma funzionava correttamente. Tra il 1864 e il 1865, risolse il problema del diaframma, usando una scatola di sapone da barba, il cui coperchio (forato per ricavarne un cono acustico) era fatto in modo che il diaframma- interamente metallico- poteva essere bloccato lungo tutta la circonferenza, esattamente come nelle moderne capsule telefoniche. Nel 1865 egli ottenne (cito le sue parole) "un'eccellente risultato della trasmissione completa della parola." ...si impegnò con tutte le sue forze per rendere operativa la sua invenzione del telefono. Il 12 dicembre 1871, con atto notarile stipulato dal notaio Angelo Bertolino di New York, fondò con altri tre partner italiani la "Telettrofono Company," il cui obbiettivo primario era, come recitava il contratto, quello di "effettuare tutti i necessari esperimenti per la realizzazione del 'Telettrofono,' ossia della trasmissione della parola (voce umana) attraverso fili elettrici, inventata da Antonio Meucci". Il contratto prevedeva, inoltre, di estendere le attività della società in ogni stato d'Europa e del mondo, nei quali la Telettrofono Company si proponeva di ottenere brevetti, di formare società affiliate e di concedere licenze. Incidentalmente, si fa osservare come la parola "telettrofono", con cui Antonio Meucci battezzò la sua invenzione, sia più appropriata (anche se più lunga) della parola "telefono", oggi universalmente usata, in quanto indica inequivocabilmente la trasmissione della voce per via elettrica. Il 28 dicembre 1871 Antonio Meucci deposita presso l'Ufficio Brevetti statunitense, a Washington, il caveat 3 n. 3335 dal titolo "Sound Telegraph," che descrive sommariamente la sua invenzione, in attesa di trovare altro denaro (ca. $ 250) per depositare un brevetto regolare e più dettagliato sul suo telettrofono. La Telettrofono Company, peraltro, si dissolse nel giro di un anno, per la morte o la partenza da New York dei suoi tre soci. Antonio Meucci si rivolse, allora, nell' estate del 1872, al Vice Presidente dell'American District Telegraph Co. di New York, Mr. Edward B. Grant, affinché gli fosse concesso di sperimentare il suo telettrofono nelle linee telegrafiche di quella compagnia. Poiché Grant, dopo aver promesso il suo aiuto, tergiversava, adducendo pretesti vari, dopo due anni Meucci richiese la restituzione delle descrizioni e disegni dati a Grant, il quale, però, rispose di averli smarriti. Nel dicembre del 1874, Antonio Meucci non riuscì più a trovare qualcuno che gli prestasse i $10 necessari per pagare la tassa annuale di mantenimento del suo caveat. Pertanto esso decadde, il 28 dicembre 1874, secondo quanto previsto dalla legge brevettuale statunitense, in vigore dall'8 luglio 1870. Non appena divenne di pubblico dominio la notizia che Alexander Graham Bell aveva ottenuto, nel marzo del 1876, un brevetto sul telefono, Antonio Meucci reclamò in ogni sede ed in ogni occasione la sua priorità. Questa, peraltro, non poteva fondarsi legalmente sul suo caveat, scaduto da due anni, ma soltanto sul fatto che la sua invenzione era di dominio pubblico nell'area di New York e pertanto, secondo l'art. 24 della legge brevettuale sopra citata, il brevetto Bell non costituiva una "nuova ed utile arte … non prima conosciuta o usata in questo paese, e non brevettata o descritta in una qualsiasi pubblicazione stampata, in questo o in altri paesi, e che non sia stata pubblicamente usata o venduta da più di due anni dalla data della domanda". Molti altri inventori, a vario titolo e tramite varie società che avevano acquisito i loro diritti, chiesero al governo degli Stati Uniti di annullare i due più importanti brevetti Bell sul telefono, accusando lo stesso Alexander Graham Bell di spergiuro, avendo egli violato l'art. 24 della legge citata. La Globe Telephone Co. di New York acquisì i diritti di Antonio Meucci e, in data 29 settembre 1885, inoltrò una petizione al Procuratore Generale degli Stati Uniti, Generale Augustus H. Garland, sostenendo la priorità di Antonio Meucci nell'invenzione del telefono e chiedendo l'annullamento dei brevetti Bell. La stampa americana diede molto rilievo all'azione della Globe Telephone Company,parteggiando apertamente per Antonio Meucci. Da parte sua, la Compagnia Bell,che deteneva i brevetti Bell, giocò d'anticipo, e, in data 10 novembre 1885, citò in giudizio la Globe e Meucci dinanzi alla Corte Distrettuale di New York, per infrazione di brevetto. Nello stesso giorno, però, il Governo degli Stati Uniti dà l'avvio ad una serie di udienze pubbliche presso il Ministero degli Interni, presieduto dall'On. Lucius Q. C. Lamar, per accertare la fondatezza delle varie petizioni, che chiedevano l'annullamento dei brevetti Bell. Il 22 dicembre 1885, gli assistenti dell'On. Lamar, H. L. Muldrow e G. A. Jenks redigono un rapporto conclusivo, in cui affermano, tra l'altro, di aver raccolto prove sufficienti in favore della priorità di Antonio Meucci. Pertanto, l'On. Lamar, con una lettera datata 14 gennaio 1886, raccomanda al Procuratore Generale ad interim, On. John Goode, di istituire un'azione legale, a nome del Governo degli Stati Uniti, per chiedere l'annullamento dei brevetti Bell. Il 13 gennaio 1887 (dopo poco meno di un anno), il Governo degli Stati Uniti cita in giudizio la Compagnia Bell nello stato del Massachusetts, dove la stessa aveva la sua sede legale. Mentre tale processo è in corso di svolgimento, la Compagnia Bell ottiene dalla Corte Distrettuale di New York la sua vittoria 'locale' sulla Globe Telephone e su Meucci, grazie ad una assurda sentenza del giudice William J. Wallace, emessa il 19 luglio 1887, secondo la quale Meucci avrebbe realizzato telefoni "meccanici" e non elettrici. Questa sentenza fu definita dallo storico italo-americano Giovanni Schiavo "uno dei più lampanti errori giudiziari negli annali della giustizia americana", e come "una delle più disoneste sentenze negli annali d'America e non solo disonesta, ma oltraggiosamente offensiva" [4]. La Globe ricorre in appello. Successivamente, il 26 settembre 1888, nello stato del Massachusetts, la Compagnia Bell ottiene dai giudici distrettuali LeBaron Colt e Thomas L. Nelson, l'accoglimento dell'eccezione da loro sollevata circa la liceità dell'azione legale del Governo degli Stati Uniti contro di essa. Tale sentenza è subito impugnata dal rappresentante del Governo, On. George A. Jenks, ed il caso è deferito alla Corte Suprema di Washington, DC. Qui, il 12 novembre 1888, il giudice della Corte Suprema, On. William H. H. Miller, annulla la sentenza della Corte Distrettuale del Massachusetts e riafferma definitivamente la liceità dell'azione del Governo degli Stati Uniti, volta all'annullamento dei brevetti Bell. Nel dispositivo di sentenza si legge: "… Bell fu anticipato nella sua scoperta di un telegrafo parlante elettrico da Philip Reis, Cromwell Fleetwood Varley, Antonio Meucci, Elisha Gray, Thomas A. Edison, Ashael K. Eaton, e da molti altri " . Elettrizzata da quest'ultima sentenza e fidando in un esito favorevole dell'azione del Governo contro la Compagnia Bell, La Globe Telephone Co. abbandona l'appello alla sentenza di primo grado della Corte Distrettuale di New York. Il processo "Stati Uniti contro Bell" si trascinò, tra mille cavilli, rinvii, esibizioni di prove ed escussioni di testi fino al 1897, quando fu chiuso, senza vincitori né vinti, essenzialmente per evitare al Governo degli Stati Uniti di aumentare ulteriormente i già enormi costi, sopportati fino a quel momento. Il venerdì 18 ottobre 1889 alle ore 9:40 antimeridiane, Antonio Meucci muore nella sua casetta di Clifton, Staten Island, ancora fiducioso nel pieno riconoscimento della priorità della sua invenzione. Tutti i principali giornali di New York dedicarono ampi editoriali alla sua morte: L'Eco d'Italia (4); Il Progresso Italo-Americano (4); The New York Herald (3); The New York Daily Tribune (2); The New York Times; The New York Sun; The New York World; The Richmond County Gazette; The Sentinel; The Staten Islander; Le Courrier des États Unis. In tutti non si parlò d'altro che del diritto reclamato a gran voce da Meucci,fino agli ultimi giorni della sua vita, di essere riconosciuto quale primo inventore del telefono. http://www.comunicazioni.it/it/index.php?IdPag=692 Il congresso di Washington ammette il suo ruolo decisivo nel brevetto che gli fu sottratto da Bell INVENZIONI,MEUCCI VINCE LA GUERRA DEL TELEFONO A 113 anni dalla morte, gli Stati Uniti danno ragione all'inventore toscano di STEFANIA DI LELLIS A 113 anni dalla sua morte, l'inventore italiano Antonio Meucci si è visto riconoscere i suoi meriti dal Congresso degli Stati Uniti. Approvando per acclamazione una risoluzione presentata dal deputato italoamericano Vito Fossella dello Stato di New York, la Camera di Washington ha proclamato Meucci "l'inventore del telefono". Il suo rivale, l'americano Bell che gli sottrasse la gloria e il successo, e che sull'invenzione costruì un impero economico esce come un impostore e un profittatore dalla risoluzione della Camera. Da ragazzo mise a punto una miscela propulsiva per fuochi d'artificio, ma il cocktail, sperimentato a Firenze, provocò danni e feriti e gli fruttò una denuncia. All'Avana accumulò soldi curando malati di artrite con le scosse elettriche, ma il patrimonio andò presto in fumo, male investito in imprese per la fabbricazione di candele e carta di alghe negli Usa. Soprattutto costruì il primo telefono, ma la trovata gli fu scippata da uno scozzese furbo e intraprendente, Alexander Graham Bell. Ora però, a 113 anni dalla morte, qualcosa sembra andare per il verso giusto ad Antonio Meucci, uno degli uomini più geniali e sfortunati della storia: il Congresso degli Stati Uniti ha approvato per acclamazione una risoluzione in cui di fatto si riconosce Meucci "inventore del telefono". Un successo, visto che sui libri di scuola dei ragazzi Usa il nome del toscano non è mai comparso, a differenza di quanto avviene nei nostri manuali. Il passo della Camera arriva dopo una intensa campagna condotta da un deputato italo-americano dello Stato di New York, Vito Fossella, e da un piccolo museo di Staten Island, il "Garibaldi-Meucci Museum". La giovane direttrice dell'istituto, Emily Gear (origini tedesche, niente a che vedere con l'Italia) ha fatto della battaglia per ripristinare la verità sugli albori della comunicazione sonora a distanza una questione di diritti umani: "La storia di Meucci - spiega al telefono da Staten Island - rispecchia quella di tanti immigrati anche dei nostri giorni, discriminati perché non sanno parlare correttamente la lingua dei paesi che li ospitano". Sul telefono, o comunque qualcosa che gli somigliava, Meucci cominciò a lavorare a 26 anni, nel 1834, quando era capo macchinista al Teatro della Pergola di Firenze. Per dare ordini dal palcoscenico alla struttura di manovra mise infatti a punto un apparecchio acustico simile a quello che usano i bambini per comunicare a distanza, due coni di carta e un filo. Perfezionò l'idea a Cuba, dove andò per sfuggire a persecuzioni politiche e dove fece soldi curando artritici con l'elettricità. Un giorno uno dei suoi pazienti colpito da una scossa a 114 volt cacciò un urlo, la voce corse lungo il filo e arrivò all'orecchio dell'inventore, seduto due stanze più in là. Quanto bastava per rimettersi lavoro sul "telegrafo sonoro". Prototipi e disegni si moltiplicarono, ma Meucci - forse anche per le sue difficoltà con l'inglese - non riusciva a trovare chi finanziasse la sua idea. Si rivolse alla Western Union sperando in un seguito imprenditoriale per la sua scoperta, e la società, dopo ripetuti rinvii, gli fece credere di aver perso i suoi prototipi. Pagò di tasca sua un "caveat", una notifica di attesa di brevetto. Ma bisognava rinnovarlo ogni due anni e lui aveva dato fondo al patrimonio accumulato a Cuba. Nel 1874 non riuscì così a tirar fuori i dieci dollari necessari per rivendicare la paternità della sua invenzione. Due anni dopo il brevetto venne riconosciuto ad Alexander Graham Bell che aveva lavorato nel laboratorio in cui era stato conservato il frutto delle ricerche di Meucci. Nel 1887 la Corte Suprema riconobbe la fondatezza di un giudizio per frode e dichiarazione di falso contro Bell, ma Meucci morì nel 1889 e la causa fu lasciata appassire. Né venne mai sancito del tutto chi fosse stato il vero inventore del telefono. (16 giugno 2002) http://www.repubblica.it/online/scienza_e_tecnologia/meucci/meucci/meucci.html
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