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Nick: TruCiDi
Oggetto: Gli ALIENI...
Data: 19/6/2006 13.26.1
Visite: 107

Ma ci credete agli ALIENI?

Il mio interesse verso gli UFO è nato quando vidi per la prima volta ^SEVEN^...ma questa è un altra stroria.

Elenco quella che, secondo me riguardando gli alieni, è la faccenda italiana più Kekazza :


Il Caso CAPONI

Il caso Caponi è la storia di un soggettone di giuvinastro, che una notte s'è giustamente cagato sotto vedendo un alieno.


LA NOTTE DEL PRIMO INCONTRO


"Pensai di essermi imbattuto in un piccolo gatto che si lamentava, chiuso in una busta di plastica".
Filiberto Caponi iniziò così la descrizione (agli inquirenti del CUN Roberto Pinotti, Gianfranco Lollino e Massimo Angelucci, e Fabio Della Balda del CROVNI di San Marino) del suo primo incontro con il piccolo umanoide, un'entità isolata, da lui in seguito più volte fotografato.
"Era la sera del 9 Maggio 1993. Come sempre, rientravo da un giro in macchina e stavo chiudendo il garage, proprio all'entrata del paese, quando sentii un lamento diverso da quelli tipici degli animali. Scesi in strada pensando anche ad un ubriaco che stesse facendo versacci. Poi, in un angolo di una casa, vidi una 'palletta bianca', dalla cui direzione mi sembrò provenisse lo strano lamento. Sorridendo, pensai di aver trovato un gattino abbandonato, avvolto in una busta di plastica e stavo per toccarlo con le mani, ma mi fermai riflettendo sul fatto che avrebbe potuto graffiarmi. Perciò mi limitai a dargli un calcetto per vedere se fosse uscito da solo. E lì il mio terrore, perché la 'palletta bianca' è saltata su, mostrando di avere testa, braccia e gambe. Ridiscesa a terra, è corsa via, salendo sul muretto che vi ho mostrato prima. Comunque era molto veloce, aveva le gambe come fasciate e appresso si portava qualcosa che ballonzolava, che sembrava una sacca, che aveva sulla schiena, ma non era pelle. La pelle l'ho distinta solo dalla testa e da quelle braccette che sembrava non usare, non le muoveva".
Un'annotazione, rispetto a questo primo incontro, riguarda il fatto che Caponi riportò sul piede destro, quello con cui aveva colpito l'entità, una sorta di inspiegabile annerimento cutaneo, che sparì dopo tre giorni.


SI È VOLTATO PER GUARDARMI

...Decisi di farmi prestare una macchina fotografica da mio cognato. L'ho messa proprio sul comodino. Per una settimana poi mi sono appostato lì (indica il posto) di notte pensando che forse l'essere sarebbe ripassato e l'avrei fotografato".
Passarono però 15 giorni senza che accadesse nulla e Caponi aveva deciso di scordare tutto, quando una sera...
"Erano circa le due di notte e sento di nuovo 'sto strillo. Mi alzo, prendo la macchinetta fotografica (una Polaroid 660) e apro la porta - racconta il ragazzo - mentre sentivo qualcosa che scalpicciava nel brecciolino. Lo vedo arrivare, abbastanza da lontano, ad andatura non veloce, quasi camminava. Scatto una prima foto, la Polaroid esce di sotto, la tiro fuori e la butto sullo scalino, pronto a farne un'altra. Alla luce del flash si è arrestato come avesse notato la luce, ma forse è... sordo, perché ho aperto la porta facendo rumore e lui continuava a venire verso di me. Si è fermato e voltato solo quando ho scattato la foto. Ho pensato 'ora faccio una corsa, scatto una foto e poi scappo via, è un'occasione unica' e così ho fatto, mi sono lanciato verso di lui di un paio di metri, l'ho fotografato di nuovo e sono fuggito gridando 'l'ho fotografato', senza nemmeno guardare dove andavo, tanto che sono finito contro un muro. Mio padre sì è svegliato e mi ha chiesto cosa fosse successo. Le foto si erano sviluppate sotto gli occhi dei miei parenti: nella prima si vedeva solo un'ombretta che sta arrivando, ma la seconda lo mostra benissimo di schiena, fasciato con qualcosa, la testa e le braccette penzoloni. I miei sgranano gli occhi... gli spiego che quando gli ho fitto la seconda foto ha voltato leggermente la testa verso di me, senza girarsi del tutto. A mio padre si sono drizzati i capelli sulla testa. Mia madre ha detto 'Santo Dio, ma che cos'è?' E allora io li ho calmati e gli ho detto 'tanto le foto ce le abbiamo, le mettiamo al sicuro, non le facciamo vedere a nessuno' e abbiamo deciso di metterle in una scatola di legno, per studiarle con calma l'indomani".
Ma il pomeriggio successivo Caponi:
"…Trovai il coperchio della cassetta curvo, annerito sotto, affumicato. Mi chiedo cosa possa essere successo - spiega agli intervistatori del CUN - poi apro la scatoletta e sento un odore di bruciato come quella della plastica incendiata. Le foto sono attaccate fra loro e nella prima la zona dell'immagine dove si trovava l'essere è gonfia e rovinata... stacco la seconda foto e anche questa ha l'immagine gonfiata ed aperta, solo in superficie, non era bucata".
Si tenta, a questo pulito dell'intervista, di dare una spiegazione tecnica alle foto rovinate: Lollino chiede a Caponi se la pellicola fosse stata già da tempo nella macchinetta fotografica e se per caso fosse scaduta. Ma l'ipotesi di un deterioramento dovuto alla scadenza del prodotto non si rivela valida, perché con la stessa pellicola sono state scattate altre foto che non si sono rovinate. Come unica possibile spiegazione rimane una interazione chimica tra le foto e una vecchia batteria scaduta conservata nella scatola di legno insieme alle immagini, come propone lo stesso Caponi.
Il problema è che tutto il materiale, compresa la scatola di legno, Caponi sarebbe stato poi obbligato a consegnarlo ai Carabinieri della stazione di Arquata del Tronto, successivamente alla pubblicazione sul periodico già menzionato. Inoltre c'è da sottolineare che Caponi aveva fatto circolare le foto (riproduzioni in diapositiva) presso giornali romani ed agenzie di stampa





ERA ANCORA "LUI"


In sintesi, sin qui, Caponi aveva avuto due incontri con l'umanoide. Giungiamo alla notte dell'11 Agosto 1993, quando Caponi se ne stava fuori, su una panchina, a guardare le stelle cadenti.
"…erano le 5 del mattino e ad un tratto, davanti alla porta del mio laboratorio, ho visto di nuovo quella palla bianca, che si muoveva; all'inizio ho pensato che fosse il mio gatto, ma poi, osservando bene, mi sono accorto che era 'lui', seduto, che si guardava intorno. Allora sono entrato in casa, ho preso la macchinetta fotografica Polaroid e mi sono affacciato alla Finestra. Lui era ancora lì, per cui sono sceso e gli ho fatto una foto. Alla luce del flash l'essere tira indietro la testa, si alza, inclina la schiena, si incurva e appoggia la nuca sulla schiena e corre via. Allora mi dico, stavolta l'ho fotografato proprio bene, speriamo la foto non si rovini come le altre, decido di non dirlo neppure ai miei genitori e la tengo nel cassetto". La foto che pubblichiamo, fino ad oggi era inedita. Ricordando che le foto Polaroid, con il flash, non possono essere scattate in rapida successione, questa in particolare (da una cartuccia nuova) mostra l'esserino apparentemente ancora avvolto nel suo "involucro protettivo esterno", e parzialmente coperto da garze o bendaggi biancastri. Filiberto descrive così il rivestimento: "possono essere pantaloni, messi in maniera strana e l'essere ha una cosa come di cuoio sulle spalle, con delle striature messe a rombo".





UNA SECONDA "PELLE" PROTETTIVA


Passano nove giorni, è il 20 Agosto, un ulteriore incontro e Caponi scatta due nuove foto, sempre con la Polaroid, nonostante il settimanale "Visto" abbia scritto che sono state realizzate con una macchina professionale.
"No, sempre Polaroid, ci convivevo quasi, mentre un amico me ne aveva prestata un'altra ma gliel'ho resa senza usarla mai. Apro la finestra e lo vedo seduto al centro del cortile. Scendo e gli faccio una prima foto. Lui fai il solito movimento, gira lentamente la testa e io scatto per la seconda volta, spostandomi di lato. A questo punto lui scappa. Non sono riuscito a dirgli niente, avrei voluto. L'essere che era sempre apparso con delle 'garze' intorno alle gambe, qualcosa di simile a cuoio dietro la schiena, questa volta non ha più il suo involucro, appare nudo, con due tubi sul torace che sembrano muoversi leggermente sotto la pelle, come per la pressione di un liquido o di aria, o di un fluido, non so se per effetto della respirazione. I tubicini si muovevano entrambi ritmicamente. E un'altra cosa importante: sono sicuro che era bagnato, il corpo scolava acqua, gocciolava. Ma non pioveva. Dalla testa in giù, l'acqua gli passava accanto all'occhio come del sudore. Voglio sottolineare che quella sera anche mia sorella aveva udito dei rumori, sul terrazzino di casa, dove mio padre ha due bidoni in cui mette l'acqua per annaffiare i fiori. Abbiamo pensato che forse era andato a bagnarsi. I bidoni dovevano essere entrambi pieni, invece uno era a metà. Insomma, forse si era liberato della 'casacca', si è immerso in un bidone, si è lavato ed è saltato dal terrazzino, producendo un piccolo tonfo sentito da mia sorella. Sono sceso di sotto, per vedere se aveva lasciato la sua tuta, ma non c'era nulla. Tranne un piccolo buco, sotto casa, non più largo di 25-30 centimetri, che si apre su una stanza murata. L'ho illuminato con la torcia, ma non ho potuto vedere bene dentro".
Emerge poi un altro particolare forse di grande importanza, quando gli inquirenti chiedono a Caponi maggiori dettagli concernenti l'aspetto fisico della creatura ed il colore della sua pelle. Si ipotizza che la sua epidermide, così come appare nelle due foto che lo ritraggono seduto, sia in realtà una sorta di "tuta" che aderisce perfettamente al corpo e lo avvolge completamente. Ora alla luce di quanto visto nel film "Indipendence Day" - gli alieni vi sono rappresentati come inseriti all'interno di uno scafandro biologico che viene sezionato dal chirurgo nell'Area 51 - ci sembra una coincidenza quanto mai singolare.
La differenza, nelle foto riprese da Caponi - nell'umanoide con e senza questa specie di "protezione" - appare netta dall'ultimo scatto, in cui l'essere è in una posizione semi-eretta e presumibilmente "scarnificato".




L'ULTIMO INCONTRO


È trascorso circa un mese, arriviamo pressappoco al 20 Settembre 1996.
"Mi appostavo ormai tutte le notti - spiega il testimone - non dormivo più e tuttora ne risento. In quel caso, verso le 3 del mattino, lo vedo sotto casa. 'Stavolta, mi dico, prima di fotografarlo chiamo qualcuno. Sveglio mia nonna, che dorme nella stanza a fianco, ma dalla finestra non riesce a vederlo, nonostante fosse lì sotto. Lui era in piedi. Allora scendiamo e mia nonna finalmente lo vede in tutto il suo splendore - aveva paura perché pensava che si trattasse di un'entità maligna - e si mette a strillare, mentre tento di calmarla, io mi avvicino e lo fotografo".
Poi si ripete una scena già vista: l'essere inclina la schiena, poggia la testa e corre via, rincorso da Caponi. Anche la nonna, Perla Antonia, ha raccontato la sua esperienza, caratterizzata dal timore che l'essere potesse far del male al nipote:
"Filiberto, scappa gli ho detto - perché cominciavo ad aver paura".
"Ma - sottolinea ancora Caponi - ormai lo rincorro fino sotto l'arco, fino in campagna, quella notte pioveva, ero tutto bagnato lì, in mezzo all'erba, poi l'ho perso di vista".
Emergono altri dettagli importanti, sollecitati dalle domande dei nostri inquirenti:
"L'essere faceva rumore nel muoversi, la sua struttura dorsale è piuttosto stretta, ma di lato sembra larga, cioè praticamente il contrario di come siamo fatti noi. Sembra costruito per correre, le braccette non le usa, se le porta appresso e la sua corsa ricorda quello dello struzzo, a balzi. Le sue dimensioni? È molto piccolo, non più di 70 centimetri, sbatte i piedi per terra, sembra che pesi il doppio di quello è realmente. Ha due buchetti per il naso, ma niente orecchi".
Dunque, in sintesi, gli incontri di Filiberto Caponi con la strana creatura sono stati cinque (nel primo, del 9 Maggio non lo ha fotografato). Le foto sono state scattate il 24 Maggio (due foto), l'11 Agosto (una foto, dove è inglobato nell'involucro scuro), il 20 Agosto (due foto, in cui l'essere è a sedere) e il 20 Settembre (l'ultima, che lo ritrae "in piedi", irrorato di una sostanza sierosa o sanguigna, davanti al laboratorio).




IL CASO RESTA APERTO


Come detto in apertura d'articolo, Filiberto Caponi si dimostrò con gli inquirenti CUN disponibile a raccontare la sua verità, ma si mantenne piuttosto "guardingo" probabilmente sia a causa delle pressioni che all'epoca stava ricevendo da ogni parte, sia per la fortissima tensione causata da tutto ciò in seno alla sua famiglia.
Nella sua testimonianza si palesarono delle incongruenze proprio rispetto al numero delle foto in suo possesso ed al loro rilascio in pubblico, a mezzo stampa o media televisivi. Una diffusione da cui sarebbe stato legittimo trarre dei ritorni economici. Purtroppo, pur essendo stato sconsigliato in tal senso, Filiberto non seppe gestire al meglio materiale tanto sconcertane e delicato.
Così, in seguito, a causa dei clamore suscitato dalle sue dichiarazioni in merito all'avvistamento dell"'umanoide di Pretare", Caponi venne formalmente accusato dai Carabinieri e indagato nel contesto di un sorprendente procedimento penale per direttissima per "diffusione di notizie false o esagerate tendenti a turbare l'ordine pubblico" ed il materiale fotografico gli fu confiscato, in quanto iscritto agli atti giudiziari a suo carico.
Nel Maggio del 1994 il GIP ha emesso un decreto di archiviazione sul caso che scagiona completamente l'interessato. Come giornalisti, non ci risulta che mai un procedimento giudiziario sia stato istruito su tali basi: nei confronti cioè di chi abbia contribuito unicamente a diffondere notizie, come in questo caso, certamente non lesive nei riguardi di chicchessia.
Il provvedimento giudiziario è stato preso subito dopo gli interventi di organi dì informazione francesi, tedeschi e giapponesi, con l'effetto di congelare tutta la questione.
Oggi, dopo il proscioglimento, quanto sappiamo ci impone ancora di più di considerare questo caso aperto, pur in assenza di segnalazioni ufologiche concomitanti accertate. Perfino dall'Inghilterra l'ufologo e scrittore Timothy Good è convinto della validità del caso Caponi.





L'amore più grande è quello ke ti svaglia la mattina con un bacio e ti dice:"Hai ScoRreGgiaTo di meno sta notte!".



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