Mi ricordo che avevo 17 anni.. era la quarta liceo. Gianni Viglietto andava avanti con quella lezione di matematica ma io, con la matematica, non sono mai andato d’accordo. Preferivi mettermi in un angolino e scrivere. Tanto tra noi c’era una specie di tacito accordo: lo sapeva, che io non avrei mai aperto libro. Era inutile perdere tempo con me. Mi rifacevo un po’ con l’informatica, ma questo è un altro discorso. Un po’, lo ammetto, mi aiutava lui. L’aveva capito che avevo una specie di blocco mentale. E così, mentre Gianni Viglietto continuava a parlare, io mi ero perso nelle cose mie. Erano già diversi anni che lo facevo, che scrivevo quello che mi passava in mente, qualsiasi cosa. Magari poi lo si leggeva insieme, nell’ora di filosofia, quando si aspettava il proprio turno nel torneo di scopone. Quella volta, nelle tre ore di matematica, mi venne in mente Carlo Martello. Ero perso in cavalieri erranti e nelle loro avventure amorose. E non potevo esimermi.
Era una grande canzone in quartine, buttata giù mentre Gianni mi parlava di parabole ed ellissi.
Perdonate le rime scontate e banali, ma cercate di comprendere l’atmosfera.
Io sono Carlo Martello
dal grosso randello
ad ogni mia amica
chiedevo la fica
per questo motivo
me ne andavo giulivo;
ma ogni pia troia
afflitta di noia
vedendo la mazza
diveniva paonazza
“Sei Carlo? Ma Carlo Martello?
A me non puoi darlo
Questo enorme pisello!”
Son carlo martello
E l’unico modo per scopare
Fu di andare a guerreggiare
Un mitico scontro
Tra froci e ricchioni
Tutti, sia chiaro,
con grossi “forconi”
facevano gare a colpi di ….
E chi poi vinceva
Lo infilava nel mazzo (ero un volgaraccio, lo so)
Non c’erano donne
Ma restai lo stesso
Troppo disìo
Struggeva il mio sesso
Vagai per il mondo, cercando una donna
Col membro eretto ad ogni vista di gonna
Son carlo martello,
gran re e imperatore
in guerra e in amore
son proprio il migliore
non come mio padre
il breve pipino
afflitto da sempre
da un picciòl cosino
son carlo martello
governo i miei regni
e da tutte le donne
pretendo dei pegni
lo ius è proibito,
ma con questo varrone
son sovrano e signore
di ogni scopone
ad ogni passata
con l’ultime carte
ho l’asso ‘e bastoni
e la festa poi parte
son carlo martello
e trombo da dio
con questo pisello
il sovrano son io.
E poi ce n’era un’altra, quando girò la voce che un amico aveva fatto un film porno. E intanto Gianni Biglietto continuava a spiegare. Poi si avvicinò, diede un’occhiata al foglio. Uno scappellotto, e niente più. Aveva capito anche lui che non c’era ormai più speranza.
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