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Nick: Franti
Oggetto: Eva: una Lei
Data: 24/6/2006 13.19.46
Visite: 228

Un’automobile.
A guidarla era una Lei, Eva il suo nome.
Non sapeva bene verso dove stava guidando e suo marito, seduto sul sedile accanto, come al solito non la ascoltava mentre parlava.

" Stronzi. Lavoro dodici ore al giorno tutti i giorni e ho a che fare solo con degli stronzi".

Eva guardava il marito nello specchietto retrovisore. Teneva la testa voltata verso il finestrino, alla sua destra.

"Stronzi quelli che accettano di assicurarsi sulla vita di questi tempi, con la fine del mondo dietro l’angolo. E stronzi quelli che rifiutano di farlo, per tenersi stetti i loro soldi, abbassandomi le provvigioni".

Era buio e la luce dei fari dietro l’auto si rifletteva nel retrovisore, impedendo ad Eva di distinguere i peli che uscivano dal naso e dalle orecchie di Mario, il "suo consorte".

"Senza contare quegli stronzi di colleghi.
Ti sbattono in faccia ogni nuovo contratto come se fossero dei geni della finanza ed invece non sono che stronzi, ancora a galla soltanto grazie agli stronzi di cui sopra, disposti a farsi fregare dalle loro stronze polizze".

Eva si chiese come suo marito fosse finito lì, su quel sedile.
Il sedile della sua macchina, comprata con i suoi soldi.
Chissà come sarebbe stata la sua vita senza di lui. Stronzo.

"Tu mi dirai: non prendertela, tanto è solo un lavoro. Me lo dici sempre. Facile parlare per te che non fai un cazzo".

Ovviamente Mario non rispose.
La spia della benzina segnalava che mancava carburante.
Era tardi ed occorreva fermarsi ad un distributore automatico, una vera rottura.
Eva pensava che quei posti tipo benzinai, elettrauto, supermercati e parrucchieri avrebbero dovuto starsene aperti ventiquattro ore su ventiquattro.

" Ci sarebbe più lavoro per tutti, anche per il peso morto che mi sta a fianco. Così non dovrei sopportarlo, né di giorno, né di notte" – pensava Eva.

"Dopodiché ci sei tu. Non scopiamo da più di sei mesi, te ne rendi conto? Pensi che sia facile per una donna ancora giovane avere un uomo che non se la scopa neanche, oltre a farsi mantenere per anni?".

Lui non parlava.
Se ne stava girato verso il finestrino.

Tra se e se: "Cosa mi è saltato in testa mettermi con uno che voleva guadagnarsi da vivere come giocoliere in un circo. Per fregare la società. Nessun padrone. Niente orari. Bravo. Così adesso viviamo col mio stipendio. Vedrai mi farò un nome, mi diceva. Mario, l’uomo dal nome troppo comune, il giocoliere, l’uomo che parla con i trichechi. Ma se riesce a parlare con i trichechi, perché non lo fa anche con me?".

"Visto che parli con i trichechi, perché te ne stai zitto con me?", gli domandò Eva mentre scorse a poche decine di metri di distanza, sulla destra, la scritta luminosa AUTOMATICO APERTO.

"Non ho voglia di parlarti quando hai le tue cose" disse lui, senza voltarsi.

Subito Eva accelerò, poi inchiodò e fermò la macchina sotto le lettere al neon.

"Non ho le mestruazioni. Ho un marito che non fa un cazzo, che non mi parla e non mi scopa, ecco cosa ho".

"E’ impossibile comunicare con te quando hai le tue cose. E non mi va di scoparti in questi giorni"- rispose Mario.

"Ti ho detto che non ho quelle che tu chiami le mie cose"- disse Eva, scendendo dall’auto dopo aver spento il motore.

"Scommetto di si, invece" – fece lui, abbassando il finestrino – "Ho tenuto in conto i giorni dall’ultima scenata, giusto un mese ad oggi, come saprai".

"Senza di me saresti soltanto uno di quei barboni che finiscono bruciati dai ragazzini delle bande dei suburbi" – urlò Eva, inserendo i soldi nella fessura sotto la scritta Super.

La luce rossa si accese ed afferrò la pompa della benzina, sganciandola dal distributore.

"A volte penso che sarebbe meglio così piuttosto che continuare a sopportarti" – bofonchiò Mario.

Eva fu presa dall’ira.
Le luci dei fari.
Quelle dei neon.
AUTOMATICO APERTO.
Infilò la pompa attraverso il finestrino dell’auto e la inondò di benzina.

"Che cazzo fai?" – disse lui, tentando di ripararsi con le mani, inutilmente.
"Che cazzo stai facendo?"
Urlò, provando a sganciare la cintura di sicurezza, frenetico.

Intanto Eva accese una sigaretta e la cintura rimase bloccata per qualche stupido ma sapiente motivo.
Eva ascoltò le urla di Mario per un po’, dopo che le fiamme ebbero invaso l’abitacolo.
Tutta l’auto prese fuoco.
Eva lentamente si allontanò.
Mario smise di urlare.
Sulla strada lo scarso traffico procedeva normalmente.
Nessuno accennava a fermarsi.

"Mi spiace solo di aver dimenticato gli assorbenti sul sedile posteriore. Dovevano venirmi proprio oggi. Stronze".

Eva era come Lei.


Ps - Tratto Danosisa

Vi sono certi vermi piatti tanto delicati che è quasi impossibile imprigionarli interi, perchè si rompono e sbrindellano al solo toccarli...



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Eva: una Lei   24/6/2006 13.19.46 (227 visite)   Franti
   re:Eva: una Lei   24/6/2006 13.25.15 (45 visite)   LuNåtîCâ
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