Nick: Speis Oggetto: EURABIA Data: 24/6/2006 17.48.51 Visite: 127
La scorsa settimana George W. Bush era a Vienna, in Austria, per una serie di incontri con gli alleati europei. La lista delle controversie tra Stati Uniti ed Europa è lunga e ben nota: si va dalla gestione della prigione militare di Guantanamo alla questione irachena, dall'Iran alle politiche agricole comuni. Ancora più delicato, e determinante, nei rapporti tra Washington e l'Unione europea, è il diverso approccio culturale ed economico a molte questioni importanti: quello che lo storico britannico Lewis Namier chiamava "la musica a cui le idee politiche fanno da mero libretto". Nell'ultimo periodo l'America ha avuto la peggio offrendo più volte il fianco alle critiche europee. L'organizzazione disastrosa del dopo Katrina a New Orleans ha spezzato il mito della solidarietà statunitense e l'idea stessa di stato in quel paese; Guantanamo non è certo un buon esempio della celebrata giustizia americana. Ma c'è un'idea intorno alla quale si addensano da tempo contributi di studiosi e politici statunitensi, che è destinata a creare polemiche in Europa. Si tratta di una teoria chiamata convenzionalmente Eurabia secondo cui in seno al Vecchio continente sta crescendo a ritmo costante una comunità islamica ostile agli Stati Uniti e decisa a sostituire la sua identità culturale a quella europea. Due anni fa Bernard Lewis, l'arabista di riferimento della Casa bianca, aveva lanciato il suo monito secondo cui entro la fine del secolo l'Europa sarebbe diventata un'appendice del Maghreb. Il ragionamento dà per scontato che i governi europei non siano in grado di fronteggiare la minaccia islamica: la loro economia è stagnante e non trova posto per l'esercito di immigrati che ogni anno invade il Vecchio continente; la proverbiale tolleranza europea non riesce a colpire duramente le derive estremiste dell'islam; infine l'Europa, in maggioranza laica, non riesce a gestire la religiosità islamica (oggi nei paesi europei sono più i fedeli che frequentano la moschea di quelli che vanno a messa). La conclusione di Washington è che l'Europa deve prendere esempio dal modello del melting pot statunitense. Tra i leader europei l'ipotesi Eurabia e i suoi assunti godono di poco credito, anche perché molti imputano la fiammata fondamentalista islamica alla miope politica estera degli americani. Ma la paura di un'aggressione islamica per molti cittadini europei è una realtà alimentata dalle bombe di Madrid e Londra, dalle rivolte nelle banlieues francesi, dall'omicidio del regista Theo van Gogh nei Paesi Bassi, dal caos creato dalla diffusione in Danimarca di vignette considerate oltraggiose per l'islam. Questi timori non mediati dalla riflessione politica in passato si sono trasformati in sostegno politico all'estrema destra. Dobbiamo veramente temere la prospettiva Eurabia? Innanzitutto – sostiene l'Economist – bisogna sfatare alcuni miti: attualmente i musulmani nell'Unione europea sono circa venti milioni pari al 4 per cento dell'intera popolazione; in caso di adesione della Turchia all'Ue la percentuale salirebbe al 17 per cento. La comunità islamica in Europa non è affatto omogenea: un musulmano del Sudest asiatico che vive in Gran Bretagna ha poco in comune con un nordafricano che vive in Francia. I terroristi che hanno compiuto attacchi in Europa non sono clandestini o immigrati di prima generazione, ma invece islamici integrati nelle rispettive società o immigrati di seconda o terza generazione. Il vero pericolo quando si parla di integrazione degli islamici in Europa è piuttosto nella presunzione che ci sia un'unica modalità per realizzarla: il rigore francese che ha portato a bandire il velo nelle scuole pubbliche potrebbe essere un errore; il multiculturalismo britannico è forse l'estremo opposto. L'esempio statunitense è deludente e non rappresenta certo una risposta definitiva al problema. L'esperienza europea di integrazione sarà diversa da quella statunitense. Due – conclude l'Economist – sono le strade da battere per scongiurare la minaccia Eurabia: in primo luogo intervenire sul mercato del lavoro per garantire occupazione e benessere anche agli immigrati. In secondo luogo puntare sulle nuove generazioni di musulmani, quelle che in Europa si fanno strada nelle università e nei partiti politici. Sono loro la chiave per assicurare all'islam l'equilibrio di cui ha bisogno e realizzare una coesistenza pacifica fra culture diverse in uno stesso stato.-Liliana Cardile Tales from Eurabia The Economist, 22 giu 2006 duffy for me,duffy for you,i have a duff,you have one,too |