15-5-01
Sono passati quasi due mesi, due mesi apatici di completa solitudine. Esco solo per fare la spesa, e passo le giornate qui seduto, con gli occhi che corrono tra il telefono e la porta. Nessuno mi chiama, nessuno mi viene più a trovare. Sempre qui su questa sedia, giorno e notte, con un po’ di liquore tra le mani. Tanto, tanto liquore, per non pensare. Nadia! Nadia! Nadia!
Come può essere lei? Lei è morta! L’ho uccisa io! Un morto non può tornare, né tantomeno lasciare biglietti. E perché proprio a me, poi? No, non può essere.. devo essermi immaginato tutto.. no!il biglietto lo ha visto anche Micaela.. già, Micaela.. chissà che fine ha fatto.. ho cambiato anche supermercato, in questi due mesi l’ho vista di sfuggita qualche volta, non so nemmeno se lei mi ha visto o meno.. proprio quando tutto sembrava andare bene è tornato qualcosa a rovinare tutto.. deve essere una punizione, la mia punizione per aver solo pensato di abbandonare la mia missione. Ma non può andare così, devo reagire. Si, devo reagire.. più tardi, magari.. ora no..
Mi riattacco alla bottiglia, sento il whisky che mi brucia la gola e mi mangia il fegato.
Un sorso mi va di traverso, mi sembra di cacciare fuori anche l’anima, con questa maledetta tosse.. l’anima.. di che colore sarà la mi anima? Bianca come un angelo, o nera come il diavolo? La stanza mi gira intorno, mi sa che ho bisogno di vomitare. Squilla il telefono. Succede spesso in questi giorni, ma quando rispondo non parla nessuno. E quel silenzio è ciò di più angosciante io abbia mai provato. Mi alzo per andare in bagno. Cerco di reggermi a qualcosa, ma le gambe mi cedono e mi ritrovo a terra, con tutto il mondo che mi gira intorno, sempre più veloce. Devo reagire. Più tardi, ora no..
16-5-01
Ho dormito l’intera giornata, ora ho ancora un sapore disgustoso in bocca e mi sento pieno di dolori. Lo stomaco mi fa male, vomito sangue. Forse un’emorragia. Ma non posso morire così.
Cristo, perché questa maledetta stanza non smette di girare? Allungando il braccio riesco a prendere la bottiglia sul tavolino; riesco a farla cadere, poi la tiro a me e bevo quello che è rimasto. Già va meglio.
Sento gli occhi che si chiudono. Un altro colpo di tosse. Il telefono squilla di nuovo, gli lancio contro la bottiglia. Ovviamente non lo prendo, riesco solo a rompere la bottiglia e riempire di vetri il pavimento.
Prendo il vetro più grosso, lo metto in bocca. Sicuramente morirò, se lo ingoio. Una serie di emorragie interne. Una morte pulita. Chiudo gli occhi, ripenso a Nadia.. a Micaela.. a Nadia.. a Micaela.. a Nadia..
Cristo! Che cazzo sto facendo? Sputo subito il pezzo di vetro. Nadia è morta! Assolutamente morta, non può essere tornata.. e Micaela.. Micaela mia, soltanto mia! Questi due mesi, nel loro squallore, forse mi hanno fatto capire qualcosa: non posso lasciarmi andare così, io sono il mostro! Sono l’orco cattivo delle favole, sono il giullare pazzo di Poe, sono un angelo caduto, un essere folle e poetico, che non riesce a liberarsi dei suoi orrori e delle sue piccole malvagità. Si, sono un angelo.. il suicidio non rientra nelle mie mansioni, ho altro da fare.. la mia missione.. la mia missione.. la mia vita! Devo regire.. ora!
Non mi reggo sulle gambe, ma con un po’ di sforzo riesco a trascinarmi fino al bagno. Vomito l’impossibile, mi sembra davvero che il fegato stia per uscire da un momento all’altro. Non mangio niente da diversi giorni, è un morso mi stringe lo stomaco. Sputando sangue e alcool mi rendo conto di quello che sono diventato.. o, meglio, di quello che stavo diventando..
Nadia! Nadia è morta, e io sono vivo! Che venga a trovarmi, quando vuole.. non sono cambiato, so ancora come trattarla, come liberarmi di lei, anche per la seconda volta.. ma non sarò più tenero con lei. Lei è morta, no? Bene, se ne stia con i morti! Non vuole farlo? Allora la obbligherò io!
Squilla il telefono. Rispondo, ma come al solito dall’altra parte nessuno parla.
-Nadia, sei tu? Ascoltami bene: tu sei morta, lo capisci? Sei morta! Ti ho uccisa io! Vuoi venirmi a trovare? Bene, ma sappi che ti seppellirò io stesso, che tu sia viva o morta! Non puoi rovinare la mia vita, tu non esisti!
-ma.. pronto??
-oh Cristo! Sei tu, Micaela.. io pensavo che..- poi scoppio a piangere.- ho bisogno di aiuto. Ho bisogno di aiuto-, le dico singhiozzando.
-mmm.. va bene, poi mi spieghi.. tra mezz’ora sono da te. Aspettami.-
Ecco fatto, un altro bel guaio.. ora dovrò spiegare per bene a Micaela di Nadia.. o, meglio, dovrò inventare qualcosa di credibile.. le ho anche detto che Nadia l’ho uccisa io, e questo sarà un po’ difficile da spiegare..
Guardo la cornetta che ho ancora in mano, poi lancio il telefono contro il muro con tutta la forza che mi è rimasta. Mi sbilancio anche, e cado.
Torno alla mia poltrona, mi siedo, e aspetto.
Saranno passati si e no venti minuti, che bussano alla porta.
-entra, è aperto- già, avevo lasciato la porta aperta nel caso Nadia volesse venire davvero a farmi visita.
Micaela entra, mi guarda. Non so se sia più stupita o disgustata.
-Dio mio, ma cosa hai combinato? Guarda qua, vetro per terra, un telefono sfasciato.. e tu, poi.. cos’è questa barba, ma da quanti anni che non ti radi?
-io.. io..-, sussurro, nascondendomi il viso tra le mani.
-vabbè, mi spiegherai tutto dopo, ora bisogna metterti a posto.. e madonna, come puzzi! Che fai, ti decomponi prima di morire?- mi dice, ridendo.
Dio mio, che figura.. essere visto in queste condizioni da Micaela.. che vergogna!
Micaela mi porta al bagno, mi spoglia, mi spinge nella doccia. Resto quasi immobile, barcollo leggermente, faccio fare tutto a lei. Piango ancora, ma non se ne può accorgere. Con l’acqua calda mi si schiariscono i pensieri, la osservo mentre, con le maniche scorciate, mi insapona. Intanto mi dà dei pizzicotti, mi tira un po’ la barba, prendendomi in giro per come mi sono ridotto. Rido anche io con lei, ma dentro mi sento morire.
Mi lava alla meglio, poi mi asciuga e mi aiuta ad infilare l’accappatoio. Mi guarda, i suoi occhi nei miei occhi. Uno sguardo pieno di tenerezza e affetto ma noto, con grande dispiacere, anche tanta compassione.
Ma non è finita qui: mi dice di stare “fermofermoimmobile” e mi insapona il volto, poi mi rade con cura. È la prima volta che lascio che qualcuno avvicini qualcosa di tagliente alla mia gola.. no, pensandoci bene, è la prima volta che permetto a qualcuno di avvicinare le mani alla mia gola. Ho sempre avuto il terrore di essere strangolato. Quando ha finito mi risciacqua, poi mi dà un bacio sulla guancia, un bacio che mi provoca un brivido lungo la schiena.
-ora sei di nuovo una persona, e puoi parlare..
Già, sono di nuovo una persona, dice lei. Prima cos’ero? Ed ha ragione. Forse sono anche un uomo, ma prima di tutto sono un angelo. Cosa dovrei dire, a questa donna? Che sono un assassino, così la perderei per sempre? O che sono un angelo? Forse mi prenderebbe per pazzo. Sento lo stomaco che brucia, sputo un altro po’ di sangue. La stanza intorno non gira più. Mi sento la testa come un’enorme stanza vuota, dove ballano i miei pensieri, dove le parole perdono significato e le immagini vanno sfumando.
Mi guardo allo specchio, poi guardo lei.
Ora guardo di nuovo me.
Sono di nuovo io, finalmente mi sento di nuovo io. Sono quello di prima. Ora non ho paura di niente.. e ho chiaro tutto quello che devo fare.
Guardo Micaela.
Micky, non guardarmi così.. i suoi occhi.. dio mio, i suoi occhi.. come potrei resisterle?
Mi poggia l’indice sulla bocca, mi dice di fare silenzio.
Mi stringe forte, mi bacia. In un attimo siamo a letto, senza sapere nemmeno come ci siamo arrivati. Sembra tutto diverso. Non sono queste le lenzuola dove sudavo i miei incubi, ora è il letto dove faccio l’amore con la mia donna.
Lei è mia, soltanto mia. È un vortice di passione, qualcosa che non avevo mai provato prima. Non posso resisterle, sento che non ne sono capace.
Non so quanto tempo sia passato, quanto tempo abbia dormito. Lei è lì, tra le mie lenzuola; una gamba resta scoperta, il braccio le penzola. Non posso che ammirarla; distesa sulla pancia, con i capelli arruffati e gli occhi che sembrano quasi socchiusi mentre la sento respirare forte. È bellissima.
Non mi sembra vero. Ho bisogno di una sigaretta; meglio andare di là, non vorrei disturbarla. Vado in cucina; forse un goccetto non sarebbe male. Non so che ore sono, ma è ancora notte fonda.
Per fortuna i miei incubi stanotte mi hanno risparmiato. Guardo fuori dalla finestra. In strada non c’è nessuno, anche i lampioni sono spenti. Di tanto in tanto passa un’auto.
Non c’è un rumore, nemmeno il vento si fa sentire. Penso che il mondo si sia zittito per non dare fastidio a Micaela, e mi viene da ridere. Passerei ore a guardare questo silenzio, questo vuoto.. forse solo perché è lo stesso vuoto che mi porto dentro.
Suonano alla porta. Guardo l’orologio, sono le cinque. Chi può essere?
Dallo spioncino non si vede nessuno. Prendo dal tavolo del soggiorno il grosso posacenere e vado ad aprire.
Non si sa mai, potrebbe essere un delinquente.. apro, mentre rido della mia involontaria battuta.
Nessuno. In strada, nemmeno. Forse me lo sono immaginato.. chissà, sarà la stanchezza.. o il liquore che ancora mi sento in corpo.
Rientrando sento uno strano rumore sotto i piedi. Tastando, capisco che qualcuno deve avermi infilato un foglio sotto la porta. Mi si gela il sangue, do un’altra occhiata fuori e chiudo frettolosamente la porta. Torno in cucina, mi verso un whisky e finalmente mi decido a leggere.
Terrore. Sono nel terrore più totale. Qualcuno mi spia.
“lei è lì, nel tuo letto. Quando la ucciderai?”
non è possibile. Sono sempre stato così attento.. chi può avermi scoperto? Chiunque sia, è chiaro che non vuole denunciarmi, già lo avrebbe fatto. Non ha paura di me. Deve essere lo stesso che ha lasciato il biglietto sulla porta, giorni fa. Si diverte, con questo gioco. Vuole solo che io sappia che lui sa, e vuole che io viva nella paura di essere denunciato. Sta giocando al gatto col topo. E io non posso farci niente, almeno fin quando scoprirò di chi si tratta. Da cacciatore a preda. Domani comprerò una pistola; male che vada, la userò per me. Non voglio finirci, in galera.
Ad ogni modo, mi ha schiarito le idee. Uno come me, specie in queste situazioni, non può permettersi di avere punti deboli. Nemmeno quello che ora dorme nel mio letto.
Vado da Micaela. È bella, molto bella. È davvero un peccato doverla uccidere. Mi avvicino, senza staccarle per un attimo gli occhi di dosso. Il lenzuolo ora la lascia del tutto scoperta; ne stringe solo un pizzo, nella mano..
Avvicino le mani alla sua gola; sarà solo un attimo, vedrai. Non soffrirai neppure.
Appena la tocco sento un gemito. –Sei tu, amore?-
Mi ha colto di sorpresa. La ammazzerò da sveglia, non è un problema. Comincio a stringere le mani intorno al suo collo.
Con dolcezza.. dorme ancora, e voglio farla soffocare in modo che soffra il meno possibile.
-mmm.. amore.. vieni vicino a me, dai.-
Lascio subito la presa.
-Si, amore. Eccomi.-
Mi distendo di fianco a lei e mi sfugge un mano sulla guancia, poi le passo una mano tra i capelli. È così dolce.. forse se starò più attento non sarà necessario ucciderla.
Ci addormentiamo di nuovo, vicini, mentre fuori sta facendo giorno.
Mi sveglio quando è già tardi, e tastando il letto non trovo Micaela. Il sollievo che mi dà il sentirmi meglio subito diventa sconforto mentre penso di aver vissuto solo un altro sogno.
I passi in cucina e l’odore i caffè mi riportano alla realtà, mentre Micaela entra nella stanza con indosso una mia maglia.
-Dormito bene, amore?- mi chiede, dandomi un bacetto. Poi mi porge il caffè e si stende con me nel mio letto, con la testa sul mio cuore.
-Si, abbastanza. Però mi sento ancora un po’.. “strano”.- lei è lì, sul mio petto. Siamo soli, fuori dal tempo e dallo spazio. Potrei ucciderla in qualsiasi momento, se solo lo volessi. Ma non voglio. Vorrei che questo istante si dilatasse all’infinito, per eliminare tutti i problemi, tutte le preoccupazioni, tutti i pensieri.. per restare soltanto io e lei.
Questa donna è stata capace di mettere in crisi tutte le mie certezze, tutto il mio modo di pensare. Sono ancora indeciso se restare con lei o continuare con la vita di sempre. Sono ancora indeciso.
Sbadiglio, mi gratto la testa. È ora di vestirmi, non posso passare la giornata a letto anche se, lo confesso, non mi dispiacerebbe affatto. Mi alzo e vado in bagno, mentre Micaela mi chiede scusa per i graffi che mi ha lasciato sulla schiena; chiudendo la porta mi sembra di sentirla ridere di nascosto.
Ora sono solo, davanti allo specchio. Solo con me stesso. Osservo un po’ i graffi. “devo essere stato piuttosto bravo”, penso con una punta di orgoglio. Una doccia è quello che ci vuole, poi mi sa che andrò a fare una passeggiata al parco. Per riflettere. Oppure per cercare una nuova vittima, si vedrà.
Accompagno Micky al lavoro (ma ce cazzo di turni ha?) e vado al parco, a cercare la mia panchina.
Ci dorme un barbone. Dopo un attimo di nervosismo, decido di non disturbarlo e penso che forse un altro caffè non sarebbe male; i bar è qui vicino.
Quel vecchio mi fissa. Mi fissa strano, e da un bel po’. Bevo il mio caffè, cerco di non pensarci. Continua a fissarmi. Comincio a giocare nervosamente con l’accendino. Mi frugo addosso cercando le sigarette: devo averle dimenticate a casa.
-vuoi fumare?- è il vecchio, che si è seduto, ora, di fronte a me. Accenno un grazie, e comincio a fumare guardando fuori.
-ti devo parlare, è importante.
-cosa vuoi da me, vecchio? Mi tieni gli occhi addosso da quando sono entrato.
-so chi sei. Ti devo parlare.
-vecchio, lasciami in pace- cerco di non dargli corda, ma lui insiste. Mi alzo e faccio per andarmene, lasciando la sigaretta ancora a metà nel posacenere. Il tipo mi stringe il braccio e mi sussurra “Nadia”. Sentendo il nome il sangue mi ribolle nella testa, gli intestini è come se mi si fossero incendiati. Tremo, leggermente. Mi giro di scatto, mi libero dalla presa e mi piego, i miei occhi nei suoi occhi, solo una decina di centimetri separano nostri nasi. –Che sai di Nadia?
-So tutto. Ma andiamo fuori, non è posto per parlare, questo. Ho qualcosa da proporti.-
il vecchio! Ora lo riconosco! È quel vecchio che vedevo spesso seduto al parco, si, è lui! E dice di sapere tutto.. non credo stia bluffando. In fondo è solo un povero vecchio, potrei lasciarlo vaneggiare, chi gli crederebbe? Ma se sapesse tutto davvero? Voglio dire, se sapesse proprio tutto? Non gli servirebbe nulla per mandami in galera, ed io non posso perdere la mia libertà, ora che ho Micaela.
Stiamo passeggiando, ogni tanto mi giro indietro per controllare se qualcuno ci segue o se noto qualcosa di sospetto; sembra tutto tranquillo. Il vecchio si accorge della mia tensione e comincia a parlare.
-non preoccuparti, non ho avvisato nessuno, né ho detto a nessuno quello che so di te.
-vecchio, che dici? Cosa sapresti di me? E chi sarebbe questa Nadia?
-non fare lo stupido. So di Nadia, come so della vecchia, del frocio e del ragazzo. Arò anche vecchio e mezzo rimbambito, ma mi è bastato osservare i tuoi comportamenti per capire che avevi qualcosa da nascondere. E non sei stato previdente, i ho seguito fin dove ho potuto. Pensa se lo sapesse la tua Micaela..-
Cristo, davvero sa tutto. Ero troppo sicuro di me, non mi sono accorto di lui. Non ci ho fatto proprio caso, avrei dovuto notare che questo vecchio era troppo spesso ne luoghi dov’ero anche io.. troppo spesso per essere solo coincidenze.
-va bene, vecchio. Sai che posso ucciderti e tu proponi? Non sei in condizione di chiedermi nulla, lo sai?
-invece si. Ora c’è tanta gente, non potresti farmi nulla. E io potrei tranquillamente chiamare la polizia e raccontare tutto. Basterebbe un piccolo controllo e sai già cosa succederebbe.. non vuoi ascoltare cosa ho da proporti?
-mmm.. e va bene. Ma che garanzia ho che tu non mi denuncerai?
-sono vecchio, e non ho paura di te. Non mi frega di sapere quanta gente hai ucciso, né perché lo hai fatto. Non ho motivo di denunciarti, se ti comporterai bene.-
Io in balia di lui! In effetti ha ragione , ora non posso ucciderlo. Non i resta che assecondarlo, aspettando il momento buono per toglierlo di mezzo.
-vedi.. tu sei ciò che avrei voluto essere io. Non ne ho mai avuto il coraggio, ma vedo che a te quello non manca. La mia richiesta è.. beh, voglio assistere ai tuoi prossimi omicidi.-
questo tipo è completamente pazzo. Anche se forse ho deciso di non uccidere più mi conviene accettare la sua richiesta, tanto per essere sicuro che non mi denunci. Conviene anche a lui che io sia libero, altrimenti non potrebbe essere soddisfatto. Credo che sia lui a lasciarmi i biglietti, o almeno lo spero; due persone che sanno sarebbero un problema.
Dovrò ucciderlo, certo, ma è meglio per ora lasciargli credere di aver vinto.
Mentre parliamo, e il vecchio mi suggerisce alcuni sistemi da usare con la prossima vittima, si avvicina un tipo; deve essere ubriaco fradicio, mi chiede qualche spicciolo.
Lo ignoro, ma lui mi si para davanti e, brandendo la bottiglia di birra, mi ordina di dargli il telefono.
-senti, lo vuoi un euro?
-no, dammi il telefono.
-il telefono no. Vanno bene 5 euro?
-no, dammi il telefono ora o ti sgozzo.
-Guarda, non ho voglia- gli dico, porgendogli una banconota da dieci euro nel tentativo di togliermelo di torno. Il tipo mi afferra il braccio, stringe forte. Ed io non sopporto le strette. Un attimo dopo cade giù come morto, gli ho rotto il naso. Mi toccherà anche chiamargli un’ambulanza. Il tempo di girarmi ed il vecchio è scomparso, confuso nella piccola folla di curiosi che si è fermata per vedere la mia discussione con l’ubriaco. Chiamo l’ambulanza, do una rapida occhiata in giro e vado via. Ho finalmente deciso di comprare un’arma. Mi servirà, poco ma sicuro.
So già a chi rivolgermi, e procurarmi una bella pistola non dovrebbe essere un problema.
Prendo la macchina e mi dirigo a casa del tipo. Manco a dirlo, trasmettono il bolero.
Il tipo si fa attendere parecchi minuti, che passo sotto gli occhi stupidi della donna che mi ha aperto la porta, deve essere una delle sue puttanelle. Devo avere interrotto qualcosa , me lo fa pensare il tono che usa il mio uomo quando arriva da me.
-Voglio una pistola, so che tratti il genere. Non ingombrante, ma abbastanza potente. E col silenziatore.
-Che ci devi fare, uomo? Che sei, un assassino?
Gli rispondo di si; probabilmente pensa ad uno scherzo, infatti esplode in una fragorosa quanto odiosa risata in cui mi mostra i suoi pochi denti gialli.
Il tipo avrà passato da poco la cinquantina, capelli radi con una lunga coda di cavallo dall’aspetto molto unto, sguardo smorto e puzza come un caprone. Almeno, ha quello che mi serve. Lo seguo in una stanzetta chiusa da una porta di ferro, giù in cantina. La pistola che mi propone mi piace molto, è una beretta di qualche anno fa, ma è l’unica ad avere il silenziatore. Contratto un po’ sul prezzo e vado via, con la mia pistola nuova infilata nella cintura. So che da questo momento in poi dovrò stare molto più attento, sia perché non voglio che altri, come il vecchio, mi riconoscano, sia perché sono comunque armato illegalmente.
Si è fatto già tardi, ultimamente le giornate sembrano passare molto più in fretta.
Non mi resta che tornare a casa. L’autostrada sembra vuota, ogni tanto qualche auto mi sfreccia di fianco, pochi secondi e di lei restano solo i piccoli fari in lontananza. Le gallerie sembrano inghiottirmi, e una volta passate non c’è la luce ad aspettarmi, ma solo buio. Un immenso, profondo buio. Il buio che ho di dentro, e che mi porto sempre dietro. Non è fuori che è buio, è dentro di me il nero più nero. Conto e riconto i miei problemi, e sono tanti. Alla fioca luce della lampada la mia sigaretta riesce a darmi solo un po’ di tosse, e nessuna soluzione. Forse dovrei smettere di fumare. Spengo la sigaretta alla meglio, poi premo l’interruttore. Ora sono nel buio completo, alla mia poltrona, con gli occhi fissi davanti a me. Le luci dall’esterno proiettano strane ombre, che danzano coi miei pensieri. Micaela, il vecchio.. come posso fare? Non posso uccidere, dovrei rischiare ancora.. e potrei finire in prigione, perdendo il mio futuro. Non capirebbero il motivo dei miei omicidi, e mi darebbero l’ergastolo. Ma d’altra parte non posso nemmeno smettere, il vecchio mi denuncerebbe, e finirei lo stesso in galera. Non vedo via d’uscita. Sono solo, insicuro.. non so come fare. Se fossi ancora quello di una volta (ne parlo come di un tempo così remoto, mentre sono passati solo pochi mesi), non esiterei ad uccidere il vecchio e Micaela, e disfarmi dei corpi non sarebbe un problema.
Ma non mi sento le forze, non mi sento più quello di prima. Forse l’unica differenza è che ora ho qualcosa da perdere, e ne sono cosciente.
Micaela non deve sapere cosa sono in realtà.
E il vecchio vuole vedere come uccido.
Forse c’è una soluzione.
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