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Nick: Nieth
Oggetto: Nadia 7-il vecchio e il nastro
Data: 29/6/2006 20.6.43
Visite: 76

18-05-01


Micaela è a letto, sta poco bene. Meglio così, avrò più tempo per sistemare le mie cose. Prendo il coltello dalla cucina e lo avvolgo in un po’ di carta da giornale. Lo metto in una busta della spesa, così passerà inosservato. Mentre carico la mia beretta suonano alla porta. Non è Micaela, sarà qualche scocciatore. Lascio la pistola sul letto e vado a controllare. Lo scricchiolio delle scale mi mette una strana angoscia, mi sento quasi come la vittima di un horror di serie b, che passa in corridoi bui mentre il pubblico grida “non andare ad aprire”. Lo scricchiolio continua, ma le scale sono finite. C’è qualcuno in corridoio. Prendo il vecchio posacenere e mi nascondo dietro la porta.


-chi è? Chi è entrato?-


Il vento sembra urlare, sembra lamentarsi, mentre lo scricchiolio continua, sempre più forte. Solo le scale fanno questo rumore, in casa, ma non vedo scendere nessuno. Dio, ho lasciato la pistola di sopra!


Prendo il coltello dal tavolo e comincio a salire le scale. Arrivo al piano di sopra, ma lo scricchiolio continua. Bussano ancora alla porta. Le scale scricchiolano. Quel dannato idiota si è attaccato al campanello. Ora sono di fronte alla porta della mia camera. Mi accorgo che lo scricchiolio è invece il cigolio del letto. Bussano alla porta. Il cigolio ora è fortissimo. Qualcuno è sul mio letto, e quindi ha la mia pistola. Il cigolio è insopportabile, mi fa scoppiare la testa. Non resisto più. Spalanco la porta, è tutto in ordine. Tutti i rumori sono cessati improvvisamente. Forse me li sono immaginati. Scendo per vedere chi è venuto a trovarmi. Ma di fronte a me..


“Amore, hai visto? Sono tornata!”


dio mio, no! Non può essere! È Nadia!


Cristo, sta’ lontana da me! Non ti avvicinare! Sembra viva, ma è morta. Io lo so, che è morta. Non può essere qui, è morta!


Non mi toccare! no! Via! Va’ via! Vattene!


Spalanco gli occhi. Sono sul mio letto, devo avere avuto un colpo di sonno mentre caricavo la pistola. Mi guardo intorno, tutto è in ordine. Prendo l’arma e la tengo stretta bene in mano. Apro la porta della mia camera guardandomi spesso alle spalle. L’angoscia del brutto sogno mi è rimasta incollata.


Scendo le scale, sempre con la pistola in mano, ed ogni tanto mi giro a guardare di sopra. Con soddisfazione vedo che, non appena smetto di camminare, il rumore del legno cessa. Non c’è nessun altro rumore. Una volta nel soggiorno tiro un sospiro di sollievo mentre cerco di ricordarmi cosa dovevo fare.


All’improvviso suonano alla porta; il campanello mi fa sobbalzare, sfioro quasi l’infarto. Nascondo la pistola sotto un cuscino del divano e do un’occhiata al coltello sul tavolo, ben nascosto da carta e busta. Vado alla porta, mentre le gambe ancora un poco mi tremano. La mia è soltanto rabbia quando dallo spioncino vedo la testa bianca del vecchio. Lo faccio entrare, e dal suo sguardo capisco la sua impazienza. Improvvisamente ricordo cosa avevo in mente. Senza nemmeno salutarlo, gli dico di seguirmi in macchina. Un sorriso gli compare sul volto. È talmente eccitato che a fatica riesco a farlo rimanere solo, mentre torno in casa a prendere il necessario. Quando entro nell’auto con la borsa, il vecchio comincia a tempestarmi di domande.


“cos’hai preso?”


“gli attrezzi del mestiere. Ma ora stai zitto”, lo liquido io. Comincio a guidare. Nemmeno lo stereo mi salva dagli assilli di questo tipo. Ormai è più di mezz’ora che sono in viaggio, e il vecchio si fa sempre più impaziente. Raggiungiamo una baracca abbandonata, poco più di un rudere, dove gli dico di tenere segregata una persona. Vorrebbe scendere subito a vedere, ma con non poca fatica lo convinco ad aspettarmi in macchina mentre io vado a preparare tutto.


Ho finito in pochi minuti, e gli faccio un cenno. Il vecchio non cammina, saltella dalla felicità. Quando entra nel capanno sembra spaesato, si guarda intorno. Non vede la vittima.


“Ma dov’è? Io vedo solo quella telecamera.. dov’è la vittima? Aspetta, non vorrai mica..” non ha il tempo di girarsi che una botta in testa lo tramortisce.


Quando si svegli è completamente legato, con l’occhio meccanico fisso su di lui. Poggiato su un vecchio tavolo, il mio portatile, collegato alla cinepresa, trasmette in diretta il vecchio.


-che ne dici? Riesci a vedere bene?


Non risponde. Io intanto ho risolto il mio problema. Lui voleva vedere un assassinio, ed io l’ho accontentato. Non aveva specificato che non doveva essere il suo assassinio.


-non mi importa di morire.


.oh si, vecchio, lo so. Ma io non voglio ucciderti. Non subito, almeno.- I miei occhi sono tornati quelli i una volta, sono di nuovo gli occhi del lupo. –Vecchio, tu mi pregherai di ucciderti.. ma io lo farò solo quando non saprò più cosa fare di te.. ed ho molta fantasia.-


faccio partire la ripresa, o che da questo momento in poi dovrò stare attento a far comparire nella visuale il meno possibile del mio corpo. Ho intenzione di lasciare qui la cassetta. Così si divertiranno un po’ alla polizia. Per prima cosa metto i guanti, i qualche taglia più grande, in modo da inilare anulare e mignolo insieme: penseranno ad una malformazione.


Il vecchio continua a guardarmi. Sembra impassibile, ma so che ha paura. Da dove siamo il solo rumore è il brusio della telecamera. Imposto la macchina in modo da non registrare il sonoro, e lo spettacolo può cominciare.


La lama scende piano dal viso dell’uomo, in mezzo agli occhi. È solo appoggiata lievemente. Sta sudando, ha paura. Scende. Lenta, lentissima. Scende. La bocca. Scende. Il mento, il collo. Non un graffio, ma sento che è terrorizzato. Scende. Il petto. Saltano i bottoni della camicia, lasciano scoperto il corpo pallido e magrissimo. Pochi peli bianchi mi danno un senso di disgusto.


-basta, lasciami andare. Ti giuro che non dirò nulla.-


il vecchio non sa che ormai è troppo tardi. Mi fermerei, ma non posso. Ora lui è già morto. Il brusio mi incita ad andare avanti. Con la lama gli arrivo alle dita. Incido leggermente, macchiando il pavimento di sangue. Faccio sempre più pressione sulla lama, affondando nella carne. Arrivo all’osso. Il vecchio si morde un labbro, cerca di non urlare.


Bravo vecchio, cerca di essere dignitoso almeno nella tua morte.


Malgrado io prema, il coltello non affonda. Lo lascio così infilato di traverso nel dito. Guardando negli occhi l’uomo, con forza spino col piede sul coltello, di colpo, troncandogli di netto il dito.  Ora il vecchio non può trattenersi. Anche senza il sonoro, si vede chiaramente che urla, che sta soffrendo molto. Raccolgo il coltello e comincio a segare il secondo dito, facendo attenzione a non coprire la mano all’obiettivo, per non rovinare la ripresa ora in primo piano. Via il secondo dito. Un altro urlo. Terzo dito. Urlo. Quarto dito. Urlo. Schiaccio la mano col piede, poi mi rivolgo alla mia preda.


-Sei contento, ora, vecchio? Lo vedi come uccido? Non dovevi sfidarmi. Non dovevi osare. Guardati, mentre stai morendo. Guardami bene. Guardami bene gli occhi. Mi avvicino, più vicini di quanto lo fossimo stati al bar.


-Lo vedi, vecchio, il mio sguardo? Li vedi, gli occhi del lupo?


Non risponde. Urla soltanto. O si lamenta. Deve soffrire molto. Voleva un assassinio, lo sta avendo. Avrebbe fatto meglio a non sfidarmi. Voglio che tutti sentano il suo ultimo grido, così cambio le impostazioni della telecamera. Ora c’è la registrazione del sonoro. Quando gli stacco anche l’ultimo dito, il vecchio smette di lamentarsi e strabuzza gli occhi. Senza togliermi i guanti gli tasto la gola. È svenuto. Peccato, vecchio, sei troppo debole. Mi sarebbe piaciuto divertirmi di più con te. Beh, addio. Tenendo sempre le spalle alla cinepresa, mi chino su di lui.


Mi dispiace solo che non soffra, mentre lo sgozzo. Non un grido, nemmeno un lamento.


Spostandomi nell’area esterna alla visuale, spengo la telecamera e riavvolgo il nastro. Guardo la registrazione un paio di volte, per essere sicuro di non lasciare indizi.


Non so che sguardo avevo mentre scorrevano le immagini, ma le sensazioni che ho provato sono a dir poco irripetibili. Se non in circostanze simili, naturalmente.


Infilo il nastro nella bocca del vecchio, poi trascino fuori il cadavere e do fuoco al rudere. Voglio che lo trovino presto, e un incendio non solo attira l’attenzione, ma elimina anche eventuali tracce di me.


Raggiungo l’auto di corsa e sgommo via, verso una doccia ed un letto che mi aspettano.


A casa penso a mangiare qualcosa velocemente, per poi correre a letto. Lo scricchiolio delle scale mi ricorda il mio incubo. Non ho voglia di dormire da solo. Chiamo Micaela.


-Ho fatto un brutto sogno, amore.. posso venire a dormire da te?


-si certo.. ma non fare tardi che sono stanca, potrei addormentarmi.-


nel letto di Micaela mi passa tutto, mi addormento come un bambino tra le sue braccia.


 


 


19-5-01


la radio mi sveglia in tempo per bere il caffè ancora tiepido. Micaela deve essere uscita da poco, ha lasciato un biglietto sul comodino.


“vado al lavoro. Mi raccomando, stà attento. Ascolta il telegiornale.”


Accesa la tivù, non si parla d’altro. È stato trovato il corpo di un vecchio con un nastro infilato in bocca alle spalle di un capanno in fiamme. Su tutti i canali non si parla d’altro. Il cadavere è mutilato. La polizia vuole mantenere il riserbo, afferma solo che probabilmente c’è un pazzo libero per le strade, ma che le indagini sono a buon punto. Credo che Micaela alludesse a questo. Non posso fare a meno di ridere. “beh, starò attento”, penso.


Mi sono praticamente autoinvitato a pranzo, così faccio un colpo di telefono a Micaela, per sapere a che ora torna. Bene, per le due sarà qui, preparerò qualcosa. Intanto, visto che manca ancora parecchio, devo trovare qualcosa da fare. Per esempio, fare un giro nella casa, frugare un po’. Lo so che non è corretto, ma sono molto curioso.


Bene, la camera da letto ed il soggiorno già li conosco.. vediamo un po’. Ecco, il bagno.. mmm, sembra tutto in ordine.. una grande specchiera.. ah, il dentifricio lasciato aperto sul mobiletto.. e le calze sulla maniglia.. forse stamattina andava un po’ di fretta. Vediamo nel mobiletto.. beh, cose da donna e qualche pillola per il mal di testa.. ci credo, col lavoro che fa.. sarà meglio cambiare stanza, qui non c’è nulla di interessante. Magari do un’occhiata ai suoi cassetti.. mi sento proprio come un bambino curioso..


Vediamo.. nel primo solo pigiami.. e una vestaglia, molto carina.. le deve stare proprio bene, addoss.. nel secondo delle lenzuola.. si, ci sono solo lenzuola.. nel terzo.. ah la cosa si fa più interessante, c’è la biancheria intima.. mmm, sa cosa scegliere.. questo reggiseno, velato.. e quelle mutandine.. chissà se le mette solo in occasioni “particolari”.. che poi le occasioni “particolare”sono quelle in cui sa che dovrà toglierle.. beh..


Accenno un sorriso e, sicuramente un po’ arrossito, mi lascio andare all’immaginazione. Frugando ancora trovo un orologio, dei braccialetti, e un’agenda. Ha tutta l’aria di essere un diario.. questo non dovrei proprio aprirlo, ma.. vabbè, tanto non lo saprà mai! Si, giuro, solo una veloce occhiata!


bla bla bla.. quell’idiota del capo non perde occasione per allungare le mani.. Veronica non fa che parlare di suo marito.. bla bla bla..m quel reggiseno penso di comprarlo.. ah, ecco qualcosa di interessante


“alla mia età dovrei decidermi ad avere una relazione seria, stabile. Non sono vecchia, ma nemmeno più una ragazzina. Peccato che io non riesca a trovare l’uomo giusto per me”mmm.. queste pagine sono vecchie, chissà se di recente ha scritto di me. Proviamo un po’ più avanti.. forse.. si, ci sono!


“chissà se sbaglio, ma lui mi sembra diverso dagli altri.. è dolcissimo, pieno di premure.. ma anche insicuro, a volte sembra aver paura di tutto.. come un bambino che gioca a fare il grande.. però devo dire che mi piace, mi farebbe piacere incontrarlo qualche altra volta.”


Beh, non è quello che mi aspettavo, ma forse continuando a leggere..


“oggi al lavoro non si parlava d’altro.. credo proprio che sia stato lui, anche se non lo credevo così aggressivo.. ma il modo in cui ha steso quel tipo mi dà sicurezza.. forse un po’ mi fa paura, ma almeno so che lui saprebbe proteggermi.. comunque stasera gliene parlerò.”


Quindi lei sapeva.. come corrono le voci! Però non me ne ha parlato.. boh, se lo sarà dimenticata.. chissà se poi ha scritto qualcos’altro.. vediamo..


“da diverse ore non si fa sentire.. avrà parecchio da fare, non so.. nemmeno so che lavoro faccia, ma sicuramente deve essere qualcosa di importante.. e non tanto bello, visto che in ogni modo evita di parlarne.. non lo so cos’abbia di speciale, ma con lui mi sento diversa, mi sento un’altra.. e sono tremendamente sola e triste quando non è con me.. odio ammetterlo, ma credo di essermi innamorata. Speriamo che stasera si faccia sentire”questa era l’ultima pagina, l’ha scritta ieri, prima che le telefonassi.. beh, mi sono fatto sentire, deve essere stata contenta.


Quello che ho letto non può lasciarmi indifferente. Opra so cosa lei prova per me. Per me, per un assassino. Io non posso permettermi una relazione stabile, la mia vita è esposta a troppi rischi. Dovrei smettere, ma sento che non posso.. è il peggio è che.. io.. che anche io credo di essermi innamorato di lei.


Sento dei passi nel palazzo. Forse è lei che torna prima. Rimetto in ordine alla meglio e richiudo i cassetti, so che non gradirebbe trovarmi a frugare nelle sue cose, specie a leggere il suo diario. Ma i passi non si fermano, continuano a salire. Non è lei.


Guardo l’orologio: mancano ancora tr ore . non posso cucinare già ora, si raffredderebbe tutto. L’occhio cade sulla biblioteca. Chissà, magari leggendo qualcosa.. vediamo.. Joyce, l’Ulisse.. no, più che un libro è un soprammobile.. qualcosa di Pirandello.. troppo complicato, mi serve qualcosa per rilassarmi.. ah,ecco: “poesie del ‘900”.. vediamo se c’è qualcosa di carino.


Apro il libro su una pagina a caso.


“alla sabbia del tempo urna la mano


era, clessidra il mio cor palpitante


l’ombra crescente d’ogni stelo vano


quasi ombra d’ago in tacito quadrante”


Gabriele d’Annunzio.. la mia poesia preferita, che coincidenza.. “la sabbia del tempo”.. la fugacità del tempo, l’impossibilità di fermarlo o di portarlo indietro.. e il rendersi conto di essere ormai al declino. Io non sono sul declino, ma nemmeno sono ancora un ragazzo.. forse converrebbe anche a me dare un taglio al passato e cominciare una nuova vita con Micaela.. non lo so.. intanto sono sicuro che non portò mai separarmi dai miei ricordi, la mia vita non sarà mai tranquilla.. ogni tanto riaffiorerebbero, e con essi la voglia di uccidere ancora.. non la voglia, il bisogno.. e potrei uccidere Micaela.. oppure i miei figli.. non so tra quanto mi prenderà questo impulso, ma so che sarà forte.


Guardo le mie mani. Tremano. So che l’impulso sarà forte, e che non potrò controllarlo. Guardo la foto di Micaela sul tavolino. Lo controllerò.


È ora di cucinare. Basteranno un piatto di spaghetti ed una bistecca, non ho voglia di perdere troppo tempo.


Mentre preparo il sugo rientra Micaela, giusto in tempo per vedermi completamente sporco di pomodoro mentre butto la pasta.


-Ciao, grande cuoco!-, mi da un bacio e va a cambiarsi, mentre finisco di preparare la tavola. E pensare che io col coltello di solito non ci taglio le cipolle.. mi sento u po’ stupido, a fare queste cose.


Anche se la pasta è venuta malissimo, Micaela fa finta di gradire.. ad un certo punto la discussione diventa interessante.


“Sai, quel vecchio morto? Beh, la polizia ha esaminato il nastro. È quasi totalmente privo di sonoro. Stamattina ne parlava una tipa al supermercato. Sembra che il sonoro ci sia solo quando il vecchio urla.. dio, deve essere stato un mostro”


Non ha detto nulla di strano, ma mi sento profondamente ferito sentendolo da lei.


“un povero vecchio.. secondo la polizia il sonoro è stato eliminato successivamente, forse perché l’assassino ha parlato molto… chissà.. deve provare un certo piacere a parlare con le sue vittime.. ma sembra che il vecchio abbia detto il nome del suo carnefice, ora stanno cercando di capire dal labbiale”


Mi cade la forchetta di mano. Sono sicuro che quel bastardo non ha pronunciato il mio nome.. si, sono sicuro.. deve essere una balla inventata dai giornalisti, oppure dai poliziotto per far credere di essere a buon punto nelle indagini.


-Cos’è, amore, non stai bene? Mi sembri un po’ pallido.. mica ti fa male ancora la testa?


-Si, Micky.. ma non è niente, non ti preoccupare.. poi queste storie di violenza mi fanno impressione, lo sai..


-beh, non ti credevo così sensibile.. specie dopo il pugno a quel tipo..


-quale pugno?- fingo io.


-l’ubriaco.. non dirmi che non sei stato tu!


-mmm.. si, sono stato io, ma per difendermi. Non sono un violento.. non lo avrei mai fatto se non fossi stato costretto.


-Lo so, stupido, Veronica mi ha raccontato tutto! All’inizio era preoccupata che io stessi con una belva come te, ma poi le ho spiegato come sei fatto.. lo so che non sei un violento. Ma in fondo un po’ mi ha fatto piacere.. so che con te non corro rischi. Vero che mi proteggerai?


-si-, dico, e cambio frettolosamente discorso. Sotto le continue richieste di Micky, accendiamo la televisione per guardare il telegiornale. La cronaca nera deve intrigarla molto. Quante storie avrei da raccontarti, amore mio!


La televisione dice che la polizia non ha ancora capito cosa dice il vecchio, ma che il modus operandi è lo stesso usato in altri omicidi, la cui scoperta era stata tenuta sotto silenzio stampa per evitare un intralcio alle indagini.


Uno psicologo polacco dal nome impronunciabile ha addirittura tracciato un profilo dell’assassino.


 “Maschio, tra i trenta e i quarant’anni, di corporatura media. Alto. Molto forte fisicamente, con un grande carisma. Il fatto che non abbia mai usato armi da fuoco indica una predilezione al contatto fisico, considerando ogni omicidio come un modo di affermare la propria superiorità. Probabilmente la scelta delle vittime segue uno schema logico che simboleggia l’estraniazione dalla vita sociale. La prostituta assassinata corrisponde all’amore, la barbona alla figura materna ed il vecchio a quella paterna. Il fatto che le vittime siano prima torturate delinea un doloroso distacco da queste quattro cose. Non è possibile prevedere la quinta vittima.”


Un profilo del tutto sballato, se si esclude la descrizione fisica. Quando troveranno il ragazzo fatto a pezzi, nel caso capissero che è opera della stessa mano, come lo giustificherebbero? Invidia verso un fratello che era il prediletto della madre? Sono ridicoli questi psicologi. Pretendono di capire l’animo delle persone nel profondo, dove nemmeno la persona stessa riesce ad arrivare.


“l’assassino nel filmato compare sempre di spalle”, continua il giornalista, “e indossa un cappotto molto ampio che rende impossibile distinguere la sua corporatura. Secondo le analisi del filmato, il nastro è stato registrato direttamente privo del sonoro, che il mostro ha attivato solo nei momenti salienti. Probabilmente il maniaco avrebbe infierito a lungo sulla vittima, se questa non fosse svenuta. Se la vittima fosse rimasta lucida, afferma lo psicologo incaricato di appoggiare le indagini, le torture sarebbero certamente continuate. Ma ora, per concessione della polizia, trasmettiamo il filmato, opportunamente tagliato. Ben visibile la bocca dell’uomo, che pronuncia il nome del suo assassino. Per ovvie ragioni, vi chiediamo di allontanare i bambini dal teleschermo, avvisandovi che il filmato è molto scioccante.”


Parte il filmato. Ecco come ha fatto! Quel bastardo ha approfittato di un momento in cui settavo la telecamera per biascicare qualcosa. Non ci avevo fatto proprio caso.. ma.. un momento!


Inizio a ridere. Sempre più forte, mentre mi sento sempre più sollevato.


Micaela mi guarda sorpresa, evidentemente si chiede il motivo del mio divertimento.


-Vuoi sapere perché rido? Bene, osserva le labbra del vecchio- le dico, indicando lo schermo, dove il filmato viene ritrasmesso varie volte, ingrandito ed al rallentatore.


-Vedi cosa dice? Sta dicendo “guardami, lupo”! guarda bene, ora lo fa rivedere.. è così, vedi? “guardami, lupo”! e chi l’ha ucciso questo, l’uomo lupo? Lupo Alberto?-


Anche a Micaela viene da ridere, osservando che in effetti è come dico io. Ridiamo entrambi, pensando ai poliziotti che arrestano Lupo Alberto ed Enrico La Talpa.


Spegniamo il televisore, e ci ritroviamo a guardarci negli occhi. Ha uno sguardo magnifico.


-sai una cosa, Gabriel? Hai uno sguardo strano.. bellissimo, ma molto profondo.. come quello di un lupo!


Mi punta il dito in faccia con aria severa –dì, sarai stato tu?-


-Si, sono stato io!- le dico, e ululando le salto addosso mordendole il collo; morso che subito diventa un bacio, e così finiamo a fare l’amore, lì, sul pavimento. Lei mi guarda e fa: -dio.. che scemo che sei!-


Dopo questa “allegra faticata” ci sentiamo stanchi entrambi, decidiamo di finire il pranzo. La bistecca cruda a sgocciolare sul lavello ha un aspetto invitante. Mentre cucino (di nuovo io?!) Micky riaccende la televisione, per vedere se ci sono novità. La sento ridere, e dando un’occhiata anch’io mi rendo conto del motivo.


“la polizia è riuscita a decifrare il messaggio dell’anziana vittima. L’uomo non dice il nome del suo carnefice, ma pronuncia le parole “guardami, lupo”. Probabilmente non conosceva il nome dell’assassino, o forse è una specie di messaggio allusivo”


-Te l’ho detto, è stato Lupo Alberto!- dico io.


-Ma smettila! Aspetta, che ora parla il polacco!


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Nadia 7-il vecchio e il nastro   29/6/2006 20.6.43 (75 visite)   Nieth
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