FINALE PRIMO
Sono in un lettino, le pareti della stanza sono bianche. Guardo le mie mani: avvizzite, sono le mani di un vecchio. Vicino a me è seduta una ragazza. Mi guarda, si copre la bocca per la meraviglia. Corre via urlando –Mamma! È sveglio!-
Mi sento confuso. Non capisco nulla. Dove sono? Ho una flebo, dei tubi mi escono dal naso. Chi è quella ragazza?
Nella stanza entra una vecchia, mi guarda. Piange, mi abbraccia.
-Chi sono?- le chiedo.
Intanto nella camera è entrato anche un dottore. Sta controllando qualcosa dietro di me, forse quell’apparecchio dal rumore strano. Mi sussurra “eh, pellaccia dura”ed esce.
-chi sono?-
la donna non smette di stringermi, la ragazza, seduta sulla sedia, piange.
-Amore.. otto anni.. sono passati otto anni!-
La donna alza il viso. I miei occhi nei suoi occhi: Micaela!
Ricordo! È Micaela, mia moglie.. già, l’ho sposata.. e la ragazza.. è nostra figlia.. Nadia! L’ultima cosa che ricordo è.. l’incidente! Si, ho perso il controllo della macchina tornando a casa.. ma.. mio dio.. otto anni?
-Sono tornato-le sussurro, sempre fissandola negli occhi. Vorrebbe trattenersi, ma non riesce a non piangere.
-Amore, io.. ho sognato..
-Si, amore, ma non parlare, sta’ calmo.. non sforzarti, sei tornato..-
-Amore, ho sognato.. di quando ci siamo conosciuti.. ero così giovane.. e tu così bella.. hai ancora lo stesso sguardo..
-Anche tu, caro.. gli stessi occhi del lupo..
FINALE SECONDO
Sono in un lettino, le pareti della stanza sono bianche. Cerco di muovermi. Non ci riesco. Ho una flebo nel braccio, dal naso mi escono dei tubi. Mi sento la bocca impastata, con gli occhi mi giro intorno. Le immagini si delineano man mano nei contorni. Sono in una stanza d’ospedale. Non sono ancora del tutto lucido, tutto sembra girarmi intorno. Vedo l’infermiera chinarsi su di me. Mi cambia la flebo. Alza la testa e solo ora posso osservarla bene in viso.
È Nadia. Voglio alzarmi, fuggire. Nonostante tutti i miei sforzi le mia mani non si muovono, le mie gambe sono come incollate al letto. Cosa sta succedendo? Nadia mi guarda e sorride, poi si volta ai piedi del letto. Mi sento trasalire nel vedere, seduta a pregare, mia madre. Non è possibile, deve essere un incubo. Già, ho fatto un incidente e devo aver battuto la testa, non c’è altra spiegazione. Accanto a mia madre, mio zio e mio padre mi osservano. Vorrei sorridere. Cosa ci fanno qui tutti i miei ricordi? Basta con questa buffonata. Ma il mio corpo non mi risponde. Non posso muovermi! Bene, questo incubo dovrà pur finire, prima o poi..
Mia madre i avvicina e mi accarezza la fronte. Posso osservare i suoi movimenti e la sua mano che mi tocca, ma non ne sento il contatto. Già, come avviene nei sogni. Ma è così reale..
Come mai manca Micaela? Va bene che è un incubo, ma potrebbe farsi un giretto pure lei, no?
Scosto gli occhi da mia madre e li punto sulla porta spalancata. Dottori, infermieri e pazienti passano fuori la stanza, ogni tanto mi sbirciano con compassione. Se solo riuscissi ad alzarmi.. gliela farei vedere io, la compassione!
Un medico entra, mi tasta il polso. Sorrido, almeno credo. È Micaela. Come prevedevo, si è fatta sentire.
-Come ti senti?-mi chiede premurosa il medico.. Micaela.
Questo scherzo non mi piace. È un sogno mio,no? Bene, adesso basta, voglio che finisca! Prendo fiato e urlo. La mia bocca è immobile. La lingua non si stacca dal palato. Che sogno del cazzo!
Anche Micaela mi fa una carezza, da un’occhiata a qualcosa dietro di me e poi esce dalla stanza. Adesso ho paura. Mi guardo intorno. Ma che diavolo succede? Io mi devo alzare! Mi agito, cerco di divincolarmi. Il mio corpo non risponde, ma sento gli strumenti impazzire dietro di me.
L’infermiera mi inietta qualcosa. Ho sonno.
Finalmente questo incubo sta finendo.
Adesso mi addormenterò, e sono sicuro che quando mi sveglierò sarò tra le braccia di Micaela. Sorrido, mentre gli occhi mi si chiudono.
Ed è di nuovo buio.
Quando finalmente mi risveglio, vedo davanti a me il viso di Micaela. Finalmente!
Quel sogno aveva un non so che.. sembrava vero!
-dai, hai fatto solo un brutto sogno.. sta’ calmo..-
Mi sento sollevato, per un attimo ho creduto che fosse tutto vero.
Micaela, da che era chinata su di me, si alza. È vestita da dottore. Dio! Ancora quel sogno! Continua! Di nuovo lo stesso ospedale, le stesse facce intorno a me, la stessa impossibilità di muovermi!
Non resisto più e scoppio a piangere, almeno dentro di me.
Sento confusa la voce di mio padre, parla con Micaela. È preoccupato. Per quanto può essere preoccupato un cadavere, almeno.
-Dottore.. come sta, adesso?
-non si preoccupi, adesso suo figlio sta “bene”. Gli abbiamo dato un sedativo per calmarlo un po’, ma non corre pericoli.
-e che mi dite.. di quest’ultima crisi?
-è normale, per i pazienti che soffrono della sua malattia. Il come è molto frequente. Però la morte cerebrale è fuori discussione, il cervello di suo figlio era attivo anche, e forse soprattutto, durante il coma. Forsa ha persino sognato, capita piuttosto spesso.-
Rabbrividisco. Sognato, io? Ma cosa dici, Micaela? Aspetta che mi alzi, e poi.. dio mio, non ci riesco. Mi sento i muscoli intorpiditi. Ho uno strano formicolio nel braccio. Guardando le mie gambe, vedo che mia madre le accarezza piangendo sommessamente. Sento vagamente le sue mani.
Si, adesso ricordo. Non è questo il sogno. Mi sbagliavo, la mia “vita”è il sogno. Ho sognato durante il coma. Sono paralizzato. Non posso muovermi, né parlare. Adesso ricordo tutto. Tutta la mia vita era solo un’illusione. Eppure era così reale..
Osservo Micaela ancora una volta. È stato bello amarti, anche se l’ho solo immaginato.
Voglio morire. Sono venticinque anni che sono qui legato a questa macchina. Se solo potessi, lo strapperei io quel dannato filo. Perché non mi lasciano morire? Piango, e sento le lacrime rigare il mio volto.
Nadia me le asciuga con cura, sorridendomi sempre. Ma che cazzo hai da sorridermi? Lo vedi che sono un mostro?
Un momento! Un mostro, già.. io..
Dubbio atroce. Ho avuto un incidente con la macchina, sono uscito di strada. Di sicuro ho battuto la testa, forse sono davvero in coma.. e quindi.. qual è la mia realtà? Questa.. o l’altra?
Mi guardo intorno.. la stanza, le persone. È tutto così reale, non può che essere questa la realtà!
Ma Micaela.. Nadia.. la mia “vita”.. era tutto così reale.. e se fosse quell’altra, la realtà?
L’infermiera mi rade, posso guardarmi allo specchio. Ho ancora i miei occhi.
Gli occhi del lupo.
Ed è di nuovo buio.
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