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Nick: Mr_LiVi0
Oggetto: Giornale del giorno
Data: 3/7/2006 10.33.13
Visite: 98

Questi sono i temi di oggi. Sceglietene uno a caso e reggete il dibattito con altri utenti.

Vendola ha approvato i matrimoni di fatto in puglia.

La riforma liberale che colpisce tutti tranne che i sindacati...

La lettera di Antonio Martino ex ministro per la difesa del governo precedente

La pillola abortiva che è in fase di sperimentazione, ma che nuoce gravemente alla salute delle donne




BERLUSCONI CON L'ASCESSO PRODI CON I COMUNISTI di di VITTORIO FELTRI
I dolori di Silvio
L'intento è lodevole, ma i risultati sono un disastro. I giornali compiacenti annunciano trionfalisticamente: "Prodi avvia la rivoluzione; dai taxi ai farmaci, avanti con le liberalizzazioni". E uno pensa, finalmente si sburocratizza la società. Poi guarda dentro al pacchetto dei provvedimenti e scopre un pasticcio dal sapore nauseabondo. Di liberale c'è solo uno spruzzo e non dico di che cosa. Facile prendersela con i tassisti e i farmacisti, come se possedere un'automobile e la licenza per trasportare persone fosse un gran privilegio. Capirai, la licenza è indispensabile anche per vendere sigarette e francobolli. Si impone una domanda: perché abolire la "casta" degli autisti povericristi e conservare gelosamente il Monopolio di Stato per sali e tabacchi? Quanto ai farmacisti, le disposizioni sono anche più ridicole. I prodotti da banco (quelli che non necessitano di ricetta medica) entrano nei supermercati, accanto a detersivi e salami. Bene, sai che progresso. Comunque accettiamo. Se però accettiamo questo, qualcuno dovrà spiegare perché in farmacia non è lecito vendere bottiglie di vino e di birra, cioccolato e penne stilografiche. Ancora. Le farmacie non avranno più vincoli territoriali (un punto vendita per tot abitanti); i tabaccai invece continueranno ad averne. Forse che un farmacista è più fesso di un tabaccaio? E con le edicole, come la mettiamo? Sono piccole per decreto, non riescono a esporre tutti i prodotti, però hanno vincolo territoriale. Vari pesi e varie misure. I bar hanno facoltà di smerciare giornali; i giornalai viceversa non hanno facoltà di servire Campari né espressi fumanti. A che gioco giochiamo, liberali del menga? Gli ordini professionali sono inutili o dannosi? So con certezza che non hanno mai tutelato i cittadini; ora non tuteleranno più nemmeno gli iscritti. Anziché abolirli tutti, l'esecutivo abolisce le tariffe (parcelle) minime. E si è dimenticato dei medici di base che rimangono legati, loro e i pazienti, a schemi sovietici. Esemplifico. Tu mutuato di fatto non puoi scegliere il dottore che ti garba, ti becchi quello che passa il convento. Per cambiarlo, devi cambiare convento, cioè residenza. Se c'è un rapporto tipicamente fiduciario è quello tra medico e assistito. Nulla da fare, stando al baraccone sanitario, un camice vale l'altro. Raccapricciante. A certe storture non si pone mano; però si va addosso ai tassisti e ai farmacisti, e si fa qualche dispettuccio a notai, avvocati eccetera. Le liberalizzazioni o sono effettive in ogni settore o sono discriminazioni. ::: Hanno privatizzato decine di aziende pubbliche, ma solo un po'. Ovvero: hanno regalato le più floride agli amici degli amici con una serie di gabole, lo Stato ci ha smenato e gli amici degli amici sono diventati padroni pressoché gratis di imperi sontuosi. Liberali un corno; mascalzoni. Si trastullano con le banche e le sbolognano agli stranieri, e se ne vantano. Il governicchio Mortadella se la tira da risanatore; per mesi i progressisti si sono scagliati contro Berlusconi accusandolo di aver mandato a pallino i conti, e adesso promuovono una manovrina stracciona che dimostra il contrario. Non un taglio che sia uno agli sprechi. Recuperano denaro dalle tasche delle categorie liberali, e della gente in genere, per retribuire 23 mila insegnanti assunti (motivi clientelari) due giorni fa in un botto solo. Ventitremila insegnanti in più? Sì. E che ce ne facciamo se la popolazione scolastica diminuisce costantemente dato il calo demografico? L'ho già scritto e lo ripeto. Venticinque anni fa c'era una maestra elementare ogni 30 alunni; ora ce ne sono tre per 18 alunni. Però sono laureate. E chissenefrega. Eccoli i Quintino Sella, quelli che amministrano seriamente: inglobano 23 mila insegnanti per farne cosa? Un governo che parte così avrebbe l'obbligo morale di suicidarsi. Invece si gonfia di boria, salvo non avere i numeri in Senato onde rifinanziare la missione in Afghanistan, perché i pacifisti si sono tirati indietro. Non lo sapeva Prodi che nel caravanserraglio della sua maggioranza c'erano comunisti riluttanti ad appoggiare operazioni militari? È costretto a mendicare voti in zona centrodestra per non andare sotto, e il bello è che li troverà nella bottega di Casini dove manca tutto tranne le facce di bronzo. ::: Povero Berlusconi, ha voglia sbattersi allo scopo di riorganizzare l'esercito. Fini scalpita per traslocare dalla Casa delle libertà; e inorridisce all'idea del partito unico. Di Casini commerciante di voti abbiamo detto. Bossi è stanco. Ce ne sarebbe abbastanza per scoraggiare un toro. Il Cavaliere affranto si è ricoverato in una delle sue villone sarde; tenta di recuperare lucidità e volontà. Cerca soprattutto di guarire dall'ascesso. Sì, ha perfino questo disturbo. Se fossi in lui mi consolerei. Meglio un ascesso in bocca che, come Prodi, un'orda di comunisti all'uscio.


L'aereo che la sinistra voleva farmi acquistare di di ANTONIO MARTINO

Qualche volta il tempo è galantuomo e, anche se non subito, rende giustizia. Forse la storia cui mi riferisco merita di essere raccontata perché consente di ricavarne indicazioni tuttora rilevanti. Non appena insediato come ministro della Difesa, l'11 giugno 2001, mi fu sotto-posta la questione dell'adesione dell'Italia al consorzio per l'aereo da trasporto militare A400M della società francese Airbus, cui il governo di centrosinistra aveva in linea di principio dato la sua adesione e che avrebbe dovuto essere formalizzata dopo pochi giorni con la mia firma. Non essendo adeguatamente informato della vicenda, convocai i vertici militari perché mi facessero il punto della situazione. Venni così a sapere che il centrosinistra, prima di mostrarsi interessato all'A400M, aveva ordinato 22 aerei da trasporto militare C130J prodotti dall'americana Lockheed, che cominciavano proprio allora ad esserci consegnati. Chiesi se fossero sufficienti alle esigenze di trasporto dell'Aeronautica Militare. Mi fu risposto che il progetto dell'A400M serviva a far nascere un'industria europea della difesa e che la partecipazione dell'Italia avrebbe comportato vantaggi in termini di commesse per alcune industrie italiane del settore, che avrebbero prodotto qualche parte. Non essendo del tutto convinto, posi invano il quesito se l'aereo in questione servisse all'Aeronautica italiana. Per essere certo di non prendere una decisione sbagliata, sentii anche altre opinioni e scoprii che l'Aeronautica non riteneva indispensabile per la sua linea di trasporto, la partecipazione al consorzio dell'aereo francese. Non solo, ma scoprii anche che per il trasporto dei mezzi e dei materiali le Forze Armate italiane facevano ricorso al noleggio di un aereo di produzione russa, l'Antonov 70, che, a differenza dell'A400M, esisteva già, aveva un costo unitario molto minore, ed aveva una portata quasi doppia rispetto a quella che avrebbe avuto l'aereo francese una volta realizzato. Sapendo che il trasporto di mezzi e materiali militari per missioni all'estero costituiva un'esigenza abbastanza infre-quente, l'idea di preferire il noleggio all'acquisto mi sembrava assolutamente sensata. Chi di noi acquisterebbe un'automobile sapendo che al massimo ne avrà bisogno 2-3 volte l'anno? Molto più economico affittarla quando serve. Del resto, come detto, sempre per scelta del centrosinistra, l'Aeronautica Militare era già stata largamente dotata di aerei da trasporto peraltro affidabilissimi. Mi convinsi, quindi, che l'adesione al progetto era inutile e contraria agli interessi nazionali e non partecipai all'incontro internazionale dove avrei dovuto dare la mia firma, sostenendo che il governo, che non aveva ancora avuto la fiducia del Parlamento, non era nel pieno dei suoi poteri. Apriti cielo! Fui sommerso da critiche e contumelie, accusato d'essere anti-europeista e filo-americano, di avere preferito un aereo americano a uno europeo (dimenticando che l'acquisto dei C130J era stato deciso dal centrosinistra), di far perdere alle industrie italiane commesse lucrative e chi più ne ha più ne metta. Persino il normalmente cortese Letta (Enrico, ovviamente, non Gianni) stigmatizzò quella che chiamò «politica della sedia vuota» (che in ogni caso credo sia da preferire alla politica della testa vuota)! Sorvolo sulle pressioni cui fui sottoposto e sugli altri dettagli di quella che fu una storia lunga e travagliata in cui, credo per la prima volta, si vide un ministro della Difesa rifiutare una capacità militare che gli veniva offerta (in genere, infatti, il destino del ministro della Difesa è l'opposto: gli è negato, per ragioni di bilancio, ciò di cui ritiene che la Difesa abbia bisogno). Adistanza di cinque anni siamo oggi in grado di dare una risposta chiara a quella disputa: chi aveva ragione? Premetto che gli ultimi cinque sono stati gli anni più intensi per partecipazione a missioni militari nell'intera storia della Repubblica. Mai in passato avevamo partecipato a tante missioni, inviato tanti militari, avuto tanto bisogno di capacità di trasporto militare aereo (e non). I C130J hanno dimostrato la loro grande affidabilità, compiuto un enorme numero di ore di volo in teatri anche molto lontani, senza alcun problema. L'acquisto di altri aerei da trasporto militare sarebbe stato, quindi, alla luce dell'esperienza di questi anni, ingiustificato. La mia decisione di non partecipare al consorzio dell'A400M ha evitato uno spreco indifendibile, senza che le capacità di trasporto della nostra Aeronautica ne venissero in alcun modo compromesse. Se a questo si aggiunge che quell'aereo ancora non vola, e che Airbus sta attraversando quella che il Figaro ha definito la «crisi più grave della sua storia» (il chepotrebbe portare ad ulteriori rinvii della produzione), credo di avere diritto a ritenermi soddisfatto per quella scelta. Due i corollari di questa storia. Primo: il vero europeista non è chi in nome dell'Europa sacrifica gli interessi del suo Paese. L'europeismo autentico è, viceversa, basato sulla convinzione che un'Europa unita consenta di realizzare meglio l'interesse nazionale. Secondo: noi non acquistiamo un prodotto per fare un piacere a chi lo vende, ma perché lo riteniamo utile e conveniente. Gli acquisti non si fanno perché convengono a questo o a quel produttore, ma perché l'acquirente è convinto dell'utilità del prodotto e della sua economicità. Fuor di metafora, è l'industria che deve essere al servizio della Difesa, non certamente il contrario. Non vi pare?

Viva tassisti e farmacisti beffati dai finti liberali alla Mortadella di di RENATO FARINA
Sto con i tassisti. Persino con i farmacisti. Pur conoscendoli, sto anche con i giornalisti. A ciascuna delle tre categorie, il governo ne sta facendo o preparando di tutti i colori: in nome del liberismo, del liberalismo, della libertà insomma. Ho un'altra idea della società liberale e della libertà. Penso che essa debba essere al servizio della persona concreta e reale, e non dell'individuo astratto. Per non essere astratto pure io, incartandomi subito in una contraddizione, racconto dei tassisti. Ci parlo spesso, quando mi riconoscono come uno di Libero, si confidano, sanno che li ascoltiamo. Un po' perché ci hanno sempre portato fortuna. Soprattutto perché hanno ragione. Il contenzioso è questo. Il governo, appoggiato da molti economisti di destra e di sinistra, teorizza che i taxi presenti nelle grandi e medie città sono troppo pochi e sono cari. La colpa è della scarsità di licenze per condurre le auto pubbliche. I cittadini lo sanno: in certe ore e se piove, quando cioè se ne ha bisogno, riuscire a saltare su una vettura gialla è come vincere un terno al lotto a Milano, una quaterna a Roma. Confermo: è difficile. Mi è capitato di dovermi mettere in ginocchio davanti a un tassista fuori servizio per indurlo ad accompagnarmi. Cose risapute. Il ministro Bersani allora ha deciso di allargare il parco macchine liberalizzando le licenze, concedendo cioè a chi detiene una licenza di moltiplicarla a volontà. Risultato: crollo del valore delle licenze, benefici per chi ha molti denari o molti santi in banca. Poca roba, si dirà. Ma è il primo passo, una breccia. Un paio d'anni - scommettiamo? - e arriveranno le multinazionali dei tassinari. Tassinari per modo di dire. In realtà autisti senze né arte né parte. I tassisti protestano. Hanno già indetto uno sciopero per l'11 luglio. A noi gli scioperi non piacciono, da qualunque parte essi provengano. Ma la categoria ha un sacco di motivi per essere fuori dalla grazia di Dio. 1) Chiamiamola discriminazione classista se non razziale. Qui ci rivolgiamo al compagno ministro Bersani, il più bravo e simpatico della ciurma prodiana. Trattasi di una questione morale. Ma come? La menate con la concertazione, il coinvolgimento delle parti sociali, sindacati e Confindustria, questo e quello, per decidere tutti insieme. Dicendo che questa è la differenza con Berlusconi e Tremonti. Costoro hanno introdotto il dialogo a cui poi succedeva la decisione dell'esecutivo, che se ne prendeva la responsabilità. Invece il governo è di sinistra vuol lasciar decidere il popolo. E siccome il popolo sono quelli dell'Unione e i tassisti rappresentano la reazione, decide senza concertare un bel niente. Ma gli autisti di auto gialle chi sono? Orfanelli di cattive origini sociali da mettere sotto tutela della Repubblica matrigna? Non sarà mica antipatia verso i piccoli borghesi, che vanno educati alla liberalizzazione a colpi di decreto, mentre gli industriali da parassitismo antico vanno foraggiati togliendo a loro beneficio il cuneo fiscale? (Notiamo che questo disprezzo vige anche contro i farmacisti). 2) L'operazione di Bersani si configura come una specie di tassa patrimoniale, travestita ipocritamente da liberalizzazione. Ampliando il numero delle licenze e permettendo ai Comuni di metterle in vendita, si finisce per espropriare chi si troverà in mano un pezzo di carta dal valore dimezzato. Oggi siamo intorno a valori stimati tra i 160 e i 200 mila euro. Se i Comuni metteranno in vendita nuove licenze, i soldi perduti dai tassisti passeranno ai municipi. E che cos'è questo se non un esproprio dello Stato? Durante la campagna elettorale uscì l'Espresso con una copertina dedicata alla questione. Idea: libero taxi in libero Stato. Prodi se vinceva doveva agir così. Mi imbarca sulla sua macchina un neo-chaffeur. Faceva l'assicuratore, si era impegnato i risparmi, 160 mila euro, ed era al suo primo giorno da navigatore di città. Era persino di sinistra. Non ci credeva che la sua parte poteva prendersela così con i piccoli borghesi. I borghesi li sopporta, quelli piccoli li uccide con la satira e con gli espropri. Non ci credeva. Invece... Ci sono vedove che affittano la licenza. Ora? Un disastro per molti. Però si dice: il bene della collettività deve prevalere. L'economia ha le sue bronzee leggi. Bisogna immettere concorrenza, così le corse su vettura pubblica costeranno meno e sarà più agevole spostarsi. Cosa succederà però? Le associazioni di categoria hanno commissionato studi i quali riferiscono che le cose per la gente peggiorerebbero con la liberalizzazione. Fanno paragoni con Stoccolma e Sidney. Io obietto in due modi. Una simile politica di liberalizzazione creerà alcuni capitalisti e molti proletari. Il ceto dei tassisti passerà da medio a medio-basso. Le auto troveranno autisti casuali, i quali saranno assoldati per una manciata di euro. Avete in mente "taxi driver" con Robert De Niro? Non saranno artigiani, ma manovali senza più la necessità di curare la loro vettura. Anonimato, insicurezza. È questa la società liberale? Io credo che oggi una società liberale debba essere fatta soprattutto di ceto medio (lo diceva già Aristotele), di gente proprietaria dei suoi mezzi di produzione. Invece, e questo piace a sinistra e a certa destra, non al pensiero sociale cristiano, arriveremo a una proletarizzazione della categoria. Lo stesso errore che si è fatto con i tranvieri e i ferrovieri. Io pongo una questione morale, però. Di giustizia. È chiaro che il singolo cittadino ha il suo diritto a non avere disagi. Ammesso e non concesso che con la liberalizzazione cresca il comodo della maggioranza, io ritengo sia più importante il diritto di una minoranza quando esso coincide con un bene molto prezioso. Queste sono le basi stesse di una autentica democrazia fondata sull'ordine della giustizia. C'è una profonda iniquità nel far prevalere gli interessi reali, ma secondari, di molti sui diritti fondamentali di alcuni. (Non lo metto tra virgolette, ma ho copiato). Questa è la compassione sociale, la solidarietà, su cui si regge la vita comune. Non ditemi che è decisivo aspettare due minuti di meno un taxi rispetto alla rovina procurata a migliaia di famiglie... I farmacisti, mi rendo conto, commuovono meno. Vale lo stesso principio. E poi c'è di mezzo un rapporto con la nostra salute e il nostro corpo che non può essere trasformato in una questione di marketing e pubblicità. Occorre qualcuno di cui fidarsi, e che sia competente. Invece per punir loro, si finisce per far del male a tutti. E i giornalisti? Abrogheranno l'Ordine, li spediranno più facilmente in galera. Eccetera. Non sono d'accordo. Ma qui, mi rendo conto, è conflitto di interessi. Ma forse anche vostri.

Cari politicanti attenti: sta arrivando l'Antipolitica di di MARCELLO VENEZIANI
Si sta preparando un nuovo ciclone. Si sente nell'aria, troppi indizi concorrono a dirlo. Sta tornando l'Antipolitica. Si scalda ai bordi del campo per sostituire i giocatori azzoppati della politica. Ma si sente già il suo fiato. Ben venga l'Antipolitica, se la politica è questa cosetta qui, che si dibatte tra pesci lessi e carni fresche (traduzione turpe di quote rosa). La Casa delle libertà è al rompete le righe, il governo pure, le liberalizzazioni- coraggiose, va riconosciuto - soffiano nel ventre dell'Italia, il porcaio delle intercettazioni disgusta troppa gente, gli italiani colpiti negli affetti più cari, il calcio, la tv e il sesso... L'era berlusconiana, cominciata dodici anni fa, sta finendo. Indipendentemente dalla leadership di Berlusconi e dalla sua futura durata, si è concluso un ciclo. Ma nessuno è in grado di caratterizzare il nuovo; quel che resta in Casa sono frattaglie o leader malmessi in salute. Schizzi di Lega e di Udc che vanno da tante parti, schizzi di Fini che annuncia di andar lontano dalla destra, dalla Casa di Silvio e dal partito unico, ma non si capisce verso dove, creando apprensione nel suo partito; e poi là, nelle praterie dell'Unione, nei paraggi di Palazzo Chigi quanti focolai di guerriglia che si vedono all'orizzonte... Non c'è un leader nuovo, un partito nuovo, un versante nuovo, ad accoglierli; c'è il richiamo della foresta, l'ululato incomposto dell'Antipolitica, il populismo selvatico e d'occasione che aspetta il momento buono per attaccare. Magari lo stesso Berlusconi ci sta pensando. Se non ci fosse il campionato mondiale già si vedrebbe qualcosa. Ma tre elezioni, un mundial in corso ed un'estate alle porte, lasciano rinviare all'autunno i segnali di Antipolitica. Ma ci saranno. Verranno dagli imprenditori, verranno dai liberi professionisti colpiti dalle liberalizzazioni, verranno dalla Chiesa torchiata con le tasse e umiliata sulle famiglie, verranno dai localisti frustrati dal referendum, anche dal Sud, verranno dalla destra delusa, sputtanata e abbandonata, dalla sinistra agitata e frustrata, dai cattolici in fuga da ambo i versanti... Ma verrà anche dalla gente comune. Finito il sogno berlusconiano, non sono entrati in un'altra aspettativa, non si aspettano nulla da questo governo, anche coloro che l'hanno votato. Era un voto anti, non pro(di). Si stanno semplicemente ritirando dalla politica, come accadde altre volte. Quandola politica è fessa si ritira negli spogliatoi dell'Antipolitica. L'Antipolitica non è un incubo ma un'incubatrice; cura i parti prematuri. Il rifiuto della politica appare da tante cose, a cominciare dalla più elementare, vistosa e alla portata di tutti: il crescente, diffuso fastidio per la sceneggiata politico-televisiva quotidiana. Se hai visto un tg li hai visti tutti. Non solo quelli di ieri, o di oggi. Ma di tutti i santi giorni. C'è Napolitano che pertineggia, bacia e abbraccia le signore, saluta con la manina i passanti scambiati per fan e si appella alla concordia tra governo e opposizione. C'è Marini che gli fa il verso con il suo tono rustico da lupo marsicano. C'è Prodi che parla come un segnale morse, non dichiara ma telegrafa o detta alle pagine 777 di televideo. E c'è poi il teatrino dei penosi teleleader,e soprattutto dei portavoce e portacipria: sempre le stesse venti facce - venti deboli soffiano su Roma- che fanno la loro gag ai teleschermi e dicono una cosa, la stessa cosa, che sapevamo già prima che la dicessero. E la recitano, la interpretano, guardano dentro le telecamere come se fossero in una sit com; si vede che hanno provato davanti allo specchio quei dieci secondi di gloria, che sono poi, stringi stringi, la loro giornata di lavoro e il loro lascito ai posteri. E uno fa il didascalico, pedagogico demagogico, e l'altro lo spiritosino, l'ironico, l'offensivo. Uno si è conservato in frigo la battuta dal giorno precedente, l'altro finge di improvvisare un pensiero ma è solo uno slogan fesso. Dettano i titoli e i sommari di un giornale che non uscirà mai. Fingono di decretare le leggi dell'universo e invece decretinano le leggine della politicuzza. Ma perché farli parlare, se dispensano ovvietà, sbadigli e voglia di cambiar canale? Perché non eliminare quella giostra di imbecilli che si credono intelligenti ripetendo a pappagallo quel che è scontato? Mostrate solo la loro faccina e noi ci scriviamo la nuvoletta, tanto sappiamo già quel che dice. Se volete fare vero giornalismo mandate in video il politico che dice una cosa intelligente e a sorpresa: uno della maggioranza che fa autocritica, uno dell'opposizione che riconosce la bontà di una legge del governo in carica, un leader che fa una considerazione fuori dagli schemi. Invece, no, lo scontatissimo minutaggio farmaceutico con i giornalisti parlamentari che riferiscono con seria devozione quel che dovrebbe invece essere trattato con spirito da Gialappa, tra cazzeggio e ironia. Il pastone è bollito, datelo ai caproni. Ecco, quando la noia volge in fastidio nasce l'Antipolitica. Quando il dissenso cresce e non trova sbocchi nell'opposizione, si gettano le basi dell'Antipolitica. Ad ogni fine di ciclo senza eredi adeguati, si torna al caos primordiale dell'Antipolitica, dove si scompongono e si ricompongono gli scenari. Non è il caso di spaventarsi. È la vita che si riprende i suoi spazi. Nell'Antipolitica può esserci tutto, non solo le grida della savana, persino la mobilitazione creativa delle idee. Potrà accadere che l'Antipolitica si rifugi nel privato; e può accadere che torni a soffiare come dodici anni fa. Dipende dal clima e dagli attori. Bentornata, Antipolitica.


« Un regalo di Prodi alla grande industria e alle lobby Coop »
ROMA « Altro che casta dei farmacisti. Ha vinto la lobby dell'industria farmaceutica e delle cooperative. Forse il governo doveva saldare qualche cambiale » . Giorgio Siri, presidente dei farmacisti titolari ( Federfarma), è un genovese doc. Di pa- lanche se ne intende e, da buon ligure, non ama incassare fregature. La rivoluzione targata Bersani - che prevede la vendita nei supermercati dei farmaci da banco - gli è rimasta sullo stomaco. E non c'è digestivo che funzioni. Un po' perché fino alla settimana scorsa Livia Turco, ministro della Salute, aveva rassicurato ampiamente la categoria. Ma soprattutto per il metodo: « Non si è mai visto un governo che vara un provvedimento del genere di notte, convocando in gran segreto i ministri neanche fosse una riunione carbonara... » . Presidente si aspettava questa piccola rivoluzione? « Ma quando mai. Eravamo consapevoli che prima o poi si sarebbe dovuto discutere della vendita dei farmaci da automedicamento fuori dalle farmacie. Ma prima di farlo se ne poteva parlare. Quantomeno informarci. Invece nulla. Anzi » . Neppure una telefonata? « Macché. Anzi proprio la scorsa settimana la Turco aveva ribadito che una iniziativa del genere non era in programma. E invece... » . Il decreto adesso è fatto. Magari i consumatori pagheranno meno i farmaci da banco. « Il problema non è tanto l'aspirina al supermercato. Non vorremmo che fosse solo il primo passo di una strategia ben precisa » . Vale a dire? « Prima i farmaci senza ricetta e i farmacisti in versione commesso. Poi, magari fra qualche tempo, il professionista chiederà di non essere discriminato. Se la sua laurea è uguale alla mia perché non può vendere anche lui tutti i farmaci? Da qui a smantellare tutto il sistema delle farmacie il passo è breve » . Cerca di difendere la sua categoria? « Casomai è il contrario. Stiamo subendo l'attaccodi lobby ben più potenti. I grandi produttori di farmaci, che puntano all'aumento dei consumi, e quello delle Coop » . Che male c'è a vendere aspirine e antidolorifici insieme al prosciutto? In altri Paesi è normale. « Sì, ma nell'Europa a 25 solo 5 Stati hanno autorizzato la vendita nei market. Non capisco perché dobbiamo farlo anche noi. Sulla salute Bruxelles non può obbligarci. Insomma, neanche la storia dei dettami dell'Antitrust europeo, sventolata da Bersani, sta in piedi » . E allora perchè, secondo Federfarma ( l'associazione che raggruppa 16500 farmacie, ndr), tra i primi provvedimenti è stato introdotto proprio questo? « Forse perché il governo aveva qualche cambiale da saldare » . Darete battaglia in Parlamento? « Ci può scommettere. Il nuovo governo parla bene ma razzola male. Si lamenta che le casse sono vuote e poi vara provvedimenti che non fanno incassare una lira in più » . Beh quantomeno troveranno lavoro i giovani farmacisti disoccupati... « Guardi che di disoccupati la nostra categoria non ne ha molti e poi andrebbero a fare i commessi nei centri commerciali. Bella soddisfazione... » . ANTONIO CASTRO


Macché rivoluzione Sono soltanto misure estetiche
di FRANCESCO FORTE

Non è una rivoluzione liberale, quella del ministro per lo Sviluppo Economico Bersani. Si tratta di misure di deregolazione in gran parte ragionevoli, ma con effetti praticamente nulli sulla competitività dell'economia italiana, con un effetto soprattutto di " abbellimento della vetrina", window dressing per dirla all'inglese . Tipica la liberalizzazione dei farmaci da banco. Il principio è buono. Per altro, non è corretto che la libertà di vendita al di fuori delle farmacie riguardi solo la grande distribuzione. Non voglio essere maligno e dire che ciò favorisce la Lega delle Cooperative, che in Italia nella grande distribuzione regna sovrana. Ma, certo, ciò discrimina gli esercizi che potrebbero permettersi di installare un farmacista nel proprio negozio ma non rientrano nella grande distribuzione. D'altra parte, questa nuova regola, utile al consumatore, non serve al contribuente. In Italia vi è un abuso di farmaci, perché li passa gratis Babbo Natale. Molti, poi, li troviamo direttamente nei bidoni dell'immondizia. Mi auguro che la maggior facilità d'acquisto non si risolva in un aumento dello spreco farmaceutico. Sorgerà poi un problema, a cui nella fretta non pare si sia pensato. Sarà necessario che gli esercizi che distribuiscono farmaci da banco e non sono farmacie attuino turni obbligatori d'apertura, come le farmacie stesse, salvo abolire per queste l'obbligo di tali turni, nel caso in cui non vi siano tenuti gli altri esercizi. I farmacisti, però, non possono lamentarsidi questa liberalizzazione, in quanto già vendono, oltre ai farmaci, ogni sorta di altri prodotti. E possono incrementarne la gamma, ad esempio nel campo dei cibi ecologici e per l'infanzia. L'abrogazione delle tariffe degli ordini professionali come " tariffe minime" sotto cui il professionista non deve scendere, è una buona misura. Per altro essa non fa che tradurre in legge ( o decreto legge) ciò che già aveva cominciato a stabilire l'autorità garante della concorrenza e del mercato ( la cosiddetta autorità antimonopolio ovvero antitrust) prima delle elezioni. Essa aveva dichiarato prive di valore vincolante tali tariffe come tariffe minime, in quanto violatrici delle norme sulla concorrenza. D'altra parte, questo è solo un aspetto del problema. Infatti, negli Stati Uniti, a cui i nostri liberisti dell'ultima ora fanno riferimento per decantare questa " deregolazione", le tariffe che avvocati e medici praticano sono generalmente molto più alte che da noi. Chi va dal medico e dall'avvocato spesso nonha temponé è in posizione di pattuire prima la tariffa. Dunque, occorrerebbe che le tariffe del singolo professionista siano rese note preventivamente. Bisogna perciò accrescere la competenza dell'antitrust in questo campo, perché, diversamente, col puro smantellamento delle tariffe degli ordini professionali, si rischia di cadere dalla padella nella brace. La direzione di marcia è giusta. Si riconosca però che era stata aperta dall'antitrust sotto il precedente governo. Questa osservazione vale anche per le banche. La regola di modifica automatica del tasso d'interesse dei conti correnti, quando varia quello della banca centrale, che Bersani adotta, deriva dalla iniziativa presa dall'antitrust agli inizi di quest'anno, sotto il governo precedente, in base ai poteri che gli ha dato la riforma della legge bancaria, varata dal governo Berlusconi. Non posso invece approvare la regola per cui le vendite di auto non si fanno più con atto notarile, prima che si chiarisca con quali " serie" procedure saranno ora effettuati tali atti. Infatti l'atto notarile, in questi casi, viene richiesto perché si tratta di " beni mobili registrati", equiparati agli immobili, per il regime dei loro trasferimenti, secondo una regola che risale al diritto romano ( ove valeva per gli schiavi). La ragione è quella di ostacolare i furti e dare certezza a chi acquista la proprietà: che la compera dal vero proprietario e non da un ladro o occupante abusivo. Con quali norme, danti garanzie di certezza del titolo diproprietà, si pensa di sostituire, per le auto, la vendita con atto notarile? Il compratore, a mio parere, dovrebbe avere diritto a esigere l'atto notarile. Leauto sonoancora" beni mobili registrati" equiparati agli immobili, con tutte le garanzie, o sono semplici beni durevoli paragonabili a una radiolina?

La protesta dei commercianti: « È un decreto arrogante »
   Arrogante. Con questa affermazione il presidente della Confcommercio Roma, Cesare Pambianchi, commenta la manovra- bis per il 2006 varata dal governo Prodi. La liberalizzazione dei saldi sembra, infatti, non piacere ai commercianti capitolini. Non meno di un anno fa la stessa Confcommercio aveva proposto un referendum ai suoi iscritti, ai quali chiedeva se preferivano la liberalizzazione delle svendite, oppure un calendario. Ebbene, al riguardo i negozianti non ebbero esitazioni: preferivano delle date ben precise, fissate e rispettate. « Non c'è stata concertazione è stata una presentazione arrogante, quella di ieri » , commenta il presidente Pambianchi, « è gravissimo quello che è stato affermato, così il commercio si rovina, aspetteremo comunque qualche giorno e poi decideremo il da farsi » . Dello stesso parere i commercianti, che temono il peggio: « Invece di andare avanti andiamo indietro » , sottolinea un lavoratore del centro, la liberalizzazione è una vera follia, perché nessuno ci sente prima di decidere, se proprio vogliono far rispettare le regole cominciassero da ora con quei furbetti che hanno iniziato prima e fuorilegge le vendite di fine stagione » . Identico copione in un'altra parte di Roma, dove un commerciante minaccia di scendere in piazza: « Se ci sarà bisogno scenderemo in piazza anche noi, come i tassisti, perché non si può sempre subire rimanendo in silenzio. Chiediamo il dialogo, niente di più » . Dalla parte della " super manovra" si schiera, invece, il presidente dell'associazione via Condotti, Gianni Battistoni. « Sono per tutti i tipi di liberalizzazione » , sottolinea, « gli outlet vanno benissimo ed in America avviene lo stesso. Perché noi dobbiamo restare indietro? » . GINEVRA TERRACINA

Con i Pacs si aprono le porte alla poligamia
RICONOSCIMENTO DELLE COPPIE GAY Due omosessuali sfilano durante una manifestazione pro- Pacs: vogliono il riconoscimento delle coppie gay di UGO RUFFOLO* Preferisco la convivenza al matrimonio. Eppure, sono contrario ai pacs. Che reputo, anzi, di dubbia costituzionalità, anche perché consegnerebbero all'autonomia privata la libertà di disporre preventivamente di diritti e libertà indisponibili. E ravviso, soprattutto, un limite di relativismo in una iniziativa che sul relativismo vorrebbe fondarsi: se va superata la discriminazione per sesso, e dunque il modello limitativamente eterosessuale, perché non anche allora quella di numero? Se diciamo sì ai pacs per qualsiasi coppia, perché non anche, allora, oltre la coppia? Rammentiamolo: i pacs saranno fruiti poco dalle coppie eterosessuali; molto, e subito, da quelle omosessuali; altrettanto, in prospettiva ( ma non ci avevamo pensato!), da famiglie poligamiche. Le ultime due, oggi escluse dal matrimonio, anelano a formalizzazioni e visibilità anagrafica. Mail relativismononpuò essere a senso unico, soprattutto in una società sempre più pluriculturale e multietnica. Né invochiamo la distinzione fra natura e cultura: ci si rivolterebbe logicamente contro. Un quasi matrimonio, se può oltrepassare la barriera del modello eterosessuale, può superare altrettanto il tabù monogamico. La poligamia, del resto, non è estranea al loro Corano, ma neppure al nostro Vecchio Testamento; ed ancor meno alla " natura". Stiamo attenti, allora, a non sdoganarla; a non fare autogol senza accorgercene. ::: Maandiamocon ordine. La libertà di amare chi si vuole senza doverlo andare a raccontare al sindaco o al prete è non tutelata ma negata quando l'amore, anche se non sposato, vale solo se è registrato. Un minimatrimonio che regolarizzi, come per gli abusivi o i disoccupati organizzati ( e gli altri restano fuori) è trionfo del perbenismo piccolo- borghese che gattopardescamente ritocca le mobili frontiere del conformismo e del peccato. Le coppie di fatto coprono realtà disomogenee. La coppia - essenzialmente eterosessuale- che ha " scelto la libertà" non vuole vincoli interni, ma chiede di non essere discriminata dall'esterno. La coppia - essenzialmente omosessuale - condannataalla clandestinitàha invece la giusta aspirazione ad uscire ( se vuole) alla luce del sole. La regolamentazione da pacs, dunque, penalizza, innomedella ragion di stato della seconda, le effettive esigenze della prima. In verità, la convivenza ( eterossessuale enon) che non vuole ilmatrimonio, ancor meno desidera il quasimatrimonio dapacs. Rifiuta diritti ed obblighi all'interno senza per questo dover vedersi discriminata rispetto ai coniugati: sul piano del risarcimento per lesioni o morte del coniuge di fatto, delle locazioni abitative, delle pensioni e previdenze, del diritto successorio ( non per ereditare di diritto ma per consentire maggiori libertà testamentarie; e per impedire che, in attesa del divorzio, il coniuge separato prevalga su quello di fatto)... ::: La guerra per i pacs, al contrario, subordina quelle tutele al patentino, e dunque, chiede non libertà ma riconoscimento anagrafico: per ovviare al divieto di matrimonio omosessuale; ma soprattutto quale tappa intermedia per legalizzarlo. Tale obiettivo, condivisibile o meno, non può pretendere di imporre la gabbia costrittiva di un quasi matrimonioa chi ha fatto la scelta opposta, al solo fine di consentire l'accesso al matrimonio a chi se lo vede precluso. I pacs, poi, ove non si limitassero a regolamentare una convivenza sentimentalmente neutra, come quella conventuale o fra studenti, ed allora sarebbero inutili perché già possibili, presenterebbero seri rischi di incostituzionalità. Illustriamoli ricorrendo ad un giocoso paradosso: il matrimonio, se non fosse previsto dalla costituzione, e radicato nella cultura e nel costume, rischierebbe d'essere incostituzionale, perché vincola troppo e consente di disporre preventivamente di diritti individuali primari e indisponibili. Al di fuori d'esso, nessuna legge ordinaria può prevedere un minimatrimonio, consegnando all'autonomia privata il potere di forgiare vincoli personali e patrimoniali in nome dell'affectio sentimentale, così condizionati dal permanere d'essa, e dunque almeno indirettamente penalizzanti per il fedifrago o lo scassapacs. E neppure si possono elevare ipacs a sacramento laico; imponendo per legge una sorta di statuto e tutela parasindacale del convivente, che penalizzi chi si ostini a convivere in nero, e tuteli il coniuge di fatto " debole", contro quello forte e " mascalzone". Nuovo moralismo e nuovo perbenismo, dunque, seppur ( o perché?) in funzione dell'accesso omosessuale al matrimonio. Non avvedendosi che il prezzo da pagare potrebbe essere doppio. I pacs sarebbero il non previsto cavallo di Troia che legalizzerebbe qui il matrimonio islamico poligamico ( e già i nostri giudici riconoscono a qualche fine la seconda moglie sposata all'estero: per i ricongiungimenti, la legittimità dei figli...; e non è facile, in materia, stabilire chi eredita, quanto e da chi, o chi ha l'obbligo di mantenere chi). I pacs, come piccolo ( e obbligato) matrimonio, sarebbero la piccola tomba dell'amore nelle ordinarie e " libere" unioni di fatto, che diventerebbero innocenti vittime di fuoco amico. Mobili sono la frontiera del politicamente corretto e dei nuovi conformismi. E' talora del resto accaduto che qualcuno, sorpreso con una sigaretta accesa, abbia chiarito a discolpa che quello era solo uno spinello. * Ordinario di Diritto Civile nell'Università di Bologna


COSA SONO
::: PATTI CIVILI I Patti civili di solidarietà ( Pacs) regolano le convivenze tra due persone, anche dello stesso sesso, al di fuori dell'istituto matrimoniale. L'Italia non ha una legislazione sui Pacs. STATUTI REGIONALI Dal 2004 alcune regioni amministrate dal centrosinistra hanno approvato nuovi statuti che contengono aperture alle unioni civili, anche omosessuali. Le regioni sono la Calabria, la Toscana, l'Umbria e l'Emilia Romagna. REGISTRI COMUNALI Alcuni comuni italiani ( i primi furono Empoli e Pisa) hanno istituito dei registri anagrafici di unioni civili. Il loro valore è puramente simbolico. IL CASO PUGLIA Il 30 giugno scorso la regione Puglia, governata da Nichi Vendola, ha approvato una legge che estende anche alle coppie di fatto l'accesso ai servizi sociali.

LA SINISTRA
::: IL PROGRAMMA Il programma dell'Unione non menziona esplicitamente i Pacs, ma prevede « il riconoscimento giuridico di diritti, prerogative e facoltà alle persone che fanno parte delle unioni di fatto. Al fine di definire natura e qualità di un'unione di fatto, non è dirimente il genere dei convi venti né il loro orientamento sessuale » . LE DIVISIONI Nella maggioranza c'è disaccordo sull'interpretazione del programma. C'è chi vuole regolare le unioni civili ricorrendo al diritto privato ( come il leader della Margherita Rutelli) e chi ritiene necessario ricorrere al diritto pubblico ( in questo senso si è recentemente espressa il ministro della Famiglia Rosi Bindi). La sinistra radicale e la Rosa nel pugno invece contestano anche la lettera del programma, che considerano troppo timido sull'argomento.


Il papà della pillola abortiva ammette: « È vero, può essere pericolosa »
MILANO Si definisce uno « scienziato molto impegnato » . Etienne Emile Baulieu, classe 1926, è un luminare di biologia alla French Academy of Science. A lui si deve la paternità della RU486, l'ipercontestata pillola abortiva. Per farsi intervistare, nonostante debba giostrarsi fra mille incombenze, il professore pretenderebbe volassimo a Parigi. La sua " creatura" è stata ribattezzata " the death pill" ( la pillola della morte, ndr) o, addirittura, " the human pesticide" ( il pesticida umano, ndr). Commercializzato con il nome di Mifegyne, il farmaco che consente di interrompere la gravidanza fra le sei e le otto settimane, in Italia è stato sperimentato a Pontedera, nel Pisano, e per 21 giorni al Sant'Anna di Torino. Poi i test sono stati bruscamente interrotti e, lo scorso 23 giugno, il ginecologo Silvio Viale, che da anni si batte per liberalizzare la Ru486, è finito nell'albo degli indagati per la violazione della legge 194 sull'aborto. Ma il ministro Livia Turco vorrebbe sdoganarla e parla di " sperimentazione corretta". Dopo 13 anni di utilizzo la FDA, l'organismo statunitense che monitora la distribuzione e l'uso di farmaci, ha stilato un documento che raccoglie gli " eventi avversi" del medicinale. Lo stesso " papà" della RU486 si rende conto che non tutte le procedure consigliate dall'Oms erano state debitamente approvate. Eppure, Baulieu - massimoesperto di contraccezionefemminile - sostiene che la sua pillola è « salvo rari casi, assolutamente sicura ed efficace » . Professore, come nasce la sua " scoperta"? « Era il 19 aprile 1982. Stavo lavorando ad alcuni esperimenti con gli ormoni. Volevo scoprire il meccanismo che regola il funzionamento del progesterone ( l'ormone della gravidanza, ndr). Fu così che concepii un anti- ormone. L'effetto immediato della sua applicazione era l'interruzione della gravidanza. Precludeva lo sviluppo del feto. All'inizio l'abbiamo sperimentato su animali, poi i test sono stati effettuati su 11 giovani donne. I risultati hanno dimostrato che la terapia era assolutamente sicura. Ho inventato un metodo medico per interrompere la gestazione fino ad allora consentito solo meccanicamente » . Ci spiega come va assunta? « Va presa subito dopo il primo ritardo. Il trattamento prevede l'assunzioneimmediata di 3 pillole di mifepristone ( in Europa venduto a 70 euro, ndr) e, dopo 2 giorni, la terapia va integrata con la prostaglandina, un farmaco che induce le contrazioni uterine e provoca l'espulsione del feto » . Quante donne ricorrono alla sua pillola? « In Europa 500mila all'anno, tre milioni in Cina e due in Sudafrica. Solo in Francia, 1 milione e 500mila donne all'anno » . È vero che, in certi casi, può rivelarsi pericolosa? In America sono morte 5 donne... « Solo negli Stati Uniti si sono verificati 5 incidenti, ma dovuti a un utilizzo improprio della prostaglandina. Anziché per via orale, è stata assunta per via vaginale e non sono state prese le dovute precauzioni antibiotiche. Certi incidenti non dovrebbero succedere. Ma, a questo proposito, ho già rilasciato le mie dichiarazioni sul " New England Journal of Medicine" ( dove, guarda caso, sul numero del 1 dicembre 2005 si legge che « l'aborto medico ha una mortalità 10 volte superiore rispetto a quello chirurgico » ) . Inoltre è utilizzata ovunque in Europa, ad eccezione di Italia e Irlanda per via delle pressioni negative esercitate dal ministero della Salute e dalla Chiesa » . Poi si lascia sfuggire che ha preso parte all'infuocato dibattito esploso in Italia sul cosiddetto " blocco immorale della sperimentazione": « A novembre ho partecipato a una tavola rotonda a Pisa e a Roma » . Ed enumera un " pro" della sua " creatura": « Riduce il fibroma all'utero » . A cosa sta lavorando attualmente? « Sto studiando gli ormoni anti- invecchiamento per ampliare gli orizzonti della longevità assicurando un'esistenza in buone condizioni, e cioé in salute e in coscienza » . Buffo. Il biologo francese ricerca l'elisir di lunga vita e poi stronca l'esistenza sul nascere. In un'emblematica intervista a " La Nación", infatti, accosta un embrione di otto settimane, che ha già un cuore che batte, a un fiore che viene reciso. « Ha vita e lei lo taglia? Siamo seri. Non si può dire che quel punto minuscolo è un essereumano perché non lo è » . E a chi insinua il dubbio che, magari, anche lui possa talvolta essere indotto in errore, il professor Baulieu replica: « Io non sbaglio mai » . ALBA PIAZZA


LA " CONTRAGESTIONE"
::: Etienne Emile Baulieu Ansa ESPERIMENTI SUL PROGESTERONE Il biologo Etienne Emile Baulieu, della French Academy of Science, il 19 aprile ' 82 scopre la RU486 ( Mifegyne), un anti- ormone che interrompe la gravidanza. È la tecnica della " contragestione" COME FUNZIONA IL FARMACO Il trattamento prevede l'assunzione di 3 pillole di mifepristone ( in Europa al costo 70 euro) e dopo 2 giorni va integrato con la prostaglandina, un farmaco che induce le contrazioni per espellere il feto


Spese inutili dell'Authority Indagati l'ex presidente Cheli e Meocci
NAPOLI È una brutta storia di peculato quella in cui sono rimasti imbrigliati Alfredo Meocci, direttore di Rai Corporation e Enzo Cheli vicepresidente emerito della Corte Costituzionale. Meocci e Cheli hanno in comune i trascorsi ai vertici dell'Autorità per le Telecomunicazioni. Ed è proprio per l'attività svolta nel palazzo " mediatico" ( il primo nel ruolo di commissario, il secondo di presidente) che sono stati iscritti nel registro degli indagati dal gip Alberto Vecchione. Il giudice, napoletano, 43 anni, si è ritrovato a decidere sulla richiesta di archiviazione presentata dal pm Luigi Gay che indaga sulle spese allegre, le assunzioni e le promozioni all'Agcom: a quel provvedimento si era opposto con una denuncia Fabio Salvadori, dipendente dell'Authority già vittima di mobbing. Vecchione analizza l'uso di carte di credito e quelle spese che Libero aveva denunciato tra il 2002 e il 2003. « Appare appurato - scrive Secchione nell'ordinanza - che da parte di taluni commissari c'è stato un uso di carte di credito aziendali per spese non addebitabili all'Autorità. Né risultano convincenti le argomentazioni del pmper dar conto della sua scelta di non procedere ad alcuna iscrizione dei soggetti da lui indicati. La restituzione delle somme indebitamente usate è avvenuta solo a notevole distanza di tempo dall'epoca cui risalgono le spese, e peraltro dopo che, a seguito di una serie di articoli, era stata avviata l'indagine interna » . BRUNELLA CIMADOMO


Spacciano droga usando un carro funebre
[ R E G G I O C A L A B R I A ] Tra le nuove trovate degli spacciatori di stupefacenti, ora anche l'utilizzo di un carro funebre per le proprie " consegne". I Carabinieri di Reggio Calabria hanno, infatti, sgominato un'organizzazione dedita allo spaccio di droghe che faceva uso di un carro funebre per consegnare a domicilio la droga. Agli arresti 6 uomini e 2 minori.


Sommerso a 205 miliardi Oltre un terzo è nel Mezzogiorno
MILANO Il valore aggiunto dell'economia sommersa in Italia è di 205,1 miliardi di euro e rappresenta circa 7 punti percentuali di pil di imposta evasa, ossia 87 miliardi di euro. Oltre un terzo dell'imponibile evaso a livello nazionale è " prodotto" nelle regioni delMezzogiornoper un valore di circa 70,8 miliardi dieuro. SemprenelSude nelle Isole l'incidenza del sommerso sul Pil di questa macro area è pari al 21,2% controuna medianazionale del 15,4%. È questa la fotografia scattata da un'elaborazione dell'Ufficio studi della Cgia di Mestre su dati del Censis e dell'Istat che presenta uno dei fenomeni più negativi della nostra economia: il sommerso. A livello di macro area il fenomeno del sommerso è molto consistente nel Mezzogiorno. L'importo stimato per quest'area è pari a 70,8 miliardi di euro: pari al 34,5% del totale del sommerso, a livello nazionale. Segue il Nordovest con 54,3 miliardi ( 26,5% del totale), il Centro con 41,2 miliardi ( 20,1%) e infine il Nordest con 38,8 miliardi ( pari al 18,9% del totale). Sempre secondo la Cgia di Mestre è altrettanto significativa l'incidenza del sommerso sulpil macroregionale. Nel Sud e nelle Isole la percentuale tocca il 21,2 contro il 14,7% del Centro, il 13% del Nordest e il 12,8% del Nordovest. « Le cause - commenta Giuseppe Bortolussi segretario della Cgia diMestre - vanno ricercate nella combinazione di più fattori negativi che hanno interessato il Paese in questi ultimi anni. Come l'aumento degli extracomunitari irregolari, la crisi economica, l'inasprimento della tassazione » .


I rincari dell'Rc auto hanno doppiato l'inflazione
ROMA Gli aumenti delle tariffe delle assicurazioni Rc Auto sono riusciti a doppiare l'inflazione. In un anno, dall'aprile 2005 all'aprile 2006, le polizze hanno segnato in Italia aumenti fino al 4,8%, superiori quindi agli aumenti medi di beni e servizi. A trainare la corsa dei prezzi sono Napoli e Potenza che, a seconda delle varie categorie considerate, hanno registrato aumenti fino all' 8,6%. In media, una casalinga italiana proprietaria di un'utilitaria di 1.100 cc sborsa un premio di 418,05 euro, cioè l' 1,4% in più rispetto ad aprile 2005. Un impiegato di 40 anni in possessodi una berlina di 1.900 cavalli paga invece mediamente 678,96 euro (- 0,4%), mentre un impiegato di 45 anni in classe bonus malus di ingresso e con una vettura di 1.100 cc è costretto a pagare circa 1.137,89 euro, il 4,8% in più rispetto al 2005. È quanto emerge dai dati tratti dai siti internetdelle compagnieassicurative elaborati dall'Ania e pubblicati sul sito dell'Ansa. Ma se questa è la media nazionale, le differenze da città a città sono ampie. L'assicurato tipo, cioè la casalinga 36enne in classe bonus malus di massimo sconto e con un'utilitaria di 1.100 cc, che vive a Napoli dovrà farsi carico di una polizza con un prezzo medio di 556,18 euro ( 3,8% fra aprile 2005 e lo stesso mese del 2006), decisamente più elevata di quella che potrebbe pagare a Milano ( 358,97 euro), Perugia ( 357,65 euro), Potenza ( 251,72 euro) e Bari ( 371,35 euro). Anche se vantano prezzi inferiori alla media nazionale, queste ultime due città sono quelle che registrano i maggiori rincari tendenziali: 5,2% ed al 3,9%.


Domani un grosso asteroide " sfiorerà" il nostro Pianeta
   ( r. s.) Domani un grosso asteroide passerà a una distanza dalla Terra di poco superiore a quella Luna, circa 430mila chilometri. Lo " spettacolo cosmico" più chiaro se lo godranno gli americani del nord, che con un buon telescopio potranno vedere 2004 XP14 sotto forma di un piccolo punto luminoso che si muove velocemente nello spazio. Più difficile la vista del passaggio dell'asteroide per gli europei che dovranno accontentarsi di una luce molto affievolita e più sfocata tra le costellazioni di Andromeda, Perseo e Cassiopea. Per la sua grandezza, associata alla vicinanza del passaggio, l'asteroide scoperto nel 2004 è classificato come potenzialmente pericoloso.



My Speed Limit ??? 400 Km/h






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Giornale del giorno   3/7/2006 10.33.13 (97 visite)   Mr_LiVi0
   re:Giornale del giorno   3/7/2006 11.6.57 (34 visite)   Mush^Room
      no...   3/7/2006 11.11.2 (23 visite)   Mr_LiVi0
         se queste liberalizzazion   3/7/2006 11.44.22 (24 visite)   AUGUSTO82
            re:se queste liberalizzazion   3/7/2006 11.46.16 (19 visite)   AUGUSTO82
               ma perchè..   3/7/2006 11.51.43 (19 visite)   Mr_LiVi0
                  re:ma perchè..   3/7/2006 12.3.55 (13 visite)   AUGUSTO82
                     la coerenza...   3/7/2006 12.19.52 (38 visite)   Mr_LiVi0 (ultimo)

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