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Nick: Mr_LiVi0
Oggetto: Il giornale del giorno
Data: 6/7/2006 9.23.9
Visite: 95

IN GALERA L'ANTITERRORISMO di VITTORIO FELTRI
Arrestati un capo degli 007 e un generale che avrebbero aiutato la Cia a espellere un imam. Esultano gli islamici. Perquisita la sede di Libero: indagati due giornalisti
Ci mancava anche questa. Ieri mattina, poco dopo le sei, le Forze dell'ordine si sono presentate a casa di Renato Farina, a Desio, e - lui assente, impegnato in un servizio in Germania, calcio - hanno sequestrato il suo computer nel sospetto contenga chissà cosa, forse i segreti del mondo. Più tardi, sono venute nella sede di Libero e, alé, hanno fatto un repulisti anche qui: via pure il computer di Claudio Antonelli, cronista (ex ufficiale dei carabinieri). Nota doverosa: i militari incaricati si sono comportati con estrema gentilezza, e di questo li ringraziamo e ci congratuliamo. Resta il fatto che un giornale è un giornale: raccoglie notizie, documenti, indiscrezioni, ipotesi e immagazzina nei propri cervelli elettronici. Ficcarci il naso e le mani sarà anche legittimo, lo è, visto che l'indagine è firmata dalla magistratura; però non fa piacere né aiuta la libertà di stampa. Gli effetti che ciò produce sono simili a quelli di una intimidazione. I redattori si spaventano e dicono a se stessi: chi me lo fa fare di andare in caccia di news inedite? Meglio attenersi al tran tran dei lacché. Lo stipendio arriva lo stesso e chissenefrega del diritto dei lettori ad essere informati. La premessa era d'obbligo per poter dire: siamoleggermente incazzati. Cosa abbiamo fatto di male per meritare questo trattamento? Il direttore responsabile, Alessandro Sallusti, spalanca le braccia e scuote la testa. Io casco dal pero. I colleghi sono allibiti, per usare un eufemismo. Il vicedirettore Renato Farina e Claudio Antonelli, secondo le carte di cui ho preso visione, avrebbero addirittura dato un aiutino a certi personaggi del Sismi - servizi segreti - per farla franca a proposito del sequestro, avvenuto a Milano (organizzato dalla Cia), di Abu Omar, un imam legato all'estremismo violento, terrorismo islamico, per intenderci. La Cia c'entra sempre. Chi ha ucciso Aldo Moro, le Brigate rosse? Ma va' là. È stata la Cia. Chi ha abbattuto l'aereo dell'Itavia a Ustica? Ovvio, la Cia. Chi ha fatto la cacca, qui? La Cia. Se la ciappi mi la Cia ghe spachi i oss. In attesa di spaccare le ossa all'Intelligence americana, gliele spaccano a Farina e ad Antonelli perché hanno scritto degli articoletti mettendo in dubbio le tesi ufficiali sulla menata di Abu Omar, manco fosse un premio Nobel per la pace. Macché, è uno dal quale conviene girare alla larga. Si è sempre sostenuto, a destra quanto a sinistra, che il terrorismo non si combatte coi missili bensì con l'Intelligence. Una volta che succede così - almeno pare - c'è qualcuno che si straccia le vesti e grida: non sono state rispettate le regole. Invece di essere contenti perché un pericolo pubblico è stato allontanato dal nostro Paese senza colpo ferire, si persegue chi ha compiuto la meritoria operazione. Torniamo a Farina (Antonelli lasciamolo perdere, per il momento). È vero. Spesso ha elogiato i nostri servizi comandati da Pollari. Per ragioni oggettive. A chi dobbiamo se non a loro che dalle nostre parti, per cinque-anni-cinque, non è saltata in aria la metro? Se non sono stati abbattuti aerei? Se i bastardi di Bin Laden non hanno fatto casino? A Diliberto o a Pollari e alla sua orchestrina? Avete presenti le Vispe Terese, cioè le ochette del "volontariato in panciolle e ben remunerato" rapite in Iraq? Chi le ha riportate in Patria sane e salve e sorridenti e beate e beote? Rassegnatevi, esteti pacifisti di sinistra e dintorni: l'orchestrina di Pollari. Farina, perché mai avrebbe dovuto parlare male di questa gente? Prendiamo la Sgrena, autrice di immemorabili reportage per il moribondo Manifesto. Chi le ha protetto la ghirba? Chi l'ha rispedita fra le braccia di Pier Scolari? Calipari, che non era un ragioniere della Cariplo, ma uno dei servizi, ci ha rimesso - per lei - la pelle. Farina aveva buoni rapporti con la struttura comandata da Pollari; se ne fidava perché munita di ogni credenziale, di reputazione ineccepibile. Non mi stupisce che egli abbia avuto qualche incontro con alcuni dirigenti; il mestiere conduce a certe frequentazioni. Né mi stupisce che vi fosse stata una sorta di collaborazione circa l'analisi del fenomeno terrorismo. Chiacchiere, informazioni, interpretazioni. Poi da cosa nasce cosa, una parola tira l'altra. Scambi di idee fra giornalisti e autorità dello Stato non hanno nulla di scandaloso. Se Renato ha avuto che fare con Pompa e Seno suscita in me impressione causa i cognomi, che per lui, cattolicissimo abbastanza pruriginoso, dovevano essere respingenti, non perché i due funzionari fossero in organico nel Sismi. Tutto qua. Il nostro vicedirettore è uomo specchiato. Mi rifiuto di pensare abbia commesso qualsivoglia reato nella consapevolezza di commetterlo. Scherziamo? L'unico che possa dargli ordini è il Papa, non Pollari o un suo sottoposto. Mi è capitato di litigare con lui, però solo per questioni religiose: embrioni, Pacs, divorzio breve. Quante discussioni. Farina pretende che Libero sia una succursale dell'Osservatore Romano. Poi ve lo immaginate nei panni dello 007? Può aver rubato delle notizie. Ma che sia stato lui a darne allo Stato - posto sia un peccato - non esiste. In un paio di circostanze l'ho preso in giro: tu che sei tanto amico di quegli stronzi, perché non ti fai dare dei verbali, delle intercettazioni, insomma un po' di quella roba di cui Repubblica è piena zeppa e il Corriere pure. Rideva di un riso amaro e si rabbuiava. Renato agente segreto, Betulla; ma andate a raccontarlo a qualcun altro.


E questa Nazionale è la rivincita di Moggi di ALESSANDRO DELL'ORTO
Da più di un mese ci stanno facendo una testa così con Moggi e Moggiopoli, la cupola e gli arbitri, il calcio malato e la Juve che vince perchè ruba e il campionato di serie A fa schifo e W (viva) i giudici che scopriranno gli imbrogli e M (abbasso) i cattivoni. Bah. Rimbambiti da processi e interrogatori (a noi calciofili ignoranti, per tentare di capire cosa sta succedendo, ci è toccato pure imparare le differenze tra illecito sportivo e violazione del principio di lealtà, che in confronto il fuorigioco passivo è materia da prima elementare...), accuse, polemiche e rivelazioni da sguup, quasi quasi ci eravamo fatti convincere: gli scudetti della Juve degli ultimi anni sono tutti taroccati e li ha comprati Moggi aiutato dagli arbitri e quelli là - i giocatori bianconeri - sono solo dei buoni calciatori raccomandati ma niente più, che senza Lucianone sarebbero riusciti a combinare poco o niente. Figuriamoci vincere tutto.
L'erba e il piattone
Sì, ci stavamo proprio credendo finchè, oplà, sono iniziati i Mondiali che ci hanno restituito il profumo dell'erba (alzi la mano chi, di fronte a una sfida intensa e magari un po' maschia, non lo sente anche davanti alla tv), il rumore del pallone quando pum vie- ne colpito con il piattone (le donne stiano tranquille, non è niente di gastronomico ma solo un termine tecnico-popolare per intendere un passaggio effettuato con la parte interna del piede) e l'emozione di abbracciare o insultare uno sconosciuto quando segna il tuo giocatore preferito o la squadra del cuore subisce l'ennesima ingiustizia (ogni tifoso che si rispetti si sente perseguitato) per colpa dell'arbitro che alla fine - Calciopoli o no - resterà sempre cornuto per principio. Insomma, finalmente il calcio giocato per dimenticare i processi. Eppoi l'Italia, la nostra nazionale che come per incanto vince, pareggia, vince, vince, vince e ancora vince. E ad ogni successo una parata spettacolare di Buffon, un anticipo puntuale di Cannavaro, una progressione vincente di Zambrotta, un dribbling di Camoranesi e perfino - udite udite - il gol di Del Piero. Naturalmente ininfluente...

Moggi se la ride
Già, tutti juventini, tutti uomini di Moggi e tac, scattano i primi pensieri furbi e un po' paraculi che se togli il guinzaglio alla fantasia volano via fino a diventare mezze certezze e addirittura stravaganti teorie: se gli juventini sono vincenti anche senza la mano di Moggi, vuoi vedere che Lucianone con calciopoli non c'entrava nulla? Vuoi vedere che forse i nostri bianconerazzurri festeggiano un successo dietro l'altro perchè sono più bravi degli altri? Non sarà una teoria così seria e fondata da diventare la tesi difensiva degli avvocati dell'ex dirigente juventino all'Olimpico, ma è quanto basta per ipotizzare che l'Italia in finale a Germania 2006 possa essere sì la rivincita di Lippi e degli azzurri bistrattati (giustamente) a fine stagione, ma soprattutto è la grande rivincita di Moggi. Il quale secondo le accuse e le intercettazioni avrebbe condizionato arbitri e risultati, prestazioni dei suoi giocatori e quelle degli avversari, commenti dei giornalisti, moviole e chissà forse anche i rimbalzi dei palloni; insomma tutto, e senza di lui il football si sarebbe dovuto fermare. Invece si gioca, eccome se si gioca, e ci si diverte anche se non c'è più Lucianone. Addirittura si vince. E allora proviamo a immaginarcelo, Moggi, in queste calde serate tedesche, seduto in poltrona davanti alla tv mentre applaude le strepitose parate di Buffon contro la Germania, le sgroppate di Zambrotta, gli assist di Vieira e i tackle di Thuram. E se la ride, pensando che tutto il mondo adesso ha la prova: gli juventini sono giocatori vincenti anche senza l'ombra della cupola, le 250 telefonate al giorno e le verità bugiarde del re del mercato.

Gli 11 vincenti
A proposito di juventini dell'era Moggi, ma quanti sono al Mondiale? Solo nel club azzurro se ne contano sette: Buffon, Cannavaro, Zambrotta, Camoranesi, Del Piero, Lippi (ora ct azzurro, ma tecnico bianconero fino a due anni fa) e Ferrara (ora allenatore in seconda, giocatore fino alla scorsa stagione). Guarda caso, sono l'anima della squadra azzurra, proprio loro che sono e sono stati pure i leader storici della Juve. Ma c'è di più: l'altra grande protagonista di questo Mondiale è la Francia e indovinate un po' chi gioca tra i galletti? Risposta esatta, altri quattro juventini (o ex) dell'era Moggi: Thuram, Vieira, Trezeguet e Zidane. Undici timbri bianconeri tra i grandi del Mondiale, undici giocatori di successo, dalla mentalità vincente e vincenti. Anche senza bisogno di Moggi Luciano imputato numero uno di Calciopoli, anzi Moggiopoli. Che si gode la rivincita.

Vincono i tassisti, Prodi tratta
ROMA Settemila tassisti hanno sfilato ieri a Roma, per protestare contro le liberalizzazioni di Bersani. Assemblee, cori, ma anche aggressioni, come quella subìta dal ministro dell'Università, Fabio Mussi. Solo in tarda serata e dopo la mediazione di Gianni Alemanno, Bersani si è detto disponibile a un incontro con i sindacati, fissato per domani alle 15:30 presso il ministero dello Sviluppo economico. Il ministro ha chiesto, però, la cessazione delle proteste e il ripristino del servizio. I tassisti, riuniti al Circo Massimo di Roma, hanno accettato e sospeso le iniziative in programma.


Il governo ha nascosto la stangata nel taxi di OSCAR GIANNINO
Caro direttore, innanzi tutto la mia più filiale solidarietà per le perquisizioni subite da Libero e da Renato Farina. L'abbraccio per la libertà di stampa messa sotto scopa viene ancor più solidale, pensando che si tratta di pubblici ministeri che arrestano ufficiali del Sismi accusandoli di essere servi di quell'odiato nemico che sono gli Stati Uniti d'America. Non ti scrivo però per questo, caro direttore, anche se la solidarietà era obbligata. Ma per tornare sul tema del decreto-concorrenza sollevato da Alberto Mingardi. Ho letto quel che ne pensi, che non ti piace e non sei convinto. Io, da liberista mosca bianca, ti dirò che a Enrico Letta e suo tramite a Bersani ho mandato invece un messaggino telefonico mentre ancora stavano facendo la conferenza stampa a Palazzo Chigi, venerdì scorso. Perché sono stati abili, abilissimi. Non è un caso che l'improvvisa sparizione di ogni correzione dei conti pubblici in corso d'anno - pari allo 0,078% del Pil, c'è da sorridere - non abbia avuto alcuna attenzione da parte dei media, attirati dalla rivoluzione del cittadino-consumatore. È tutto vero quel che hai scritto, caro direttore: l'Unione ha cominciato con 12 punti di maggior concorrenza che toccano innanzitutto lobbies e interessi che la sinistra considera ostili e lontani da sé, i tassisti, i professionisti, i farmacisti, i commercianti. Ma ciò non toglie che appartiene alla fisiologia dei sistemi politici, che ogni coalizione tocchi innanzitutto gli interessi che avverte come a sé più lontani. E se il centrodestra si è calato le mutande, quando ha messo al centro dell'agenda l'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, la colpa è solo sua e il merito invece della sinistra e del sindacato che l'hanno voluto, potuto e saputo battere. In politica non si regala nulla, e lamentarsi dell'abilità dell'avversario è da mezze calzette. Meglio avere una sinistra che liberalizza le lobbies più moderate e una destra che liberalizza quelle più progressiste del sindacato e del pubblico impiego, che non avere niente e brindare all'immobilismo. Io, almeno, la penso così. Ho letto quel che ha scritto Farina - un forte abbraccio a lui per i suoi cassetti empiamente frugati. Lui sta coi tassisti. Bene, io mi ci confronto da tempo, per l'aumento dell'offerta dei servizi in città come Roma . Ho imparato negli anni che nessun sindaco italiano, né di destra né di sinistra, riesce a venire a capo del problema minacciando liberalizzazioni sulla carta taglienti come spade. Ho imparato che molti di loro, presi separatamente dai più assatanati e politicizzati capipopolo - e molte delle loro sigle di categoria - non si oppongono affatto a una politica seria di semplificazione degli oneri e di aumento dell'offerta senza espropri patrimoniali. Anche Bersani e Letta sanno perfettamente che in alcuni grandi Paesi occidentali negli anni fa si è messo seriamente mano a politiche di confronto coi tassisti che hanno realizzato alla fine aumento delle licenze e contemporaneamente equilibratura tra le aree e le ore in cui c'è minor domanda, e quelle invece di picco: il Quebec canadese e l'Irlanda, per esempio, hanno prodotto volumi in materia, soddisfacendo al contempo noi poveri cittadini col bastone - non lo uso per vezzo ma perché non posso più guidare - e insieme i tassisti. Ma la bravura di Letta e Bersani è stata quella di emettere una norma manifesto che solleva giustamente il problema, indica una strada che praticamente nessun sindaco seguirà, né la Moratti a Milano né Veltroni a Roma, e fa cascare insieme il centrodestra dritto dritto in trappola. Quella degli esponenti di An che si son fatti applaudire ieri dai tassisti dimostranti. Mentre i cittadini che nei centri urbani restano paralizzati alla fine danno simpatia al governo, e condannano i tassisti. E Prodi gode, giustamente. No, caro direttore, diciamolo chiaro: le aggressioni come quelle riservate ieri al ministro Mussi sono sbagliate. Noi che quando la brigatista assassina di Marco Biagi nuovamente alleggerita nella pena ha dichiarato che non c'era alternativa, o ammazzavano Biagi oppure Maurizio Sacconi perché erano loro, le "menti" della liberalizzazione abbiamo chiesto invano che la polizia impedisse i blocchi illegali fatta dalla Fiom per mesi agli ingressi delle aziende metalmeccaniche per piegare innanzitutto gli iscritti alla Cisl e alla Uil che dissentivano dai metodi violenti; noi che abbiamo condannato duramente ma invano i blocchi illegali delle bisarche che hanno fulminato per mesi le aziende che chiedevano solo di lavorare; noi che ieri abbiamo trasalito di liberalizzazione del mercato del lavoro; noi che picchiamo i pugni sul tavolo quando vediamo che l'Unità oggi dà dei golpisti cileni ai tassisti mentre per mesi chi scioperava illegalmente era considerato difensore della libertà, noi per primi caro direttore non possiamo cadere nella trappola dei due pesi e delle due misure. Moriremo con ogni probabilità senza il piacere di vivere in un Paese veramente aperto alle libertà individuali e del mercato. Perché gli interessi forti dei monopolisti industriali e del credito restano immuni da ogni agenda di riforma. Basti vedere che ieri il Sole 24 ore ha pubblicato annegato a pagina 37, un articolo in cui un concorrente di Telecom Italia additava con dati precisi la commissaria europea Reding come al soldo dei monopolisti. Basti pensare che, nella commissione creata da Visco per la nuova torchiatura fiscale che ci attende a settembre, l'unica associazione d'impresa rappresentata - non si sa a quale titolo - è proprio l'Abi, con l'idea evidentemente che, a collaborare con chi mira a fare giustizia di classe con più tasse a chi guadagna di più, le banche se la passeranno liscia ancora una volta. Non ho alcuna pretesa di convincerti, caro direttore. Dico solo che se vogliamo continuare a dire che bisogna colpire anche le tutele di troppo agli industrialoni amici della sinistra, se vogliamo sfidare il governo ad abolire il CIP6 che fa pagare la truffa di finte fonti energetiche alternative per decine di miliardi di euro a tutti noi consumatori di elettricità mentre Enel e finti concorrenti ne approfittano; se vogliamo davvero credere a tutto questo allora bisogna che non inneggiamo a chi picchia i ministri del centrosinistra per l'abile intervento che tocca interessi a loro estranei. C'è ben altro, per cui scaldarsi: pensa per esempio ai commi 4 e 5 dell'articolo 38 del decreto legge varato venerdì scorso, secondo il quali ogni banca o intermediario finanziario dovrà rendicontare elettronicamente all'Anagrafe tributaria ogni nostro minimo movimento di denari, tutto tranne i bollettini postali inferiori ai 1.500 euro. E' il Grande Fratello orwelliano che precede la patrimoniale secca, il sogno da sempre dell'egualitarismo comunista. Mi fa molto più paura quell'incubo, che la norma manifesto sui tassisti che nessun sindaco attuerà.
Vicedirettore di Finanza&Mercati

Ricercato e clandestino Ma l'Ulivo gli ha dato asilo politico
MILANO Altro che rapimento illegale di un innocente. Ciò che gli americani col presunto sostegno del Sismi hanno fatto ad Abu Omar, rispedendolo in Egitto, era precisamente quanto lo stato italiano avrebbe avuto il dovere di fare da tempo. Se solo avesse obbedito alla Convenzione europea sui rifugiati, art. 1/ F, ratificata nel 1954. La quale impone il rimpatrio a mezzo di espulsione per i sospetti terroristi. Previa revoca dell'eventuale status di rifugiato, concesso non a caso ad Abu Omar dalla questura capitolina sotto il sindaco Rutelli, nel 1999. Ebbene sì, nella controversa rendition dell'ex imam di viale Jenner, in effetti il diritto è stato violato, ma dall'Italia ulivista della legge Turco Napolitano. Abu Omar si materializza a Bari l' 1 maggio ' 97. Sbarca da clandestino, fuggendo dall'Albania dove cerca di organizzare un attentato al ministro degli esteri egiziano in visita a Tirana. È dunqueun ricercato nel suo Paese d'origine, anche per l'appartenenza a un gruppo estremista. Siccome in Egitto vige la pena di morte l'Italia non può estradarlo. Niente però ci impedisce di espellerlo. Recita la Convenzione sui rifugiati: « Le presenti disposizioni non si applicheranno a persone nei cui confronti si hanno serie ragioni per ritenere: a) che abbiano commesso crimini contro la pace o l'umanità, b) crimini gravi fuori dal Paese di accoglimento prima di esservi ammesse c) azioni contrarie ai principi Onu » . La Commissione Ue, il 5/ 12/ 01 si è appellata agli stati firmatari affinchè rispettino scrupolosamente la clausola 1/ F, « giacché la Convenzione non ha mai inteso dar rifugio ai criminali, né porli al riparo dall'azione penale, al contrario » . Decretando che « In base alla ris. 1373, l'esclusione dallo status di rifugiato a chi partecipa ad atti di terrore si fonda sull'a. 1/ F » . Omar ha poi continuato la sua carriera come testimonia il mandato d'arresto del gip Salvini ( 23/ 6/ 05) per associazione a delinquere finalizzata al terrorismo. E tuttora giace in una prigione egiziana. FRANCESCO RUGGERI WWW. LALTROGIORNALE. COM


Blitz della Digos, sequestrati i computer dei giornalisti
INDAGINI IN REDAZIONE    Sequestri e acquisizioni nella redazione di " Libero". Messi sotto sigillo gli strumenti di lavoro del vicedirettore Renato Farina e del redattore Claudio Antonelli. Controlli anche nelle loro abitazioni. Ieri alle 6 e mezza uomini della Digos e del Reparto Operativo di Milano svegliano i familiari di Farina che si trovava in Germania causa Mondiali di calcio per recuperarne il computer personale. Stessa scena a Collebeato ( Bs) presso la residenza di Antonelli. Gli agenti scoprono che da 4 anni vive a Milano, lo raggiungono in zona Melchiorre Gioia poco dopo le otto. Anche qui sequestro del Pc. Poi Il trasferimento, intorno alle 11, presso la redazione in viale Majno, pieno centro milanese. Le operazioni di sequestro dei computer fissi in uso ai due giornalisti terminano intorno a mezzogiorno e mezzo. Massima delicatezza nell'intervento e altrettanta professionalità dai militari delegati dei pubblici ministeri. Ma le accusa sembrano pesanti. Nella vicenda del sequestro Abu Omar da parte di agenti Cia, Farina e Antonelli sono indagati per concorso in favoreggiamento nei confronti dei funzionari del Sismi Marco Mancini, Pio Pompa e Luciano Seno. Il primo arrestato per sequestro di persona, gli altri due accusati di favoreggiamento nel tentativo, secondo l'accusa, di sviare l'inchiesta della procura milanese sul rapimento dell'ex imam di Milano. Secondo gli inquirenti i due giornalisti di Libero avrebbero avvicinato i pm non a scopo giornalistico, ma per ottenere informazioni utili al Sismi. In particolare il vicedirettore sarebbe considerata una fonte abituale dei servizi.


Cossiga: il vero obiettivo è il capo del Sismi
IL PICCONATORE CONTRO IL GIUDICE SPATARO Duro attacco del presidente emerito della Repubblica Francesco Cossiga ai magistrati che conducono l'inchiesta sul rapimento di Abu Omar: « Mi attendevo da tempo ed erano informati gli apparati di sicurezza che il dottor Spataro avrebbe arrestato il dottor Mancini, ma il vero obiettivo del dottor Spataro, assatanato di pubblicità e noto fiero antiamericano, è arrestare il direttore del Sismi generale Pollari » . L'ex capo dello Stato invita il governo a « non far precipitare nel ridicolo il nostro Paese » .


La Fifa sequestra l'intervista a Prodi fatta dalla Rai
FIGURACCE Figuraccia della Rai ai Mondiali. Nel dopopartita di Germania- Italia, il giornalista Amedeo Goria aveva intervistato il presidente del Consiglio Romano Prodi. A quel punto, però, eranointervenuto gli uomini della Fifa sequestrando al giornalista della tv pubblica sia la cassetta con l'intervista a Prodi che l'accredito. Da qui era sorto una specie di giallo. Alla fine, ieri Amedeo Goria è riuscito a farsi restituire sia la registrazione che il pass, ma, con una sorta di « ammonizione » . Le regole della Fifa, infatti, impongono che le interviste siano fatte solo in appositi spazi e secondo regole stabilite. Regole, quindi, infrante dall'inviato della nostra tv di Stato. La Rai perciò ha riavuto la registrazione dell'intervista fatta a Prodi martedì, maè stata costretta a porgere le proprie scuse alla Federazione internazionale. Proprio una bella figura.


Che pena i moralizzatori alla sbarra
Il patron della Fiorentina si difende sostenendo che la sua squadra ha peccato di ingenuità: puri tra i corrotti, sarebbero stati invischiati da un sistema cattivo. Ma la tesi scricchiola Il presidente della Lazio ora fa la vittima e si dichiara non condannabile perché « seguo l'esempio di Gesù Cristo » . Peccato che telefonasse a Mazzini per lamentarsi dei torti arbitrali di DIEGO MINONZIO Gli sventurati risposero. Visto che la storia ripercorre inesorabilmente gli stessi sentieri - dopo ogni Savonarola sempre un rogo, dopo ogni ghigliottina sempre un Termidoro, dopo ognioccupazione delle fabbriche sempre le squadracce del padronato - ieri è stata la giornata dell'umiliazione per i diversi, i nuovi, i marziani, i moralizzatori, i geneticamente superiori alla porcilaia del lurido mondo del calcio. Insomma, per Della Valle, Lotito e la loro magica ( o ridicola?) stagione del pallone è marcio ma ora ci pensiamo noi. Fisicamente e culturalmente diversi - anzi, opposti - ieri al maxiprocesso dello stadio Olimpico si sono però ritrovati legati a doppio filo sotto la gogna giuridicomediatica alla quale si sono sottoposti beccandosi a vicenda un po' come i capponi di Renzo che, bisticciando, si appropinquavano ignari al loro infausto destino. E' sempre brutto farsi trascinare dai pregiudizi, soprattutto quando siamo ancora in attesa delle sentenze e quindi di fronte a imputati per ora innocenti, ma c'è qualcosa di insopportabile in tutti quelli che vanno sempre in giro a sbandierare la propria superiorità e ad ammannire fervorini con il ditino perennemente alzato. Perché, di solito, la superiorità non si sventola, si dimostra. Evitando, soprattutto, di andare a trescare - anche se magari in termini penalmente non perseguibili - in quella melliflua zona grigia, in quel sottobosco di mezze parole, in quel ventre molle dove galleggiavano con assoluta padronanza della scena Moggi e i suoi sgherri. E cioè proprio loro, i nemici, il vecchio regime che i Robespierre del calcio avrebbero voluto sulla forca. Della Valle - con la consueta simpatia contagiosa - e Lotito - con la solita padronanza del linguaggio e del latinorum - l'hanno presa dai due capi opposti. Uno spazzolato e azzimato e continuamente lì a ricordarti che lui è sempre all'estero perché è uno dei motori dell'Italia che pensa e che produce e che mica è un Ricucci qualsiasi, l'altro arruffato e sbraitante mentre inanellava - probabilmente al terzo Campari - uno shaker da mal di testa con gladiatori, moti carbonari, disabili e poverelli, lo sport che è cultura e pure il cappellano della Lazio che da quando è arrivato lui celebra messa ogni sabato mattina... Eppure il loro teorema era lo stesso: ci hanno messo in mezzo. Il brutto di Della Valle è che al solo vederlo ti girano le palle: noi anime belle, noi " che non conoscevamo i meccanismi del calcio", noi " vittime del sistema che pensavamo folcloristico" e invece spietato e tentacolare, noi che Mazzini ci consigliava di essere meno snob ( e quanto lo siamo, Dio mio, quanto lo siamo!), noi imprigionati dal regime come l'agrimensore di Kafka, noi che " il vero potere è quello dei diritti televisivi, della triade delle grandi potenze, di Juve, Milan e Inter" (?). E fin qui è la solita solfa. Però c'è qualcosa che non torna. Com'è possibile che un illuminista senza macchia come lui si sia fatto beccare nel più bell'albergo di Firenze a cincischiare, a piagnucolare, a pietire con quello stinco di santo di Bergamo per avere arbitri migliori, che bisogna finirla con tutti questi torti alla Fiorentina? Insomma, a comportarsi da traffichino come l'ultimo dei presidentucoli di serie C? E che caspita, uno che comanda pure al " Corriere" e che porta " la dignità della famiglia tutta sulle sue spalle" non ha la forza per sbugiardare la Cupola di don Luciano davanti a tutti? Il bello di Lotito, invece, è che nonsbraca mai. Sempremisurato (" Io a Moggi e Giraudo li ho cacciati fuori a calci dalmioufficio!"), mai vittimista (" Ero accerchiato: i grandi mi consideravano un poveraccio, gli altri mi davano del mattoe in tv mi facevano le imitazioni, ahahah!"), rispettoso dei gradi e delle gerarchie (" Mazzini è uno da avanspettacolo, uno da bettola boccaccesca!") e soprattutto di inarrivabile modestia: " Io ho salvato la Lazio e non sono subalterno a nessuno perché seguo sempre l'esempio di Gesù Cristo nostro Signore"... Però poi, probabilmente destabilizzato della pugnalata dell'implacabile presidenteRuperto (" Scusi, maquante ore pensa di parlare?") - che già in apertura aveva deliziato la platea conuno strepitoso" Ma èarrivato, questo dottor Lotito?" - è cascato nel tritacarne pure lui. Se fai tanto l'antisistema, perché telefoni al vicepresidente Figc e, tra moccoli e battute da caserma, ti allinei agli altri con la solita litania degli sgarri alla tua squadra? Che fai, il rivoluzionario part time? Teorema, teorema. A Della Valle e Lotito li ha rovinati il teorema. Quello che " fa venire i cattivi pensieri", sibila il patron della Fiorentina. Quello che non può essere vero perché " mette in dubbio la mia morigeratezza, che invece la conosconotutti", replica ilgrande capo laziale. Quello messo in piedi " con troppa fretta da chi non porta rispetto alla dignità delle squadre e delle città" e capisci subito che il signor Tod's non lo dice però ha davanti agli occhi di bragia Rossi e Borrelli ( ma quelli non erano gli aguzzini di Berlusconi?) mentre a Lotito se gli danno tra le mani il presidente del Bologna Gazzoni (" Quello si faceva intervistare dalla " Padania" per dire che dovevo fallire!!") stai certo che lo sbrana. Brutta bestia il teorema. Soprattutto se alla fine della vicenda a scannarsi sono proprio loro due, i perseguitati. Con Della Valle a fare lo spaccone (" Voglio un confronto all'americana con Lotito, così lo sbugiardo per quello che ha detto su certe mie proposte da bandito!!") e l'altro che, nel suo intervento, all'inizio è partito di gran carriera per poi svaccare - forse il guerriero era stanco - su un più rassicurante non ci siamo capiti (" Macché, mi riferivo ai diritti tv") di consolidato stampo doroteo. Siamo convinti che il presidente della Fiorentina e quello della Lazio siano innocenti e che le sentenze daranno loro piena ragione. Maquello che - per fortuna - sembra da ieri un dato ormai acquisito è l'ennesimo e sacrosanto schiaffone " morale" a tutti quelli che hanno fatto della superiorità genetica una missione e uno stile di vita. Ce ne sono già troppi, in questo paese, di censori da quattro soldi, che predicano nei salotti condotte calviniste ma poi li becchi a grufolare in osteria: se Della Valle e Lotito evitano di farci lezioni non richieste faranno solo un piacere a noi malcapitati e un bel servizio al calcio, che è pur sempre il gioco più bello del mondo.


An vuole ricorrere contro il pacchetto Bersani « vizio d'incostituzionalità »
   Contro il " pacchetto liberalizzazioni" s'è levata, ieri, anche l'accusa di An in Regione. Il partito di Fini lo ritiene « viziato d'incostituzionalità » e spingerà « affinché Roberto Formigoni porti la Lombardia ad impugnarne i contenuti presso la Corte Costituzionale » . La normativa voluta dal governo Prodi cozzerebbe, secondo i finiani, con l'articolo 117 della nostra Carta, laddove si distingue tra materie attinenti la potestà legislativa dello Stato e quelle riguardanti le Regioni. « Il decreto Bersani - ha attaccato Massimo Corsaro, assessore alle Attività Produttive e capodelegazione di An in giunta - investe temi di esclusiva competenza regionale ed è perciò stesso incostituzionale. L'onorevole ministro ha invaso un campo che non è suo » . Va ancora peggio se si guarda ai contenuti. « Liberalizzare il settore dei tassisti non porterà affatto, come si vuol far credere, ad un abbassamento delle tariffe - ha puntualizzato ancora Corsaro -. A stabilirle sono piuttosto le Regioni, per le aree dei bacini aeroportuali, e le amministrazioni comunali al di fuori di esse » . In una mozione depositata ieri, An chiede l'apertura di un tavolo di confronto con le parti in causa. Critiche anche al via libera sulla vendita degli OTC ( farmaci acquistabili senza ricetta) nei supermercati. « Il primo effetto sarà l'esplosione della spesa farmaceutica - hanno osservato i consiglieri Pietro Macconi e Carlo Maccari -. Germania e Inghilterra, dove si è proceduto sulla stessa via, detengono una spesa pro- capite che supera del doppio e più del doppio quella italiana » . Senza contare l'impennata della mortalità per abuso di farmaci, « che in alcuni Stati arriva ad essere 4 volte superiore a quella in cui la vendita è ancora vincolata alle Farmacie » . Il tutto, a danno di una professione nata per tutelare la salute dei cittadini, e a vantaggio degli interessi delle Coop. « A rimetterci - ha detto il capogruppo Roberto Alboni - saranno i cittadini, che vedono esaurire il rapporto fiduciario instauratosi col farmacista, il più delle volte utile consulente e non solo mero esecutore di quanto scrive la ricetta medica » . Il sospetto di voler favorire certe categorie è forte: « Cihastupito - ha accusato sempre Alboni - la velocità con cui la Lega delle Cooperative si è dichiarata pronta ad ospitare punti vendita dei farmaci da banco » . Alleanza nazionale ha pronto un progetto di legge regionale per il rilancio e la difesa del settore farmaceutico che discuterà con i partiti alleati. CRISTIANO GUARNERI


Ma ora tocca agli avvocati: 12 giorni di sciopero. Fornai verso la serrata
ROMA Avvocati sulle barricate. Dal 10 al 21 luglio i principi del Foro sciopereranno. Secondo l'avvocatura è di « indubbia gravità » la situazione determinata dall'approvazione del decreto. Ci sono « violazioni di diritti e prerogative anche costituzionalmente protetti » , denunciano gli avvocati proclamando lo stato di agitazione. Al governo i legali - che si asterranno dal dalle udienze civili, penali e amministrative, assicurando solo i procedimenti urgenti e garantendo i servizi essenziali - chiedono di cancellare dal testo « la parte che riguarda la professione forense » . Gli avvocati, comunque, assicurano sin da ora la loro disponibilità « a definire con il ministro della Giustizia un testo di riforma della professione forense » . Male categorie in lotta sono tante. Sempre in rivolta i farmacisti che non hanno ancora deciso il giorno della serrata generale delle farmacie e stanno organizzandosi a livello provinciale per evitare la vendita dei farmaci da automedicazione nei supermercati. Nel fronte dei " no" entrano anche i notai che contestano la cancellazione dei passaggi di proprietà. Secondo il presidente del Consiglio nazionale deinotai, Paolo Piccoli, alcune decisioni contenute nel decreto sono « contraddittorie. Nei Paesi dove le tariffe sono state liberalizzzate, ad esempio, si è verificato un aumento dei costi per i consumatori » . Ma ci sarebbe anche un problema occupazionale. Nel solo settore auto - secondo dati dell'Ordine - lavorano 2/ 3 mila impiegati. « E non sarà facile riassorbibili » , avverte Piccoli. La liberalizzazione del settore viene contestata anche per quanto riguarda i risparmi per i cittadini. Infatti, secondo il Consiglio nazionale, le imposte di trascrizione continueranno a pesare per il 95% sui costi. Meno barricadieri, ma pur sempre preoccupati, i panificatori. L'Associazione italiana panificatori ha dichiarato lo stato di agitazione e convocato un Direttivo nazionale straordinario per la prossima settimana per esaminare le possibili forme di lotta, non escludendo manifestazioni di disubbidienzacivile: dalloscioperofiscale, fino alla serrata del settore con la sospensione di ogni produzione di pane. Possibilista, invece, la Confartigianato che chiede un tavolo con il governo per concertare la deregulation. Angelo Roncacci, responsabile del settore alimentare e dei panificatori, spiega: « Quello che noi chiediamo è l'obbligo di una " qualificazione professionale" per chi vorrà aprireunnuovo panificio » . C'è preoccupazione anche nel mondo delle assicurazioni per il divieto alle compagnie assicurative di stipulare nuove clausole contrattuali di distribuzione esclusiva per l'Rc auto. Replica a stretto giro il ministro Pierluigi Bersani: « Provate a chiedere all'Unipol » , ironizza, « se è contenta di queste norme sulle assicurazioni... » , respingendo così le accuse di chi sostiene che il governo avrebbe fatto un favore alle Coop come nel caso della vendita libera dei farmaci da banco. AN. C.


In Italia le " corse" costano meno A Bruxelles e Vienna si paga il doppio
L'INDAGINE DELLA CGIA DI MESTRE Non è vero che in Italia le tariffe dei taxi sono tra le più alte in Europa. Parola di Cgia di Mestre. Per dimostrarlo l'associzione degli artigiani ha preso come parametro di riferimento il prezzo di un viaggio urbano di 5 chilometri avvenuto nel 2003 nelle principali città europee. Ebbene, sottolinea la Cgia, « i tassisti di Roma e Milano, a confronto con le altre grandi capitali europee, non praticano per i loro viaggiatori un vero e proprio salasso » . Anzi. Se i tassisti più esosi, come quelli di Zurigo, applicano importi che toccano quasi i 14 euro ( precisamente 13,85 euro) a Vienna, Bruxelles e Amsterdam la tariffa - ogni 5 chilometri di percorso urbano - oscilla tra gli 11,93 euro e gli 11,26 euro. E in Italia ? A Milano il costo si aggira sui 7,48 euro, mentre nella Capitale si ferma a quota 6,29. Si spende meno invece ad Atene e Lisbona, dove le tariffe sono, rispettivamente, di 5,62 e di 4,06 euro.


Adel Smith assolto dall'accusa di vilipendio
TRIBUNALE DI ROMA ROMA Adel Smith è stato assolto dal Tribunale di Roma dall'accusa di vilipendio alla religione cattolica. Il processo era stato innescato dalla trasmissione di " Porta a Porta" del 2001, durante la quale Smith parlato del Crocecifisso come " raffigurazione di un cadavere in miniatura » . A darne notizia è Massimo Zucchi, segretario dell'Unione musulmani d'Italia, spiegando che il Tribunale ha giudicato le parole del presidente dell'Umi « sono state giudicate dal Tribunale non offensive e rientranti nel diritto alla libera opinione e manifestazione del pensiero ancora vigenti nel nostro Paese » . La difesa di Smith e' stata condotta dall'avvocato CesareAntetomaso delForodi Roma. Assoluzione dall'accusa di vilipendio alla religione per Adel Smith, il presidente dell'Unione dei Musulmani d'Italia, l'uomo da anni impegnato in una vera e propria " crociata" contro i simboli della fede cattolica. Il tribunale di Roma lo ha riconosciuto non colpevole per alcune frasi pronunciate nel 2001


« Alitalia può comprarsi Volare » Via libera condizionato dell'Antitrust
Via libera condizionato dell'Antitrust all'operazione Alitalia- Volare. La compagnia guidata da Giancarlo Cimoli dovrà, infatti, rilasciare due coppie di slot nazionali: una da Linate a Lamezia Terme, una da Linate a Bari. Alitalia dovrà cedere anche due coppie da Linate a Parigi- Orly in conformità con la decisione della Commissione Ue. Sono queste le condizioni poste all'acquisizione dall'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato che ieri ha deliberato « che così come è stata notificata la concentrazione tra Alitalia e Volare non è autorizzabile » . L'Autorità guidata da Antonio Catricalà, si legge nella nota, « ha deciso di condizionare il via libera all'acquisto di Volare al rilascio, da parte di Alitalia, di 2 coppie di slot nazionali da Linate sulle rotte Linate- Bari e Linate- Lamezia Terme, operate da Volare, con il codice VA. In conformità con quanto già disposto dalla Commissione nella decisione relativa all'alleanza tra Alitalia e Air France, Alitalia dovrà inoltre procedere al rilascio di due coppie di slot sulla rotta Milano - Parigi, a favore di vettori già operanti sulla rotta in questione, a fronte di richieste che pervengano entro la data dell' 11 novembre 2007 » . Gli slot rilasciati da Alitalia, sottolinea l'Antitrust, « confluiranno in un pool e potranno essere utilizzati con vincolo di destinazione sulla rotta Milano- Parigi, per un periodo pari a sei stagioni IATA. Il rilascio riguarderà le rotte dove, a seguito dell'operazione, si viene a costituire una posizione dominante » .

My Speed Limit ??? 400 Km/h






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Il giornale del giorno   6/7/2006 9.23.9 (94 visite)   Mr_LiVi0
   re:Il giornale del giorno   6/7/2006 9.32.13 (28 visite)   Nieth
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   solo stronzate   6/7/2006 10.24.58 (26 visite)   ned/log
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