REP.DEM.CONGO: SALE TENSIONE A 10 GIORNI DAL VOTO, 4 MORTI
Prove di democrazia con morti in Congo. Uomini armati hanno aperto il fuoco in mezzo alla folla uccidendo quattro persone e ferendone altre sei durante un comizio nel Paese che si prepara alle elezioni del 30 luglio.
Si tratta del primo voto libero in quarant'anni di storia dell'ex Zaire. L'attacco e' avvenuto nel villaggio di Rugarama, nella regione orientale di Kivu. Secondo un osservatore delle Nazioni Unite, negli ultimi giorni la tensione nel Paese e' aumentata e crescera' mano mano che ci si avvicina al giorno delle votazioni. L'attacco e' avvenuto in un giorno di mercato e il commando armato ha fatto fuoco subito dopo un intervento del candidato indipendente Jean-Luc Mutokambali. Per questo sia la polizia che gli esperti Onu ritengono che si tratti di un atto intimidatorio di natura politica. Gia' lunedi' scorso un episodio simile e' avvenuto in un'altra zona della Repubblica democratica del Congo. Nella regione dell'Ituri, invece, prosegue il disarmo dei miliziani appartenenti ai diversi gruppi ribelli che per anni hanno destabilizzato l'area. Almeno 4.000 gli uomini che nelle ultime tre settimane hanno deposto le armi con la promessa di essere reintegrati nella vita civile o assorbiti nelle fila dell'esercito nazionale.
La situazione nell'Ituri, remota regione del nordest dove la rivolta dei guerriglieri ha ucciso 60mila persone in 7 anni, rimane comunque instabile. Basti pensare che dei 17,600 caschi blu mobilitati dalla nazioni Unite nel Paese, l'80 per cento si trova nelle regioni dell'est.
Per permettere lo svolgimento regolare della giornata politica, oltre ai caschi blu sono presenti 800 militari dell'Unione europea. E altri 1,200 si trovano al confine del Gabon, pronti ad intervenire in caso di necessita'. Una delle numerose delegazioni degli osservatori di pace nella Repubblica democratica del Congo sara' guidata dallo stesso viceministro degli Esteri con delega alla Cooperazione, Patrizia Sentinelli.
la repubblica
Congo R.D.
Nel 1997 l'Alleanza delle Forze Democratiche per la Liberazione (ADFL) guidata da Kabila ha conquistato Kinshasa e rovesciato la trentennale dittatura di Mobutu. Ma nel 1998, ribelli Tutsi, organizzati in gruppi armati come il Raggruppamento Congolese per la Democrazia (RCD), fiancheggiato dai soldati ruandesi, e il Movimento di Liberazione del Congo (MLC), appoggiato invece dalle forze armate ugandesi, hanno iniziato una dura lotta contro le fazioni fedeli al presidente Kabila, spalleggiato a sua volta dagli eserciti di Angola, Namibia e Zimbabwe.
Una "Guerra Mondiale Africana", come è stata definita, che vede combattersi sul territorio congolese gli eserciti regolari di ben sei Paesi per una ragione molto semplice: il controllo dei ricchi giacimenti di diamanti, oro e coltan del Congo orientale
Il Congo si è così ritrovato diviso in una parte orientale controllata dai ribelli e una occidentale ancora in mano alle truppe di Kabila.
Almeno 350mila le vittime dirette di questo conflitto, 2 milioni e mezzo contando anche i morti per carestie e malattie causate dal conflitto.
Il processo di pace è stato avviato nel luglio del 1999 con la firma dell'accordo internazionale di Lusaka, ma sul campo i combattimenti non sono mai cessati. nemmeno dopo che le nazioni coinvolte nel conflitto hanno iniziato a ritirare i propri eserciti regolari nel febbraio 2001 e i caschi blu del contingente MONUC (Missione ONU in Congo) sono arrivati per sorvegliare la tregua.
A combattersi ora sono, da una parte, una mutevole schiera di gruppi ribelli tutsi appoggiati dagli eserciti di Ruanda e Uganda (MLC e RCD), e dall'altra le milizie tribali che prima combattevano in appoggio alle truppe governative congolesi, guerrieri come i Mai Mai, i Donos e i Kamajors (federati nelle FDD: Forze per la Difesa della Democrazia) e i miliziani hutu Interahamwe ruandesi, rifugiatisi nelle foreste del Congo orientale nel 1994 dopo aver compiuto il tremendo genocidio di oltre mezzo milione (forse 800mila) di tutsi ruandesi..
Cambiamenti di fronte e di alleanze sono la costante: star dietro al continuo nascere e morire di nuove sigle di gruppi combattenti è davvero un'impresa.
Soprattutto dalla parte dei ribelli tutsi filo-ruandesi/ugandesi, che ultimamente si combattono anche tra di loro. La contrapposizione più forte è ora tra l'MLC (Movimento di Liberazione del Congo) di Jean Pierre Bemba e l'RCD-K (Raggruppamento Congolese per la Democrazia-Kisangani) di Mbusa Nyamwisi, precedentemente alleati nell'FLC (Fronte di Liberazione del Congo). Alleato di Jean Pierre Bemba è attualmente Roger Lumbala e il suo RCD-N (Raggruppamento Congolese per la Democrazia-Nazionale).
Sterttamente collegato alla ribellione congolese è il conflitto etnico tra gli Hema e i Lendu, che si combattono (con migliaia i vittime) dal giugno del 1999 nella regione dell'Ituri, nel nord-est del Paese, territorio affidato al controllo dell'esercito ugandese. Il Congo accusa quest'ultimo di fomentare tali scontri etnici al fine di giustificare la propria permanenza nella regione e di continuare a sfruttare l'economia locale acquistando concessioni per l'estrazione dell'oro e per la raccolta del legno pregiato.