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Nick: POMPEO
Oggetto: nessen perdono
Data: 2/8/2006 13.53.36
Visite: 99

Strage di Bologna, 26 anni dopo
Sono passati 26 anni dall'attentato alla stazione bolognese che costò la vita di 85 persone
2/8/2006





MARINI AI FAMILIARI DELLE VITTIME
Il presidente del Senato Franco Marini ha inviato un telegramma al sindaco di Bologna Sergio Cofferati in occasione del 26/mo anniversario della strage alla Stazione di Bologna. Il messaggio di Marini è rivolto ai famigliari delle vittime e a tutti i bolognesi. «Anche a distanza di tanti anni nessuna comprensione è possibile per le ragioni di un gesto così assurdo - scrive Marini -. Nessun perdono per gli assassini, nessuna acquiescenza verso coloro che non ritengono indispensabile arrivare ad una chiara, definitiva, giusta verità. Rimane quest'anno come ogni anno la necessità che il ricordo e lo sdegno si rinnovino e ancora una volta diventino una motivazione per ciascuno di noi perchè la violenza da chiunque promossa continui ad essere considerata semplicemente per quello che sempre è: un drammatico, stupido , inutile errore». «Per l'insegnamento che dobbiamo ai nostri figli - conclude il telegramma del presidente del Senato - e ai figli dei colpiti di allora ti sia vicina la nostra ferma e consapevole solidarietà, contro ogni cedimento alla stanchezza che inevitabilmente porta il tempo».

L'APPELLO DI PAOLO BOLOGNESI
«Noi aspettiamo delle risposte dal governo Prodi che non devono essere dei convenevoli ma degli impegni». Questo è l'appello che il presidente Associazioni famigliari vittime della strage alla stazione di Bologna, Paolo Bolognesi, indirizza al presidente del Consiglio, Romano Prodi, in occasione della cerimonia per il 26esimo anniversario della strage di Bologna del 2 agosto 1980.

«Il dimenticarsi tutto il giorno dopo l'anniversario -continua Bolognesi- è il fallimento della classe politica che dopo 25 anni non ha assicurato alla giustizi ai mandanti». «Visto che le leggi proposte da alcuni anni, ed il segreto di Stato da 22 anni, non hanno avuto nessun risultato -conclude Bolognesi- sarebbe ora che adesso arrivassero degli impegni precisi».

IL MESSAGGIO DI NAPOLITANO
«Ai familiari delle vittime innocenti e al loro anelito di verità rivolgo un commosso pensiero interpretando i sentimenti di solidarietà di tutti gli italiani uniti oggi nella memoria di quel terribile giorno». Queste le parole che il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha indirizzato a Paolo Bolognesi, presidente dell'Associazione dei familiari delle vittime della strage alla stazione di Bologna, e a tutti quanti ricordano oggi quel triste giorno, in occasione del 26esimo anniversario.

«Sono passati 26 anni -ricorda infatti Napolitano- dall'attentato del 2 agosto 1980 alla stazione di Bologna che costò tanti caduti, tanti feriti e tanto dolore, creando sgomento nell'intero Paese scosso dalla viltà e dalla ferocia di quel tremendo fatto criminoso che mirava a scardinare il nostro sistema democratico».

«Con la città di Bologna tutta l'Italia trovò subito la forza di reagire e ha mantenuto nel tempo la determinazione a consolidare i valori fondanti della Repubblica e la volontà di costruire prospettive sicure per la convivenza civile».

BOLOGNA. Dopo ventisei anni, è ancora scontro tra storici, esperti e politici sul movente della strage alla stazione di Bologna. Dietro quel massacro, nel quale rimasero uccise 85 persone, c'era la grande ombra della Cia, che attraverso la P2 avrebbe depistato le indagini e coperto gli esecutori della strage? Oppure, come ha anche sostenuto di recente l'allora Presidente del Consiglio, Francesco Cossiga, fu probabilmente una ritorsione nei confronti dell'Italia da parte del Fronte Popolare palestinese di George Habbas, per non aver rispettato accordi segreti tra il governo italiano e la resistenza palestinese?

L'ennesimo capitolo dello scontro è di questi giorni: i quotidiani «Liberazione» e l'«L'Unita» hanno definito un «depistaggio» la cosiddetta pista Carlos e del terrorismo palestinese architettata dalla Cia per coprire mandanti ed esecutori.Una pista che riguarda la presenza di una cellula del gruppo che faceva capo al superterrorista a Bologna i giorni precedenti la strage, collegata ai palestinesi, e che venne rivelata dall'ex militante di estrema destra, Marco Affatigato, con un'intervista al mensile «Area» nell'ottobre del '99.

L'intervista di Affatigato al gruppo Carlos e alla strage di Bologna fu trasmessa integralmente alla commissione Stragi dal giornalista e consulente dell'organismo di inchiesta,Gian Paolo Pelizzaro. Il quale ha querelato i due quotidiani, insieme ad alcuni parlamentari della ex commissione Stragi, tra i quali Alfredo Mantica ed Enzo Fragalà, di Alleanza Nazionale.

«Il deposito del testo integrale dell'intervista a Marco Affatigato all'allora commissione Stragi -spiega Pelizzaro- si rese necessario perchè i rferimenti al gruppo Carlos e alla strage di Bologna non erano verificabili e riscontrabili dal sottoscritto in qualità di giornalista. Pertanto ritenni doveroso trasmettere il testo all'unico organo con poteri giurisdizionali che poteva e doveva svolgere gli opportuni riscontri, che aveva il compito di accertare i motivi della mancata individuazione dei responsabili delle stragi».

Alla luce di questo deposito, la commissione Stragi presieduta dal senatore Giovanni Pellegrino, ritenne validi gli elementi e promosse una formale rogatoria in Francia finalizzata al riscontro delle affermazioni rese da Affatigato. La rogatoria venne accolta nel marzo del 2000 e proprio in quel mese Carlos, detenuto a Parigi, rilasciò un'intervista ad un quotidiano italiano, nella quale il terrorista affermava che alla stazione di Bologna il 2 agosto 1980 era presente un elemento della sua organizzazione che era stato precedentemente identificato dalle forze di polizia italiane.

La rogatoria in Francia finalizzata all'audizione di Carlos da parte della commissione Stragi abortì, ma il giudice istruttore Jean Louis Bruguiere, titolare dell'inchiesta a carico di Carlos, sentì comunque l'esigenza di trasmettere in Italia una serie di atti a suo parere di interesse del nostro Paese.

In particolare, tra aprile e maggio 2001 venne inviato al Parlamento italiano un carteggio nel quale, fra l'altro, compare un corposo rapporto dell'Antiterrorismo francese, la Dst, risalente all'ottobre 1995, sul gruppo Carlos, in cui, fra le altre, cose, emergevano le figure di elementi di spicco dell'organizzazione. Tra questi, i tedeschi Thomas Kram e Christa Margot Frolich che venne arrestata nel giugno 1982 a Fiumicino con una valigia di esplosivo compatibile con quello utilizzato a Bologna due anni prima.

Intanto, l'8 marzo 2001, il Capo della Polizia, Gianni De Gennaro, trasmetteva alla questura di Bologna un rapporto su Thomas Kram e sulla sua presenza a Bologna la notte tra l'1 e il 2 agosto 1980. Il prefetto De Gennaro chiedeva al questore di Bologna di svolgere gli opportuni accertamenti per verificare l'effettiva presenza del terrorista tedesco Thomas Kram a Bologna la notte tra l'1 ed il 2 agosto 1980.

Infatti, agli atti del ministero dell'Interno, risultava che Kram era entrato in Italia, proveniente dalla Germania la mattina dell'1 agosto, che era stato fermato e identificato alla frontiera di Chiasso e che aveva preso alloggio la notte all'albergo Centrale di via della Zecca a Bologna esibendo un documento diverso da quello esibito agli agenti della Polizia di Frontiera.

La Digos di Bologna, a seguito della richiesta del Capo della Polizia, riscontrava affettivamente la presenza del terrorista tedesco a Bologna poche ore prima dell'attentato. Nelle tasche di Thomas Kram la Polizia trova della corrispondenza intestata a tale «Heidi», nome di battaglia della sua compagna, Christa Margot Frolich e che, da elementi in possesso della Polizia tedesca sin dal '79, Kram veniva qualificato come pericoloso terrorista in contatto con i palestinesi e che aveva come referente militare il numero della rete di Carlos, il tedesco Johannes Weinrich.

Ulteriori accertamenti sono stati promossi dalla commissione Mitrokhin, la quale ha svolto ulteriori rogatorie all'estero, in Francia, Germania, Ungheria e Svizzera. La commissione ha raccolto su questa vicenda centinaia di atti sul gruppo Carlos e la sua attività in Europa dal 1973 alla fine degli anni '80.

Fra l'altro, dagli atti della rogatoria in Ungheria, è emerso che Kram e la Frolich si recano a rapporto da Ilich Ramirez Sanchez, alias Carlos lo Sciacallo, nella base segreta della loro organizzazione a Budapest nell'ottobre 1980.



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nessen perdono   2/8/2006 13.53.36 (98 visite)   POMPEO

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