Nick: Buendia Oggetto: lettera a cat power : -( Data: 9/8/2006 23.40.18 Visite: 106
chan, mi hai deluso. la tua follia è stata esasperante, un'ora buona a domandare scusa per dei ritorni di audio che infastidivano te, ma nella tua voce graffiata in gola credi che ci abbia fatto caso? ti ho anche detto, urlando tra gli altri, timidissima io, - do not worry -, in italiano italico moderno: vai, chan, continua e non fermarti perchè basta che canti mentre ci sei e mentre canti ci sei. mi hai risposto senza identificarmi, piccina io, - no, it's important -. vabbè chan, ti sei divertita pure tu no? ogni tanto un sorso di the (the?) da quel bicchierone così iuesei, e ripartivi dal piano ti alzavi per imbracciare la tua arma più congeniale e schitarravi, scalza. house of rising sun, lived in bares, sophistycated lady... love&communication, greatest... quante cover, però eri sempre tu l'illusionista. - sorry - - sorry - mi han detto che nel pomeriggio sul prato fumavi e chiacchieravi con chiunque fosse così simpatico da venirti chiedere di entrare nell'obbiettivo della sua macchina digitale. io ti ho inseguita per le locande dove servono il vino... che pena... avevo fame anch'io... un'insalata a 'il cantuccio' ed una ceres. vino niente. in una stradina stretta, col sole che poco a poco si appassiva ho visto 4 ragazzini, tre maschi magri, una ragazza con una frangia che sembravi tu. non eri tu. e loro erano i veils. dopo un'ora li ho visti sul palco, dentro la fortezza albornoz. oh, chan, loro non hanno chiesto scusa una volta. hanno suonato come sapevano e si divertivano, punto e basta. non un - sorry -, manco mezzo. poi è toccato a erlend Øye, salire sul palco coi berlinesi; non male chan questi the whitest boy alive, si può essere artisti e divertenti pure se esci dai kings of convenience, erlend non l'ha suonata misread... credi che non gli sarebbe riuscito di rifarla? io non penso. ha una faccia simpatica erlend; invece che coi tuoi bei capelli, la foto più bella l'ho fatta con lui,piccina io, lui un dinoccolato norvegese con cui ho parlato di marit che lavorava al ministero della pesca, ora fa la mamma a sarajevo. a erlend ho chiesto di te, gli ho chiesto - please, call me for cat power -, - ther's no problem, I can call chan for me! -. abbiamo riso, io che non so parlare inglese, ma qualcosina te l'avrei detta, pur pentendomene subito dopo, non mi va mica di essere una (fan)atica... chan, mi hai delusa, porca miseria. sei un'insicura, ma un'insicura capricciosa, era la special guest della serata di sabato e occhei. però, hai fatto la mocciosa sul palco, poi c'hai preso gusto e via un'altra ora di musica, musica tua per carità, nel bene e nel male... c'era solo la tua voce, il tuo personaggio bambino, coi capeli lunghi e la frangia liscia sugli occhi, il nasino che si arricciava se l'audio non era comelovolevitu, i piedi scalzi, roteanti, il piccolo cabaret quando avrai pensato 'non posso deluderli e mollare a metà ANCHE stavolta', oppure 'questi tanto mi adorano, che mi perdonano pure se faccio un'improvvisata buffonesca'? ebbene, ti sei rintanata, hai fatto la diva, chan? avevi bevuto troppo e non ti andava di ruttare in faccia a chi ti chiedeva una dedica sul disco, uno scatto, un sorriso? qualche ora prima che salissero sul palco le band, c'erano tre aquiloni che per essere ammirati dovevano stare per forza su, nell'aria, tesi dal vento. uno sembrava un arcobaleno a quadretti. l'aquilone stava su ed era bello da vedere senza poterlo toccare. tu manco ti sei fatta toccare, ma non voli, non sei un'aquila. non sei nemmeno un aquilone. |