Nick: older Oggetto: Riproposizione... Data: 10/2/2004 19.22.39 Visite: 108
Spesso il male di vivere ho incontrato: era il rivo strozzato che gorgoglia, era l'incartocciarsi della foglia riarsa, era il cavallo stramazzato. Montale, Ossi di seppia, 1925 Questa famosa poesia è, a mio parere, una definizione del concetto di ansia. Paura di sentirsi riarsi, strozzati, incartocciati, stramazzati. Come uscire dal male di vivere? O siamo destinati ad essere tutti "ossi di seppia"? LUDWIG WITTGENSTEIN: "Nel Tractatus Wittgenstein definisce il pensiero come "l'immagine logica dei fatti": l'immagine è un modello della realtà i cui elementi sono in corrispondenza con gli elementi di questa. A sua volta, l'articolazione del pensiero in relazioni determinate di elementi tra di loro, aventi un riferimento (proiezione) a un certo rapporto sussistente tra gli elementi della realtà, è l'articolazione in proposizioni, la cui totalità è il linguaggio. Il senso di una proposizione è "la sua concordanza o discordanza con le possibilità di sussistere e non sussistere degli stati di cose": le proposizioni complesse rinviano alla loro base a proposizioni elementari, che asseriscono il sussistere di uno stato di cose: se questo sussiste la proposizione è vera, se non sussiste è falsa. Le condizioni di verità delle proposizioni possono essere di due generi: vi sono proposizioni valide per tutti gli oggetti o per nessun oggetto (tautologiche o contraddittorie), altre che sono valide solo per alcuni nessi di oggetti. Nel primo caso, che riguarda tutte le asserzioni logiche, si ha universalità e necessità, tali proposizioni sono cioè valide a priori, puramente analitiche, ma come tali non rappresentano la realtà, sono cioè vuote; nel secondo caso, si hanno asserzioni di fatto, che dicono qualcosa del mondo, ma sono del tutto contingenti, perché il mondo consta di stati di cose indipendenti l'uno dall'altro. I risultati del Tractatus sono così da un lato la riduzione alla pura tautologia di tutte le inferenze logiche, dall'altro la riduzione della scienza alla contingenza e fattualità: al di fuori di questi due ambiti non v'è posto per asserzioni di alcun tipo, come per quelle di cui è formata per massima parte la filosofia. Questo indirizzo analitico e la struttura antimetafisica del pensiero di Wittgenstein hanno esercitato grande influenza su tutto il neopositivismo e in particolare sulla Scuola viennese. Successivamente Wittgenstein, sotto l'influenza dell'intuizionismo di Brouwer, abbandonò la concezione della logica come linguaggio primario idealmente perfetto e pose a scopo della filosofia l'indagine dei linguaggi quali effettivamente sono. Si tratta allora di scomporre il linguaggio, istituzione creatasi nel tempo attraverso connessioni originate da fini pratici, nei "giochi linguistici" che lo compongono. La filosofia diviene semplice descrizione del linguaggio, con valore essenzialmente terapeutico, di fare cioè scomparire le illusioni sorgenti dal carattere ambiguo del linguaggio comune, da cui nascono i problemi filosofici tradizionali. " (http://www.ildiogene.it/EncyPages/Ency=Wittgenstein.html) L'ansia verso noi stessi, a mio parere, ha la stessa origine: il linguaggio!
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