Secondo il quotidiano New York Times, l'attentato sventato a Londra lo scorso 10 agosto non sarebbe stato imminente come annunciato da Scotland Yard. Il servizio, frutto di una minuziosa inchiesta, era stato "temporaneamente" bloccato nella versione informatica del giornale evitare di incorrere nella legge inglese che "proibisce pubblicazione di informazioni che possano pregiudicare un'azione legale in corso".
Il pericolo dunque sarebbe stato serio, l'allarme non era certo montato sul nulla, ma non ci sarebbe stata tutta la fretta che ha spinto la polizia londinese ha scatenare la maxi operazione di blocco dei voli e di inasprimento delle misure di sicurezza oltre ai numerosi arresti. L'inchiesta è stata condotta da tre giornalisti del quotidiano newyorchese in collaborazione con altri quattro reporter a Londra, Islamabad e Washington.
Nello scoop a "sei mani", il New York Times riporta che i sospetti "avevano fatto considerevoli progressi nella pianificazione degli attacchi, e tuttavia "in retrospettiva c'è stata un po' troppa fibrillazione". Parole dell'ex vice-capo dell'antiterrorismo della polizia di New York Michael Sheehan. In realtà - secondo fonti britanniche citate dal giornale - i sospetti "avevano ancora un sacco di lavoro da fare". Due di loro non avevano i passaporti. Pur avendo controllato orari di voli verso a città americane non avevano fatto prenotazioni o acquistato biglietti.
Oltretutto nonostante le incriminazioni le autorità inglesi. a tutt'oggi, non sono sicure "se tra i sospetti ci fosse qualcuno tecnicamente capace di mettere assieme e far esplodere liquidi esplosivi quando un aereo era in volo". Quindi non è nemmeno certo che l'attentato sarebbe stato alla fine condotto in porto.
Lo scoop del NYT è stato però, per parecchie ore, pubblicato solo sulla versione cartacea diffusa negli Usa e non è stato affisso sul sito online del giornale. Questo per un motivo di prudenza. "La legge britannica - infatti - proibisce la pubblicazione di informazioni che possano pregiudicare un'azione legale in corso". Per la stessa ragione l'articolo non può essere letto in Europa sul giornale "fratello" del New York Times, l'International Herald Tribune. In assenza di un link ufficiale, lo scoop, frutto di un'inchiesta di una settimana in Gran Bretagna e negli Usa, è rimasto virtualmente invisibile sulla rete.
http://www.tgcom.mediaset.it/mondo/articoli/articolo325200.shtml Bimba uccisa,Dna scagiona maestro
Usa: si era autoaccusato, ma è mitomane
Non è niente altro che un mitomane John Mark Karr, il maestro che si era autoaccusato dell'omicidio della piccola JonBenet Ramsey, la baby-modella di sei anni strangolata la notte di Natale di dieci anni fa in una villa miliardaria del Colorado. Il test del Dna ha scagionato definitivamente l'uomo che resterà comunque in carcere per possesso di materiale pornografico raffigurante minorenni.
Si allontana la soluzione del giallo che sta appassionando l'America, nonostante l'omicidio della piccola sia avvenuto 10 anni fa. Il maestro che si era autoaccusato sembrava impersonare il mostro perfetto, l'orco pedofilo finalmente incastrato dalla sua stessa ossessione che lo ha fatto crollare di fronte agli investigatori. Ma il Dna non lascia spazio a dubbi: non fu lui a strangolare la piccola. Probabilmente John Mark Karr è soltanto un mitomane, con pesanti accuse che riguardano la pedofilia.
I test di laboratorio, basati sui capelli e la saliva prelevati al sospetto dopo il suo arresto, hanno dimostrato che il Dna di Karr non corrisponde a quello dell'assassino (ottenuto dalla polizia analizzando i tessuti rimasti sotto le unghie della piccola che aveva cercato di difendersi). Karr era stato arrestato a Ferragosto in Thailandia e portato dalla polizia americana prima in California e quindi in Colorado, scena dell'omicidio che per anni ha ossessionato l'opinione pubblica ed i media, dove era prevista ieri la sua comparsa in tribunale per la incriminazione formale.
Dubbi sulla confessione dell'uomo erano emersi ben presto, dopo la sua confessione di essere l'assassino della piccola ("Ero accanto a lei quando e' morta - aveva detto - E' stata una disgrazia. L'amavo tanto") perche' alcuni familiari avevano detto che il 26 dicembre 1996, quando era stata uccisa la piccola modella, Karr si trovava con i congiunti.
http://www.tgcom.mediaset.it/mondo/articoli/articolo325189.shtml