Nick: Masaniello Oggetto: Ricordo Beirut... Data: 4/9/2006 21.2.22 Visite: 80
Sono passati ormai 5 anni dal mio viaggio in Libano. Beirut è arrivata come un'oasi nel deserto dopo 15 giorni di pattugliamento nelle acque antistanti la Turchia, operazioni di vigilanza pesca. I nostri pescherecci li sono spesso minacciati da pirati ma questo in pochi lo sanno. Gli ultimi tre giorni di mare sembravano infiniti, febbre a 40 e tensione alle stelle. Ricordo che ad un certo punto si sentì l'allarme che presegnalava l'assunzione del ruolo combattimento ma la mia scarsa lucidità e la mia carenza di forze mi fecero solo urtare contro la branda e ricrollare steso tra paura e impotenza. Fortunatamente l'allarme rietrò e poco dopo iniziammo le manovre d'ormeggio. Dopo tutto quel tempo trascorso in navigazione ed in quelle condizioni ero sicuro che qualsiasi cosa fosse stato il Libano, per me sarebbe stato un posto stupendo. Sceso in banchina ho però dovuto ricredermi, mai visto un porto così trasandato, neanche in Somalia avevo trovato tanto caos e sporcizia. Inoltrandomi nella parte commerciale della stazione marittima però notai una netta differenza, uno sfarzo degno delle più ricche nazioni. A noi italiani tutti vogliono bene ma poi quando si tratta di ospitarci ci piazzano sempre nel posto peggiore... e questa è una condizione standard ovunque. Arrivato in centro sono rimasto realmente sconvolto, un mix di vita, morte, ricchezza, povertà, ordine e disordine. Si passava da un palazzo distrutto in una non troppo lontana guerra ad un immenso centro commerciale della Virgin dalla cui terrazza si godeva di una vista mozzafiato. I libanesi si sono sempre dimostrati molto ospitali e sorridevano sempre quando tiravi fuori i dollari per pagare la qualsiasi. La loro moneta era utilizzata solo dai ceti poveri, il resto della popolazione girava in macchinoni da centinaia di migliaia di euro e non rispettava alcuna segnaletica. I segni del potere americano era evidente in tutto ciò che faceva tendenza. Il Virgin mega-store, l'Hard Rock Cafè, il Mc Donald rigorosamente a base di pollo. La sera sul lungomare si fermavano centinaia di auto di gente "normale", famiglie intere che pregavano e fumavano il narghilè con il riflesso della luna che si spezzava nelle onde. Decidemmo di mangiare qualcosa in un tipico ristorante libanese e la cosa che più mi colpì fu quando entrai in bagno, io ero li per lavarmi le mani quando vidi due ragazzi lavarsi la bocca: avevano appena finito di mangiare. Dopo cena siamo andati nella zona delle discoteche. C'erano un numero incalcolabile di persone che pendolavano da un locale all'altro senza sosta, tutto in una cornice suggestiva di luci e colori tipica dei paesi arabi, un marrone chiaro che sfuma nel giallo e nel rosso. Dopo aver girato in lungo e in largo tra i locali e i vicoli ci ritroviamo col sole che stava per sorgere su una struttura tanto grande quanto angosciante: il palazzo del governo. Tutte le strade che portavano alle porte d'ingresso di quel enorme struttura istituzionale aveva i classici tralicci usati per le trincee. La guerra in realtà non era mai finita e i soldati che giravano tra i viali come topi nell'ombra n’era la conferma... ...dove sono i Borboni? |