Nick: mir Oggetto: Capitalismo all'italiana (TIM) Data: 14/9/2006 15.6.50 Visite: 124
Premessa: non sono un economista ma solo uno che legge e s'informa. Se vi va leggete e commentate altrimenti preferisco "0 risposte". E' notizia di questi giorni la polemica tra Prodi e Tronchetti Provera sui dialoghi avuti a Palazzo Chigi in merito al futuro di Telecom. Da questa è facile scrivere qualche considerazione sul "capitalismo all'italiana". Gli esempi di eccellenza li abbiamo solo nelle imprese medie e medio piccole, basti pensare ai recenti successi di Geox e Bulgari, o in quelle aziende che sono così multinazionali che hanno perso una connotazione italiana, vedi ENI. Perchè parlo di 'connotazione italiana'? Perchè dietro a grandi gruppi industriali italiani c'è sempre stato una famiglia o l'imprenditore del genere padre-padrone. Gli Agnelli, i Tanzi, i Cragnotti, i De Benedetti e così via. Tanzi e Cragnotti hanno provocato un disastro tale (il primo sicuramente più grande) che solo la sostanziale buona salute dell'economia italiana ha potuto evitare una fine tipo Argentina. Artefici di una finanza allegra che permetteva di far risultare i conti in ordine con inghippi che ancora adesso stanno cercando di capire a pieno. Prima dei crack, però, si riusciva a collocare le società in borsa (o emettere bond) e, con la complicità delle banche e dei promoter, a raggranellare soldi 'veri' che venivano messi al sicuro in conti cifrati chissà dove. Giustizia non sarà fatta. Si dimenticherà e si confiderà nel fatto che i risparmiatori truffati si accontenteranno delle briciole invece di non avere niente. TIM è una società gestita male che è in perdita nonostante l'enorme bacino di utenza e numeri di crescita costanti. Il Tronchetto dell'infelicità, da grande industriale qual è, che cosa ha escogitato? Una cosa che non verrebbe in mente mai a nessuno di noi che non ha fatto un MBA ad Harvard: vendere. E' chiaro che seppur in perdita TIM è un bocconcino niente male per chi sa fare non solo finanza ma anche gestione (Murdoch, se non si fosse capito). Succederebbe in grande quello che è successo con la vendita di Omnitel a Vodafone: tagli all'occupazione, spostamento dei centri sviluppo in altre sedi e un flusso di capitali che vanno dritti dritti nella voce passiva del nostro bilancio economico. Sono per il libero mercato ma questa sarebbe inettitudine e pressapochismo. TIM deve rimanere italiana e dovrebbe essere un'occasione di sviluppo. Non solo per ottenere facili plusvalenze per coprire chissà quali ammanchi (o, peggio, essere de facto intascati). Credo che uno con gli attributi veri ne potrebbe fare una vera macchina da soldi e una testa di ponte per l'espansione in altri mercati. O forse questo non lo insegnano negli MBA frequentati dai capitalisti italiani? Concorso Letterario "Le parole del desiderio" http://www.librando.net/dblog /
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