Nick: POESIA_70 Oggetto: napoli non fare Data: 19/9/2006 22.31.39 Visite: 111
Napoli, non fa’ lo stupido ad Arezzo di Mimmo Carratelli Controprova-trasferta in Toscana. Difensori più attenti ed entrare subito in partita. Le fortune di Juve e Bologna. La signorilità dell’Inter. L’adunata di Lippi. Il destino del commissario Rossi. Non è stato un tonfo, ma un deplorevole inciampo. La sconfitta di Piacenza (la prima dopo sette mesi) non ha dissolto il Napoli segnalato gran protagonista da tutti. Né lo ha ridimensionato. Errori in serie, da Cannavaro, a Dalla Bona, a Domizzi hanno facilitato il secondo gol degli emiliani. Così come un errore in marcatura di Montervino ha facilitato la prima rete piacentina. Amen. Semmai, un difetto sta diventando una costante. Il Napoli tarda ad entrare in partita. L’aveva fatto anche contro il Treviso. Da squadra protagonista non può dare tempo e coraggio agli avversari per impadronirsi della gara. Deve entrare in campo col cipiglio della squadra superiore, mettere l’antagonista subito in soggezione, non cedergli l’iniziativa. Al Piacenza il Napoli ha regalato tutta la prima mezz’ora. Il modulo. Questo è, e questo sarà. Lo si evince dalle sostituzioni. Quando Reja cambia un attaccante con un attaccante (Pià per Calaiò sulla sinistra) conferma la sua fiducia nel 4-3-1-2. Prudenza avrebbe voluto che sull’1-1, se proprio Calaiò doveva essere sostituito (per risparmiarlo in vista di Arezzo?), doveva subentragli un centrocampista. Ma Reja non vuole cambiare la strategia con cui ha impostato la squadra e per la quale sono stati fatti acquisiti mirati. Reja conferma che la forza azzurra è l’attacco. Purtroppo Pià (subito falciato due volte) non trova ancora la scintilla per incenerire le difese. E Bucchi, a Piacenza, era fuori fase. Il fatto è che se il Napoli sostituisce un attaccante con un centrocampista si snatura e incoraggia gli avversari. E non è fatto per difendersi. La sua forza è là davanti. Forse, in trasferta, sarebbe utile un bel contropiede anziché una manovra offensiva corale. A Piacenza, è andato in massa alla ricerca della vittoria sia dopo il pareggio che dopo avere incassato il secondo gol emiliano. La forma migliore non ha sorretto alcuni protagonisti. I punti negativi di Piacenza sono stati proprio la partita in ombra di Bucchi, la gara mediocre di Montervino (al debutto, dopo la squalifica), gli errori individuali dei difensori nelle azioni decisive del Piacenza. Sulle fasce il Napoli è stato mediocre se non proprio assente, mentre il Piacenza proprio sulle corsie laterali ha premuto l’acceleratore prima con Padalino e Rantier, poi con Stamilla e Degano. La squadra emiliana ha tenuto alta la difesa per mettere in fuorigioco gli attaccanti azzurri e lo scherzetto è riuscito più volte. L’allenatore Iachini aveva ben preparato la partita. Nel secondo tempo, anche se confusamente nella difesa serrata degli emiliani, il Napoli ha giocato da squadra superiore. Non ha difeso il pareggio, ma ha cercato la vittoria. Il primo l’avrebbe meritato, la seconda sarebbe stata troppa cosa. Tuttavia, la squadra azzurra anche in difficoltà ha talenti in grado di risolvere una partita. I talenti, a Piacenza, non sono stati al massimo delle possibilità. De Zerbi non è stato splendido, però quel lancio per il gol di Calaiò è stato da giocatore superiore. La difesa si è impaperata nelle occasioni dei gol e nelle due occasioni in cui lo svelto Simon, promettente giovane punta argentina, è arrivato a due passi da Iezzo (e Iezzo ha salvato alla grande). Un numero di falle preoccupante. Sulla difesa Reja deve lavorare a prescindere dalla copertura dei centrocampisti. Una squadra di vertice non può prendere due gol a partita. Solo se ne fa quattro, si potrebbe abbozzare. Per vincere il campionato c’è bisogno di una difesa corazzata. E’ il piedistallo indispensabile. Il Napoli ha oggi il miglior attacco (5 reti) e la peggiore difesa del campionato (4). Gli sbandamenti di Piacenza non sono dipesi tutti dal modulo. Il Napoli ha preso i due gol con molti azzurri in area. Era sbagliato l’assetto generale e ci sono stati interventi alla disperata (Dalla Bona e Domizzi sul secondo gol) che andavano evitati. Per le sostituzioni di Calaiò (migliore in campo col Treviso e a Piacenza) bisogna intendersi perché non diventi un "vizio". Il campionato è lunghissimo ed è possibile che Reja non voglia logorare il suo cavallo magico e, allo stesso tempo, voglia far sentire Pià sulla linea dei titolari. Ma, forse, a Piacenza sarebbe stato meglio portare Calaiò nella posizione di Bucchi e sostituire quest’ultimo con Pià. L’importante è non precipitare dall’entusiasmo alla delusione. E’ anche troppo presto per farlo. Ora, la partita di Arezzo (due punti, un gol fatto e uno subito) impone un solo risultato per la classifica e per il morale, soprattutto per il morale della squadra. Entrare in campo senza mettere a suo agio l’avversario e fargli sentire subito la superiorità tecnica e il potenziale offensivo. I toscani giocano con un rognoso 4-4-1-1. Ma s’é visto anche a Piacenza che se il Napoli si organizza per attaccare (non alla garibaldina), cioè se prende il pallino del gioco, gli avversari sono costretti a subire e a stare lontani dalla porta di Iezzo. Però attenzione alle stramaledette ripartenze del nemico come, nel gergo dei nuovi professorini del pallone, viene chiamato il vecchio contropiede. SERIE B – Hanno segnato Trezeguet e Del Piero e la Juve, in casa, s’è ritrovata. Ma il vicentino Cavalli le ha regalato la vittoria fallendo la palla del 2-2. Fortunatissimo il Bologna nell’ultimo minuto al "Dall’Ara" sull’1-1 contro lo Spezia in dieci: traversa del ligure Dionigi e in replica gol vittoria di Bellucci. Tutto sotto il segno di Napoli il 2-1 di Bologna: marcatori Bellucci (due gol, 31 anni, quattro stagioni in maglia azzurra fino a cinque anni fa) e Varricchio (col Napoli in serie C per metà torneo due anni fa), e il palo di Dionigi (32 anni, due campionati nel Napoli fino a due anni fa). Entusiasma il Genoa col nuovo idolo del Grifone, Giuseppe Greco, 23 anni, un gol e un palo, Sculli e il supremo brasiliano Adailton, in porta il brasiliano Rubinho. Domani (si gioca in nottuna), capilista in trasferta: il Bologna a Piacenza (vedremo se farà meglio del Napoli) e il Genoa a Modena. Ma la partitissima è Crotone-Juventus sul campo-trappola dei calabresi. Per la gara, maglie speciali del Crotone a perpetuo ricordo dell’incontro. Per la Juve, il vero clima della serie B nella morsa di uno stadio di 10mila posti col fiato dei tifosi jonici sul collo degli avversari. LIPPI – Processione di "inviati", dai giornali e dalle tv, per la prima omelia pubblica di Marcello Lippi uscito dal riserbo marino dopo la vittoria mondiale, reduce da giorni di mare e di serenità sulla sua nuova barca a vela, ripromettendosi di stare alla finestra ancora per quattro, cinque mesi. Poi, chissà, a primavera viene il bello (e lui bello è). Ha avuto modo di riposare e partecipare, a Porto Cervo, alla festa dello sceicco Al Rashid, quello che possiede uno yacht di 105 metri pagato 100 milioni di dollari, e, a Viareggio, alla sfilata contro il traffico di minori nell’Est europeo. Sogna di imbarcarsi da diciottesimo uomo su "Mascalzone Latino" alla Coppa America. Nell’adunata di Viareggio, stesso mare, stessa spiaggia, stesso ct, ha dispensato alcune frasi indimenticabili tra le quali: "Napoli è sempre affascinante". Se n’è ricordato dopo tanti anni, ma lasciamo lavorare Reja in santa pace e non mettiamoci grilli viareggini per la testa. Su Moggi ha preferito un prudente "no comment". Intercettato, Moggi non era stato altrettanto prudente dipingendo Lippi come "uno che parla solo di fighe e di barche", a parte la querelle sulle convocazioni in nazionale. SERIE A – Grandiosa, generosa, altruista Inter. Incoronata da subito regina del campionato, squadra destinata allo scudetto, formazione senza avversari (Milan e Fiorentina penalizzati e la Juve non c’è), disdegna di fare l’ammazza-campionato. E procede in seconda, senza accelerare, perché la sfida con le eventuali rivali (Roma? Palermo?) sia ravvicinata e più entusiasmante. Anzi a Roma e Palermo dà addirittura strada dopo due partite affidandogli il comando del campionato e mettendosi umilmente alla pari di Atalanta, Catania, Empoli e del Messina di Bruno Giordano a quota 4. Sale l’urlo della Padania offesa da un torneo consegnato al centrosud. Serie A mediocre per quello che s’è visto sinora. Per la Fiorentina, punita a Livorno da Lucarelli, 31 anni, 150° gol in carriera, è notte fonda (due sconfitte, 19 punti da recuperare). Nella vittoria del Palermo all’Olimpico sulla Lazio (2-1) si segnalano la partitissima del portiere Agliardi, 23 anni, 1,90, e la doppietta del trentenne Di Michele. Prima vittoria di Galeone con l’Udinese (2-0 al Torino). Tornando all’Inter, la sua traballante nobiltà sarà messa alla prova mercoledì sera all’Olimpico contro la Roma dell’ex Pizarro. DISCO ROSSI – L’amabile commissario della Federcalcio Guido Rossi, duro e puro, uno che ama i vestiti chiari, risulta ora poco chiaro quando pretende di reggere allo stesso tempo la grana della Telecom e le grane del calcio. C’è una incompatibilità di tempo, con tutto quello che il calcio aspetta, più una incompatibilità di interessi (la Telecom è sponsor del campionato e, attraverso la sua televisione, La7, detiene i diritti soggettivi di molti club). Le nuove regole non possono essere scritte negli intervalli della bufera telefonica. Il professor Rossi assicura che il lavoro è già bene avviato e le scriverà entro il 30 novembre, la data della fine del suo mandato (è in carica dal 16 maggio). Aveva preteso più tempo per il suo programma che prevede il riassetto dell’area professionistica (riduzione del numero delle squadre in A e B), pene più severe per gli illeciti, riordino della giustizia sportiva, regolamentazione dei diritti tv collettivi. Per stare inchiodato alla poltrona di via Allegri, promette una splendida accelerata. Lo farebbe anche "a dispetto" del clima avverso alla sua permanenza alla Federcalcio. Molti chiedono la sua testa (politici schierati pro e contro). I cambiamenti, in Italia, non sono graditi e Rossi vuole cambiare il calcio. Ma, nel calcio, lo difende solo Moratti e il doppio ruolo di grande responsabilità alla Telecom e alla Federcalcio non piace. Rossi sostiene che il suo ruolo alla Telecom non sarà operativo, ma solo di tutela degli azionisti e del mercato. Eleganza e opportunità, comunque, vorrebbero che l’esimio professore lasciasse il mondo del pallone. Le dimissioni sarebbero un gesto apprezzabile, mentre già il ministro Melandri e il presidente del Coni Petrucci ritengono scaduto il tempo del professore in Federazione. Domani si riunisce la giunta Coni. Verranno novità? Rossi sarà presente, ma darà le dimissioni? Gianni Rivera ha detto: "Io, commissario? Sì se è una cosa seria e a precise condizioni". Ma il sostituto di Rossi sarebbe il vicecommissario Vito Gamberale. Insomma per gli uomini di sport disco rosso nello sport. Così il calcio, come quell’altra cosa, finisce sempre ‘mman ‘a ‘e ccriature.
|