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Nick: harding
Oggetto: a buon cuore
Data: 27/2/2004 22.19.5
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Stasera è successo qualcosa di particolare.
Stasera ho sentito qualcuno parlare alla mia anima. Si si, l'anima. Quello stupido oggetto che stropiccio ogni giorno con la mia vita di monotono e vago senso.
Camminavo tra quella solita, ostile gente. Nelle orecchie la musica dei Pink Floyd mi donava un sano distacco da ciò che mi circondava. Un distacco quasi da privilegiato che esaltava contorni, gesti e movimenti.
Era come vedere tutto dal di fuori di uno stupido acquario. Le macchine, le persone, le bocche che si aprivano e chiudevano, tutti erano ombre su uno sfondo di musica.
Ai lati della strada alcuni mendicanti. Taluni chiedevano, stretti nelle loro pezze, con parole che diventavano nenie. Altri erano pietrificati in posizioni di mortificazione che mi andavano dritte dritte nella coscienza di persona che sapeva dove dormire stanotte e... cosa mangiare.
I pochi spiccioli che do loro non mi restituiscono conforto. Spesso è peggio perchè lo confronto con quanto normalmente spendo per me stesso. Ed è mortificante.
In un angolo sudicio, appoggiato alla parete del palazzo, c'era questo tipo. Giovane, con dei bei lineamenti, sporco ma a colpire era soprattutto la sua tristezza.
Vicino a sè aveva un pezzo di cartone con su scritto "HO FAME".
Minchia, mi ha sempre colpito questa frase.
Le uniche volte che ho provato una parvenza di fame è stato durante una delle mie stupide diete ma non posso nemmeno immaginare che cosa sia non potersi permettere di comprare da mangiare.
Ho titubato, sono andato un po' avanti, poi mi sono accovacciato vicino a lui mentre il flusso continuo di persone scorreva alle mie spalle.
Gli ho chiesto se gli andava che facessi una spesa per lui. Pensavo al latte, al pane, a dei cibi in scatola da poter utilizzare quando voleva.
Mi sentivo così ipocrita a fare questa cosa. Sapevo che lo stavo facendo per la mia coscienza.
Era come se gli stessi a dire "lo so che esisti e che stai buttato qui in una strada, e che lo sarai anche domani, ma se faccio questa cosa stanotte dormo forse un po' più tranquillo".
Solo quando ha aperto bocca per dirmi qualcosa mi sono accorto che avevo ancora la musica nelle orecchie e i Pink stavano parlando di uomini ordinari.
Gli ho detto "scusa?"
Lui ha detto "grazie, il cibo è vita e amore" la sua faccia mi è sembrata, per un istante, un po' meno triste.
Mi sono salite delle assurde lacrime ma mi sono subito alzato e diretto verso il supermercato dove ho fatto la spesa in una sorta di trance. Non conoscevo il supermercato e non avevo una lista mentale da seguire.
Quando sono tornato lui era seduto su uno scalino di un portone lì vicino e non aveva più il cartone davanti a sè.
Gli ho dato la busta. Lui ci ha guardato dentro con un gesto brusco e rovistando con quelle sue mani nere nere.
Non gli dicevo niente. Non sapevo cosa aspettarmi.
Poi andandosene ha detto di nuovo :"L'amore è cibo, il cibo è amore". Ho pensato che forse la sua fame non era solo fisica e, subito dopo, che sono un borghese coglione a pensare queste cose.
Dentro di me ho sentito muoversi qualcosa. Come se non la mia bocca, non il mio cervello avesse risposto.
Infatti non ho detto niente mentre quest'uomo si allontanava con una busta bianca e la gente correva e parlava indifferente e le vetrine erano luminose e le auto erano in fila e la pioggia cadeva lenta e lo smog mi irritava gli occhi e un tipo accendeva una sigaretta e un altro gettava qalcosa a terra e più avanti, poco più avanti, un vecchio implorava uno spicciolo a "buon cuore".
