Nick: POMPEO Oggetto: Piero Ciampi Data: 24/9/2006 14.16.58 Visite: 108
"La morte mi fa rabbia perché non la posso fregare" ripeteva spesso il grande poeta-cantautore livornese. Era il 19 gennaio del 1980 quando il cuore di Piero Ciampi cessava di battere. Aveva soltanto 45 anni (nato a Livorno il 28 settembre 1935), anni spesi a metà fra il bene e il male. Un poeta che trovava in se stesso, nel suo amaro passato e in quello che era il suo imprevedibile futuro, continui argomenti per parlarci della nostra vita, dei nostri problemi, dei nostri sogni, delle nostre fragilità e della nostre fantasie. Di Piero Ciampi, artista dotato in misura straordinaria di profonda umanità, ne fece un bel ritratto un altro grande nostro artista, Francesco De Gregori che, in occasione dell'uscita di "Dentro e fuori" (album doppio che Ciampi pubblicò nel 1975), scrisse: "Piero Ciampi scrive le sue canzoni sulle tovaglie di carta. Alcune, ne sono sicuro, si perdono insieme alle molliche e ai cerchi rossi lasciati dal bicchiere. Altre, invece, quelle che si salvano, te le racconta a tavola, o quando ti capita di dargli un passaggio. Altre ancora, infine, le registra su disco. E queste non sono necessariamente le migliori, né lo rappresentano meglio di quanto non faccia un suo gesto o una sua risata. Eppure bastano questi frammenti così ingenerosi, questa scelta arbitraria e capricciosa, questi graffi di vita a restituirci Piero Ciampi intero e solitario nella sua voglia di essere e nella sua capacità di parlare. Nella noiosa foresta della Gente Muta le sue canzoni sono i sassolini che ci portano alla spianata da cui, con un po' di fortuna, si può vedere un pezzetto di luna. E' facile sbarazzarsi di Piero Ciampi dandogli del poeta, ma non è vero. Ciampi non ha tempo per questo; è troppo occupato a vivere." Un bohemien che resterà ancorato, suonando e cantando, all'alcol, alle elemosine e alle miserie. In una vita breve, senza compromessi discografici e artistici, sregolata da ogni canone "civilizzato", ha prodotto stupende e spesso irridenti canzoni amalgate da un pensiero politico-esistenzialista anti-borghese. Un uomo, un artista, che si alternava tra immagini dolcissime e altre feroci e violente, accompagnate da una voce roca, sporca. Dopo la sua morte è stato sempre più spesso volutamente dimenticato, nonostante gli sforzi di Gino Paoli (che l'aveva aiutato nel pubblicare i primi dischi oltre che a cantare in pubblico alcuni suoi brani), di Fabrizio De André (che ha sempre ritenuto opportuno "pagar pegno" a Ciampi). Un cantautore che prese di mira il benessere economico e il conformismo piccolo borghese non solo con i suoi testi, ma anche con una vita altrettanto coerente. Forse fu proprio questa la "causa" dello sconcertante e ricorrente insuccesso di pubblico. Poesie scelte. Padre Volevo vederti. Sono qui per questo. Vederti. Rivederti. Capisci. Ma ti stupisci. E così È il solito arrivederci. Io Sottoscritto Nato Il 28 di Settembre morto circa una settimana prima o dopo. Non ricordo. Dario di Livorno In un triste giorno Dario di Livorno prese una pistola e sparò. Era carnevale, ma la polizia ugualmente lo arrestò E fu così che un triste giorno Dario finì in manicomio Dove imparò che tutti i matti non vivono in libertà. Ma Dario di Livorno, che non era matto, stando in mezzo ai matti impazzì. Dopo aver scontato tutta la sua pena Salutò gli amici e partì e fu cos’ che un triste giorno Dario sparò ad un commissario e lo ammazzò e poi, felice, tra gli amici matti egli tornò. Stanco di sopravvivere a sopportare la strage Cristo chiese una jeep s’inoltrò nella foresta e s’impiccò. Una scimmia attorcigliata ad una liana per divertire i figli lo imitò. Orfani di guerra cercano il suo odore tra le foglie Invano. |