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Nick: KuBo[Z]
Oggetto: Autunno
Data: 28/2/2004 18.10.51
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Autunno, foglie dai colori morti girano nell'aria umida. Il vento soffia sul mare e rende freddo ciò che fino a ieri era caldo e solare. Una dolce malinconia la prese nel cuore. Il cielo plumbeo e grigio. Il mare infinito d'autunno dai colori indefiniti. Gli scogli bianchi che cercarono inutilmente di arrestarne il moto, e lei bella in quella strana luce senza veri colori, seduta, pensierosa, preoccupata e indecisa sul da farsi. Una nuova stagione sta per affacciarsi nella sua vita. L'autunno è il passaggio, la stagione di mezzo che non ha nulla di veramente definito tranne i suoi odori e colori. E anche la sua vita è nel mezzo. Su una linea d'ombra la spensieratezza del passato, l'indecisioni del presente e l'incertezza del futuro. Tutto questo lo si poteva vedere nei suoi occhi grandi e scuri. Un turbinio di pensieri, ricordi che le scivolavano fin dietro l'anima. Si toccò il ventre caldo con le mani rosse dal freddo. Un brivido la percosse. Cercò di capire cosa dovesse fare. Era strano sentirsi dentro una vita nuova che cresceva. Era strano che fosse lei a compiere quel miracolo, quel piccolo miracolo che è un bambino, una nuova vita. Sentire le storie altrui è facile, ma pensare che anche tu possa un giorno avere un bambino... Non era triste ma le mancava ancora il coraggio. Lei seduta davanti al mare per interrogare i suoi pensieri, o meglio, per interrogare l'infinito mare che tante cose le poteva dire, se solo fosse stato in grado di ascoltarla. Le mani strette accostate al ventre. Un orecchio accostato al mare cercando di sentire cosa il rumore delle onde le volesse dire. Mentre i suoi occhi cercavano disperatamente gli occhi del mare, dov'erano. Non riusciva a parlare con qualcuno senza guardarlo negli occhi. Li cercava, mentre un sospiro d'angoscia le attraversò il corpo, l'anima, e le scosse i ricordi che dal fondo risalirono a galla. Pensò a quando era bambina, aveva quattro anni. Era il giorno del suo compleanno e mentre spegneva le candeline e stringeva i regali ricevuti, tutti la guardavano con amore. Ricordava di sentirsi felice nel suo piccolo mondo. Era ancora nel ventre materno, al caldo, al sicuro. Ma la ruota dei ricordi iniziò a scorrere veloce, attraverso il dolore e l'incapacità di un bambino di capire perchè i suoi genitori non si volessero più bene, perchè suo padre non abitasse più con loro. La ruota poi si fermò. Aveva tredici anni e Luca, un ragazzo che stava già al terzo anno del liceo, la prese e la baciò. Era il primo vero bacio, e fu uno dei suoi giorni più felici. Si sentiva innamorata e pensava che lui era l'uomo che un giorno avrebbe sposato, l'amore della sua vita. Ma poi si accorse ben presto che la vita era ben altro che sogno, e la ruota dei ricordi continuò di nuovo a girare, attraversando gli spensierati giorni del liceo, dell'adolescenza, in cui felicità e dolore sono sentimenti forti che si alternano con una velocità unica nella vita. Così ricordò le notti passate sulla spiaggia a cantare con gli amici, la prima volta che fece l'amore, le lacrime di tutte le amicizie e i ragazzi che la ferirono, le notti passate sui libri prima del grande esame tra lacrime e paure, la morte del padre e l'amaro pentimento di non avergli detto tante cose. Ma poi la ruota si fermò di nuovo. Era un giorno di primavera, una mattina tiepida e calda piena di sole. Improvvisamente però, delle nuvole incominciarono a coprire il cielo e venne a piovere come non mai. Lei corse a ripararsi in una cabina telefonica e lì lo incontrò. Fu, come si dice, un colpo di fulmine. Entrambi avevano i vestiti appiccicati addosso. Erano completamente bagnati, ma stranamente ebbri di felicità. Si guardarono, scoppiarono a ridere e in un attimo si baciarono. Così nacque il suo grande amore in un giorno sorprendente e strano. Da allora iniziò ad amare la pioggia. Loro vanno all'università, e per quanto non siano più adolescenti, passano molte notti abbracciati sulla spiaggia a guardare le stelle e a sognare un mondo diverso, viaggi lontani, una vita semplice ma felice, entrambi terrorizzati dalla noia e dal qualunquismo. Stanno bene insieme. Lo dicono tutti. E dopo una notte di quelle passate insieme sulla spiaggia lei sentì dentro qualcosa. Ma ora come diglierlo? Cosa fare? Abortire e continuare indifferenti o tenere questa vita che in fondo già si ama con sè... Ma poi i sogni, i progetti, la laurea, i viaggi...che fine faranno? Dove andranno? Iniziò a piangere e iniziò a piovere. Lei lo chiamò e gli diede un appuntamento vicino un bar. Lui non sapeva ancora nulla ma la sua voce lo impensierì. Corse da lei. Si videro. Si abbracciarono e si sorrisero come sempre. Quel giorno passeggiarono a lungo senza dirsi nulla, sotto la pioggia. Si tenevano stretti sotto l'ombrello. Lui capì che qualcosa non andava ma aspettava che lei glielo dicesse. Camminarono fino a che lei lo portò dentro la cabina telefonica in cui un anno prima si erano conosciuti. Lei lo guardò piena d'angoscia e paura, ma decise a tenere il bambino senza costringere nessuno. Gli disse solo e semplicemente : "Sono incinta" e "Ti amo". Lui la guardò, non sapeva che pensare. Non capiva nulla. Era confuso. Ma in un attimo i suoi occhi si fissarono in quelli di lei. La sorrise, l'abbracciò stretta come solo lui sapeva fare. Uscirono dalla cabina abbracciati l'uno all'altro. Aveva smesso di piovere e c'era il sole. Ma ciò nonostante faceva freddo. L'inverno era ormai venuto.
Paolo C.
Settembre 2002
