Nick: Mr_LiVi0 Oggetto: Il presidente pentito... Data: 27/9/2006 8.36.6 Visite: 90
L'italia ha un presidente comunistA? Tutti sul canale elogiavano napolitano come presidente della repubblica per il suo modo di essere comunista, non ricordandosi che il Nostro Presidente della Repubblica non è per niente comunista, anzi è un comunista pentito. Una persona che ha elogiato il comunismo all'epoca, ma che oggi si è pentito a nome di tutti gli italiani riconoscendo il martirio alle vittime della tanto amata unione sovietica. Napolitano omaggia le vittime del comunismo Fiori sulla tomba di Nagy, leader della rivolta antisovietica del '56 BUDAPEST Lo ha fatto. Tardi, ma senza ripensamenti. Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha voluto chiudere i conti con il passato, con i suoi personali errori di valutazione della repressione della rivolta ungherese del '56. E ieri, proprio l'omaggio a nome dell'Italia ai martiri della rivoluzione del 1956, repressa dall'Armata Rossa, è stato il primo atto della visita del presidente a Budapest, che ha deposto una corona di fiori al monumento ai martiri e sulla tomba del primo ministro messo in carcere nel 1956 e impiccato due anni dopo. «Ho reso questo omaggio sulla tomba di Imre Nagy a nome dell'Italia, di tutta l'Italia, e nel ricordo di quanti governavano l'Italia nel 1956 e assunsero una posizione risoluta, a sostegno dell'insurrezione ungherese e contro l'intervento militare sovietico», ha poi dichiarato Napolitano, spiegando il senso del suo omaggio a Nagy. Napolitano ha sottolineato di avere «sentito il dovere di compiere non solo un dovere di Stato, ma anche politico, morale e personale». Il tutto con «grande soddisfazione e serenità», perché, ha spiegato ancora il capo dello Stato, il suo gesto è stato capito ed apprezzato ampiamente. In effetti, il presidente ungherese Laszlo Solyom ha commentato con calore il valore del gesto di Napolitano. Ha voluto ricordare che nel 1956 il capo dello Stato italiano faceva parte «di una forza politica, minoritaria in Italia, che vide con favore l'intervento sovietico». Ma in seguito, ha aggiunto Solyom, «il presidente Napolitano ha più volte manifestato di aver cambiato parere. Anche nel corso della nostra conversazione, mi ha parlato del grande sforzo e del travaglio che ha vissuto per chiarire definitivamente questa faccenda. Ma è molto importante che oggi non abbia cercato di spiegare il suo comportamento di 50 anni fa, non abbia cercato giustificazioni, ma abbia dato atto delle sue convinzioni attuali. Noi gli diciamo grazie per l'omaggio che ha fatto con le parole e con i fatti ai nostri eroi del 1956». Il pellegrinaggio - se possiamo definirlo così - del presidente alla tomba di Nagy porta a compimento il lungo e alquanto tardivo - processo di autocritica sui "fatti del 1956". Napolitano ci mise infatti quasi un trentennio, fino agli anni Ottanta, ad ammettere che Antonio Giolitti aveva avuto ragione nel criticare l'intervento sovietico in Ungheria. In un messaggio di circa un mese fa, in seguito alle polemiche sollevate appunto dalla notizia dell'invito in Ungheria per rievocare la rivolta soffocata nel sangue dall'Urss, il capo dello Stato ha, inoltre, affermato che «Pietro Nenni aveva ragione» sui fatti di allora. Il leader socialista era stato duramente attaccato nel 1956, insieme a Giolitti, quando Napolitano, giovane funzionario del Pci, si era schierato completamente a sostegno delle tesi di Palmiro Togliatti, favorevole all'intervento deciso da Krusciov. Anche Vittorio Craxi, segretario dei Socialisti e sottosegretario agli Esteri, apprezza il gesto del presidente che però «richiama decenni di ipocrisia e di omissioni, da parte dei comunisti italiani, intorno alla questione dell'invasione sovietica dell'Ungheria». Un gesto che, come ricorda Craxi, che però rimanda alla necessità di una revisione più ampia ed approfondita dei rapporti fra la sinistra italiana ed il totalitarismo sovietico. Una revisione che ancora manca. LA VICENDA AUTUNNO DI SANGUE La rivoluzione ungherese scoppiò il 23 ottobre 1956, e durò fino all'11 novembre. Salari insufficienti, la diffusa povertà e gli abusi dell'apparato repressivo alimentarono la profonda insoddisfazione delle masse FUORI DAL PATTO L'intervento armato sovietico scattò al manifestarsi della volontà popolare di uscire dal patto di Varsavia e dal controllo dell'Urss; il Governo del primo ministro Imre Nagy tentò di mediare con l'Unione Sovietica, ma senza successo LA REPRESSIONE La repressione dell'Armata Rossa provocò la morte di 25 mila ungheresi, 7 mila soldati sovietici e la fuga di oltre 200 mila persone ONORE AI CADUTI Ieri il presidente Napolitano ha deposto una corona di fiori sulla tomba di Nagy; un tentativo di ricucire uno strappo, dopo che nel '56 aveva commentato positivamente la repressione sovietica all'insurrezione Siete ancora convinti che abbiamo un presidente comunista? My Speed Limit ??? 400 Km/h |